Margherita d'Austria e quella fontana donata a Leonessa

LEONESSA – Margherita d’Austria csa c’entra con Lonessa, direte voi. C’entra eccome … tanto che nel Palio del Velluto viene rappresentata e omaggiata con tutta la sua corte. E anche questa volta ci accompagnerà per questo itinerario nell’alta sabina, con i suoi esaustivi scritti, il nostro amico e storico leonessano Luigi Nicoli.
 

Margherita d’Austria

Beatrice Zelli è Margherita al Palio del Velluto

Palio del Velluto: fto di gruppo con la presidente dell’Ente, Silvana Pasquali

Siamo attorno agli inizi del XVI secolo esattamente 1516, Carlo V annette il Regno di Napoli e nel 1538 Leonessa; e altre realtà dell’ Abruzzo furono concesse in feudo a sua figlia Margherita d’Austria. Tale regalo, ( mai piu grande), di un padre alla figlia, si fece a motivo del matrimonio con il Principe di Parma Ottavio Farnese?… Margherita seppe farsi amare dalla popolazione, mantenendo per i primi anni le vecchie disposizioni, confermando tutto ciò che poteva venire incontro al popolo e al benessere collettivo. Un grande impulso ebbe in questo periodo la lavorazione della lana e la facoltà, agli allevatori leonessani, di incrementare gli allevamenti, acquistando bestiame anche da fuori Regno, senza il pagamento della gabella. Grazie a questo, nel 1574 si ebbe un incremento di ovini in grande quantità all’ incirca di 3.600 capi. Nel 1587 risultavano impegnate nel ciclo di lavorazione 114 imprese di cui 82 di mercanti,15 tessitori, 6 accomodatori di panni, 4 di tintoni, 5 purgatorio, 2 valcalani. Il commercio dei pannilana vedeva impegnate  famiglie come: Giudici, Desideri, la famiglia di San Giuseppe da Leonessa e Mongalli. In questo periodo erano sviluppate anche altre attività che davano lavoro ad una consistente fascia di  popolazione.
 
Attivita’ queste  legate sempre alla lana: concerie e cartolerie, fabbri, lignaria, cappellerie, muraria, speziali, e argentieri. Fu realizzata anche una biblioteca pubblica nel 1584 arricchita dai volumi donati del monaco agostiniano locale Manfredi Giudici. Margherita, nel suo periodo leonessano cerco in tutti i modi di governare saggiamente il suo feudo, intervenendo anche sul patrimonio architettonico apportando delle migliorie al tessuto viario, urbano e arricchendo nel 1548 la piazza principale della fontana monumentale. Fontana ancora esistente.
La Fontana in Piazza Grande

La realizzazione fu affidata nel 1547 all’architetto fiorentino Nicola di Giovanni di Carlo. Nello zoccolo dove poggia la vasca e’ scolpito: DVLCIOR HAC NULLA SALVBRIOR UNDA MOSTRVORUM LICET E FAVCIBUS ILLA CADAT AVSTRIACAE DONVM EST DIVAE, QVAE NON MODO SED DOCET INGEGNIUM MITIUS ESSE FERIS. Sono posti quattro mascheroni a grottesche, delfini e stemmi nobiliari.
Chiesa di San Francesco(XIII-XV secolo)

Nella chiesa di Santa Maria del popolo fece realizzare il Fonte Battesimale 1538; porto’ a termine i lavori della facciata della chiesa e del convento di San Francesco (sua residenza nei soggiorni leonessani); e altre opere come la costruzione di un ponte a Vallunga. Alla morte di Margherita avvenuta nel 1586, Leonessa, come gli “Stati Farnesiani” passarono al figlio Alessandro e successori che li tennero  per altri 50 anni. Ma e’ d’obbligo ora, parlare del luogo dove la “Madama” (così  chiamavano Margherita i leonessani) alloggiava nei due soggiorni in questa terra: il complesso di San Francesco, chiesa e convento. La Cripta risale al 1285 con la posa della prima pietra da parte del Vescovo di Rieti Pietro Gerra.  Nel 1296 la chiesa era terminata, ciò si ridurrebbe da un documento – bolla del Vescovo di Spoleto che concede indulgenze per coloro che visitavano la chiesa. Del XIV e’ la parte superiore della chiesa. Nel XV secolo si presume che  furono realizzate le navate laterali. L’inaugurazione della chiesa si ebbe nel 1446 dal Vescovo di Spoleto Gaspare Conti. Altri lavori di ampliamento si svolsero nel XVI secolo. Cosi anche la cappella del Presepe 1503. L’opera, realizzata su tre piani, e’ in terracotta policroma, risalente al XVI secolo, forse eseguita da Paolo da Monte Reale detto l’Aquilano. Consta di 37 personaggi. Io l’ho visto, Bellissimo….Successivamente, furono eretti alcuni altari come quello della famiglia Antonelli 1578, Dionisi 1582  con la tela del pittore marchigiano Ercole Orfei, altra tela di Pasquale Rigo da Montereale. Il terremoto del 1703 fece crollare l’abside e la volta. Anche con il terremoto del 1974 la chiesa subì danni e rimase chiusa per alcuni anni. La facciata in cugni di pietra rosa presenta un bel portale, dove sull’ architrave figura l’Agnello mistico tra due leonesse/leoni; nella lunetta affresco raffigurante la Madonna col Bambino, San Francesco e un altro Santo. Un bel rosone al centro, completa la facciata. Come detto, la chiesa al suo interno e’ a tre navate. Bello, sull’altare maggiore, un monumentale tabernacolo ligneo, dorato e intarsiato, sostenuto da quattro leoni e ai lati due angeli reggi candela. Il pezzo si fa risalire alla prima metà del XVII secolo; sotto l’altare sono custodite le reliquie di San Fausto Martire. Alcuni affreschi sono sulle pareti e sulle colonne, e sono databili alla fine del XVI secolo. Sono presenti anche alcune lapidi commemorative di personaggi illustri come: Carlo Alessandro Conti 1685; Manlio Mongalli 1633. Il convento, restaurato più volte e’ composto da un portico, chiostro, alcuni locali oggi adibiti a centro espositivo e museale. Qui soggiornò Margherita nei suoi due soggiorni leonessani. Ogni anno, (salvo eccezioni come l’ evento Covid19) la Madama torna nella sua Leonessa, per il corteo storico del Palio del Velluto, alla fine del mese di Giugno, in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo.
Chiesa di San Francesco, presepe in terracotta policroma del XVI secolo

Un consiglio: se capitate a Leonessa visitate il Presepe  in questa chiesa, rimarrete affascinati. Garantito!

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.