PERUGIA – Michela Murgia e il suo “Istruzioni per diventare fascisti” sotto forma di spettacolo domani sera giovedì 4 aprile al teatro Subasio di Spello. La scrittrice sarda, Premio Campiello per Accabadora, interpreta sulla scena un monologo tratto dal suo ultimo provocatorio romanzo, drammaturgia sonora eseguita dal vivo da Francesco Medda Arrogalla.
In una recente intervista lei individua come centrale il ruolo della parola. Come possono le parole intervenire su una realtà come l’attuale in cui gli individui non credono più alle parole soprattutto se pronunciate dai politici?
“Purtroppo è vero il contrario – risponde Michela Murgia -. Gli individui credono alle parole dei politici anche se non sono vere. Pensi soltanto alla percezione della gravità del fenomeno della migrazione che in Italia interessa solo il 7% del totale della popolazione, ma che grazie alle parole continuamente ripetute – chiamiamole per quello che sono: propaganda – è percepito come se fosse un fenomeno rilevantissimo: se io fermassi dieci persone per strada e chiedessi quanti sono gli immigrati in Italia, la stragrande maggioranza di loro mi direbbero una cifra variabile tra il 20 e il 30%”.
Diciamo che sono parole strumentali quindi…
“Sono parole dette per generare un consenso elettorale. E’ più facile generare un consenso elettorale attorno alla paura che non intorno alla speranza”
Qual è secondo lei la differenza tra fascista e qualunquista?
“Il qualunquista è un disimpegnato della politica, uno che non ha riferimenti. Il fascista è uno che i riferimenti ce li ha molto chiari e ha anche una progettualità per raggiungere i suoi obiettivi. Il qualunquista può votare in qualsiasi direzione, il fascista solo in una”.
Lei parla di un fascismo di metodo più che ideologico in questa fase. Ci faccia un esempio?
“Quando parlo di fascismo di metodo sostengo che molte persone che in questo momento stanno sostenendo le posizioni ideologiche anche della Lega sono posizioni fasciste, non ci sono arrivate per adesione ideologica, ci sono arrivate perché in questi anni hanno introiettato un metodo che purtroppo non è appartenuto solo alla Lega ma è trasversale a tutto l’arco istituzionale: la delegittimazione dell’avversario politico trasformato in nemico, quindi in rottame da buttare via con ruspe, rottamazioni e vaffanculo. Sto citando tre delle parole d’ordine di tre delle forze politiche in questo momento maggioritarie nel Paese, come Lega, Movimento Cinque Stelle e Pd. Una metodologia antidemocratica che può appartenete anche ai democratici. Se hai un’idea democratica, ma un metodo antidemocratico, il metodo alla fine cambierà anche l’idea”.
L’invenzione del “fascistometro” rappresenta anche una metodologia per rimettersi in discussione. Quali sono secondo lei i punti salienti per individuare la tendenza individuale al fascismo?
“Nel libro ho preso a riferimento 65 frasi che sono state tutte pronunciate dai nostri politici negli ultimi venti anni, quindi non si tratta di frasi scelte a caso, ma si tratta di una ricerca su parole d’ordine che sono sulla bocca di tutti da tanto tempo. E’ un modo per mettersi in allerta verso se stessi, perché quelle frasi lì le abbiamo dette tutti. Alcune di quelle le ho dette anche io. Nessuna di quelle frasi prese di per sé è fascismo, un certo numero di quelle frasi sono però un orientamento antidemocratico. Se tu di quelle frasi cominci a dirne una decina, si pongono delle domande: perché oggi le pensi, domani le dici, dopodomani le voti”.
Lei definisce l’attuale periodo machista. Perché?
“Magari l’attuale momento! E’ una vita che veniamo da una storia machista, il machismo è una parte dell’idea patriarcale che non si relaziona alla realtà per quella che è, con una famiglia ormai mononucleare che rende ridicole iniziative come il Congresso nazionale delle famiglie di Verona. La famiglia ha subito profonde trasformazioni, ma deve continuare ad essere tutelata nei suoi diritti in ogni sua nuova composizione”.
Misoginia e odio razziale e xenofobo in che relazione stanno?
“Molto stretta, perché in una visione maschilista della società, in una visione fascista della società la norma è il maschio bianco eterosessuale, l’eccezione è tutto il resto. Per cui chi si trova in condizioni simboliche di eccezionalità si deve continuamente difendere”.