PERUGIA – Lirismo e melodia. Franco aveva sostenuto da sempre che questi erano i paradigmi della musica, della buona musica. Fu lui il critico musicale del secolo scorso che aveva tracciato per primo il percorso che avrebbe poi seguito il jazz italiano, convinto sostenitore delle radici mediterranee della musica italiana. Appassionato anche di musica classica, Franco Fayenz ha rappresentato per generazioni di critici musicali, un riferimento costante, magari per opporsi alle sue convinzioni, ma comunque un termine di paragone imprescindibile. Franco infine se n’è andato. Porta con sé un bagaglio di eleganza e di schiettezza del suo scrivere che pochi posseggono, chiaro sempre, incisivo, netto nel suo esprimere giudizi. Finché ha potuto, ha seguito sino all’ultimo i concerti di Umbria Jazz che gli riservava spesso posti d’onore, ma negli ultimi anni, claudicante e stanco, per lui diventava difficile salire dall’arena Santa Giuliana al Morlacchi per il Round Midnight. Sobrio e raffinato, non amava gli eccessi, né gli istrionismi e i capricci degli artisti. Anzi li stigmatizzava apertamente, come quando, pur apprezzandone il talento, descrisse Stefano Bollani come un ragazzo che si lasciava andare troppo ad atteggiamenti gigioneschi. Addio Franco, la tua penna era chiara e asciutta, non amavi ambiguità o giri di parole nel definire la musica e chi la suonava. Ti auguriamo che Lei, la buona musica sia sempre con te. Ecco le parole che Umbria Jazz gli ha riservato alla notizia della sua scomparsa: “Con Franco Fayenz se ne va anche un pezzo di Umbria Jazz. Fayenz è stato presente al festival fin dalla sua nascita, nel 1973, a fare il suo lavoro di critico, e poi non ha mancato una edizione, fino a quando la sua salute glielo ha permesso. Franco era un uomo colto, elegante, intellettualmente raffinato. Apparteneva alla aristocrazia del giornalismo e della letteratura musicale. Non solo: è stato egli stesso organizzatore di eventi e direttore artistico, di jazz ma anche di musica classica, l’altro suo grande amore. Fayenz è stato un amico di Umbria Jazz e non ha fatto mancare, con il rigore e l’onestà intellettuale che gli erano propri, lodi e critiche. Sempre con la schiettezza e l’autonomia di giudizio con cui svolgeva il suo lavoro. Molti, leggendolo, hanno capito un po’ di più, quindi amato, il jazz. Tutta la famiglia di UJ è vicina alla figlia Claudia alla quale manda un caloroso abbraccio. Un grande personaggio e una grande persona che ci mancheranno. Ciao Franco”.