"Mi riconoscevano dai miei capelli rosa e mi salutavano, allora ho pensato: stampo il loro viso sulla mascherina"

PERUGIA – Ha pensato tra sé e sé: come riconoscere una persona che indossa la mascherina? Semplice: riproducendo la parte inferiore del viso, prima fotografandola e poi stampandola sulla stessa mascherina. Da qui è partita la nuova avventura creativa di Claudia Paolini, nata e cresciuta con un senso spiccato della creatività e cotitolare di un negozio di scarpe A Foligno lungo il corso, che si chiama “Abitoqui125”. “Mai avrei pensato – esordisce – che queste mascherine ottenessero tutto questo successo”. Anche se Claudia ammette di essere una creativa da sempre. “Ho studiato al Dams di Bologna, ho fatto la grafica pubblicitaria, comunicazione di massa, spettacolo. E ho sempre avuto questa predisposizione di fare cose creative. E di cose matte ne ho fatte tante. Ora ho avuto a disposizione un lockdown di tempo per realizzare qualcos’altro”. Esempi di follie creative passate? “Intanto nel mio negozio che è sempre stato della mia famiglia, di mio marito e di mio fratello, le mille vetrine di Natale, di Pasqua, di cambio stagione, della Quintana le ho sempre realizzate io insieme a mia cognata. Sono già passati 38 anni dall’apertura del negozio, in cui siamo andati anche per monti a cercare alberi secchi da tagliare e ricoprirli tutti con la lana, oppure realizzare ruote panoramiche con pezzi metallici; ho fatto delle collane con pupazzi grandi, poi le pazze di pezza, che riproducevano delle ballerine, una diversa dall’altra. Credo che ne avremo fatte 400, poi tante altre cose”.

E arriviamo alle mascherine. “Come è nata l’idea? Da un fatto molto semplice: siccome ho i capelli rosa, non dico di essere una persona eccentrica, ma sicuramente un po’ fuori dal comune, le persone, quando uscivamo con la mascherina e andavamo a fare la spesa, mi riconoscevano e mi salutavano. E io non li riconoscevo. Tornavo a casa a mi dicevo: boh, chi mi avrà salutato? E così ho avuto questa illuminazione e ho pensato che se fossi riuscita a portare sopra quello che è nascosto dalla mascherina, magari le persone si potrebbero riconoscere. Siccome non si poteva uscire perché c’era il lockdown, ho preso una vecchia camicia mia dall’armadio, ci ho cucito provvisoriamente una cosa che potesse somigliare a una mascherina perché non faccio la sarta e infatti le mascherine non le cucio io, e con una matita ci ho disegnato una bocca e un naso e ho visto che ridiventava un viso. Quindi ho pensato di scattare una foto e stamparla sul tessuto. Quindi con la sistematizzazione dell’idea, chi vuole realizzare una mascherina che ricostruisca il proprio volto, mi porta una sua foto frontale e io ne ricavo la parte inferiore per stamparla sulla mascherina. Anche se, devo dire, la realizzazione inizialmente è stata molto complicata, perché si può pensare di stampare una fotografia sul tessuto ed è tutto pronto. Invece le fotografie sono piatte e io al contrario ho bisogno di seguire anche le profondità a secondo della conformazione del viso e trasformare queste profondità di nuovo in una superficie piatta per stamparla sul tessuto della mascherina. Quindi con un esperto di queste cose, abbiamo ragionato su un sistema e trovato il modo di ingrandire la foto tanto da coprire la mascherina, ma lasciando intatti il naso e la bocca. Abbiamo fatto prove su prove sino a che abbiamo trovato il metodo. Un altro studio particolare è stato fatto con la sarta per il modello, perché se ci guardiamo intorno le mascherine più usate ora hanno un taglio in mezzo che crea anche l’effetto concavo che permette di respirare. Cosa che io non avrei potuto fare perché la cucitura sarebbe combaciata proprio dove ci sono naso e bocca. Anche in questo caso abbiamo provato modelli su modelli e abbiamo trovato il sistema. Dunque, avendo tanto tempo a disposizione ho potuto fare tanti sbagli fino a trovare la quadratura del cerchio. Le prime cavie sono stati i miei familiari: mio marito, io, mio figlio e la fidanzata e ogni volta che facevamo un prototipo ci trovavamo insieme e ridevamo come pazzi, perché ci mettevamo addosso la nostra faccia. Ed è una cosa molto divertente, che è quello che mi piace di più di questa iniziativa che è molto ironica. Dico in tutta verità che se non ci fosse stato a disposizione tutto il tempo libero che abbiamo avuto con il lockdown, sicuramente mi sarei arresa al secondo tentativo. Quante ne produco? Le prime che ho prodotto l’ho fatte per gioco e le ho regalate ai clienti e agli amici. Adesso che mi sta esplodendo un po’ questa cosa in mano, sono arrivata a realizzarne un centinaio. Devo anche dire che sinora non c’è stato molto guadagno per me ma ha guadagnato soprattutto chi ha lavorato per me, sto cercando con la mia commercialista una formula per regolarizzare anche ai fini fiscali la mia produzione. Non so – continua Claudia – se questa cosa è chiara. Ma le mascherine sono dei pezzi unici realizzati sulle caratteristiche di ogni individuo. Quindi i tempi di realizzazione sono abbastanza lunghi e in questo momento sto cercando quasi di arginare gli ordini, perché voglio che rimanga sempre un prodotto artistico, ma artigianale. Non credo che avrò la possibilità di farne un business e una produzione industriale. E’ più una soddisfazione, come quando facevo le bambole e poi le rivendevo a 45 euro l’una. Non sono mai stata un’imprenditrice, ma sono sempre stata una pazza visionaria. Comunque sono convinta che queste mascherine non diventeranno mai una forma di business redditizia. Al contrario invece della vis à vis pet, vale a dire la mascherina con la stampa del muso degli animali. Io ad esempio ho già realizzato diversi animali, cani e gatti soprattutto. Ognuno ha voluto il proprio riprodotto in mascherina. Però il cane o il gatto, o che so, la tigre o il leone, da una singola immagine puoi anche riuscirne vendere dieci o cento. Quindi una mascherina che potrebbe essere resa più universale facilmente commercializzabile. Una mascherina che riproduce il viso costa 15 euro, è lavabile ed è composta di due strati di cotone puro al 100 per cento e in mezzo c’è una teletta adesiva che funge da filtro. Poi c’è anche la stampa che funge un po’ da quarto strato. E’ assolutamente a norma, del resto segue i dettami del governo per ciò che riguarda la mascherine fai da te”. Che dire? Semplice, ma geniale. Soprattutto per riconoscersi anche dietro a una mascherina.

Claudio Bianconi: Arte, cultura, ma soprattutto musica sono tra i miei argomenti preferiti. Ho frequentato il Dams (Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema). Tra i miei altri interessi figurano filosofia; psicologia archetipica; antropologia ed etnologia; fotografia-video; grafica, fumetti, architettura; viaggi.