TERNI – Carsulae all’ora del tramonto, il vento, le cicale, una vasta distesa umana colorata, con cuscini e coperte e Ludovico Einaudi. Sale sul palco alle 18:45, ha gli occhiali da sole e in testa un cappello che lo riparerà da un tenace raggio di sole, fino alla fine del concerto. Ed è qui che comincia la sospensione del tempo, almeno di quello umano, alle prime note siamo già in una dimensione altra.
Per mezz’ora il maestro si esibisce da solo, il pubblico ascolta in religioso silenzio, mentre tra un pezzo e l’altro le cicale si fanno sentire. Alle 19:15 parla per la prima volta, introduce brevemente il tour estivo di Underwater, l’ultimo album in solo piano degli ultimi vent’anni per cui ha scelto location immerse nella natura, nella storia e nell’architettura “dove il suono e il paesaggio si sposano così bene.”
Quella fra Carsuale e Einaudi fin dalla prima nota appare come un’alchimia perfetta, dove si attua con armonia quella sospensione di cui sopra che impone con immediata gentilezza di essere qui e ora per godere di ogni singolo istante. Il pubblico è perfettamente consapevole che sta assistendo a un evento dove la musica arriva nelle profondità dell’essere e la
calma potenza di Einaudi si sedimenta a più livelli. Questo è lo spazio della libertà, quella vera, che non ha nulla dello scalpore né della ribellione, ma è viva e mette in contatto con la parte più veraì di ognuno.
Sul palco lo raggiungono Redi Hasa al violoncello e Federico Mecozzi al violino e durante un’esecuzione arriva infine,
Francesco Arcuri alle percussioni. L’emozione fra il pubblico è palpabile. La conclusione è con l’immancabile Experience che è da brividi, mentre il cielo scurisce. Quella distesa umana colorata non può che alzarsi a applaudire, in un lungo scroscio che è un ringraziamento del cuore. L’atmosfera di ieri a Carsulae, con sullo sfondo il grande arco romano, gli alberi e il cielo che lentamente mutava verso sera, con un pubblico che copriva ogni fascia d’età, è stata qualcosa per cui ci si potrebbe facilmente dilungare con una lunga lista di aggettivi superlativi. Ma c’è una sola cosa che si può fare in questi casi eccezionali: esserci. E ringraziare per esserci stati.