Arturo Stàlteri deve molto ai suoi natali nel senso che dalla madre, pianista, ha preso la passione per la musica, e, dal padre giornalista, quella per l’informazione, per la notizia, nel suo caso, da esprimere per radio.
Detto questo, il resto se l’è costruito da solo pezzo per pezzo diventando dopo tanto studio uno tra i pianisti contemporanei più noti e apprezzati in Europa, stimato da tanti artisti italiani, tutti nomi illustri, che nell’ultimo suo disco “Spirit of the past” compaiono in brani di assoluto pregio: si tratta di Antonello Venditti, Roberto Cacciapaglia, Grazia Di Michele, Federica Torbidoni, Fabio Liberatori, Carmine Capasso. Con l’omaggio finale a Rino Gaetano del quale Stàlteri è stato collaboratore oltre che tastierista.
Arturo Stàlteri, oggi pomeriggio, 19 marzo sarà a Spoleto, a Casa Menotti. L’esibizione prevede anche un incontro che inizierà alle ore 17, moderato dal giornalista del TgCom Giancarlo Bastianelli.
Poi a Umbertide, sabato 2 aprile, al Teatro dei Riuniti dove suonerà brani scritti per la mostra del video artista Fabio Galeotti ‘Meditazioni Visive’.
L’occasione giusta per parlare di questo e, come siamo soliti fare, di altro.
Perché ha sentito il bisogno di comporre e incidere pensando allo spirito del passato?
“Fino ad ora non avevo mai avuto l’opportunità di una raccolta che potesse dare il senso del mio percorso artistico che è molto articolato e tocca generi musicali diversi. Così mi sono messo a lavorare, a questo album. Volevo condividere il progetto con altri artisti che con entusiasmo hanno detto sì”.
Con molti di questi artisti, del resto, ha avuto modo di avere contatti e collaborazioni significative…
“Devo dire che alcuni non li sentivo da un po’, ma questo non è stato un impedimento”.
Il “sì, ci sto” che l’ha più sorpresa tra queste collaborazioni?
“Quello di Antonello Venditti. Un po’ per i tanti impegni che ha e un po’ perché il brano che gli ho proposto appartiene al primo Venditti. Si tratta di ‘Figli del domani’ che scrisse nel 1974 e che mi fece ascoltare alla RCA. Fa parte dell’album ‘Quando verrà Natale’, dunque del suo primo periodo, quello, per così dire, più politico, impegnato, per certi versi arrabbiato”.
E degli altri illustri nomi che impreziosiscono questo disco?
“Tutti di grande spessore artistico come si evince dalle loro carriere. Li ringrazio per il contributo preziosissimo che mi hanno dato”
Nelle 15 tracce di Spirit of the past ci sono le sue composizioni originali e anche sue esecuzioni di compositori di musica classica. Ce n’è uno che ama in maniera particolare?
“Si tratta di grandissimi compositori, detto questo amo particolarmente Chopin”.
A proposito lei ha condotto un’infinità di trasmissioni radiofoniche: perché la classica sembra restare sempre rinchiusa in un recinto?
“Qualche passo in avanti è stato fatto, specialmente nella programmazione di Radio Tre. Capita spesso che anche giovani vogliano saperne di più riguardo gli autori. Credo che si debba fare uno sforzo in più per raccontare proprio questi grandi compositori oltre che ascoltarli, renderli più a vicini a noi. Per il resto la classica è alla base di tutti i generi”.
Da piccolo inizia a studiare pianoforte, poi l’approdo in una rock band prog, Pierrot Lunaire: che ricordi ha?
“Devo dire che erano i primi passi molto complicati e del primo album non ho un gran ricordo mentre ho ancora belle sensazioni per il secondo, Gudrun”.
Ha addirittura recitato per Franco Battiato regista di film…
“Sì, in Musikanten. Non fu molto apprezzato dalla critica ma il motivo è che Battiato aveva moduli espressivi tutti suoi, originali, geniali non proprio di presa immediata. Ma qui sta la grandezza di un artista che ho molto stimato e suonato”.
L’aneddotica che la riguarda dice che lei deve molto ai Rolling Stones riguardo la scintilla che le ha scatenato, da piccolo, la passione per la musica. Ci racconta perché?
“Avevo 7 anni, stavo facendo gli esercizi al pianoforte quando mia sorella, a tutto volume, ha messo il brano Ruby Tuesday. Rock meraviglioso, trascinante, adrenalina che non mi ha mai lasciato: ho già compato i biglietti per due loro concerti del prossimo tour”.
Che ne pensa del fatto che abbiano scelto i Maneskin per aprire un loro concerto?
“Non so se la scelta sia stata proprio la loro e quanto della produzione che organizzava il tour. I Maneskin hanno una loro valenza artistica, il cantante una voce davvero interessante ma francamente penso che il loro rock non abbia nulla di particolarmente nuovo”.
Rino Gaetano: una collaborazione importante sotto molti punti di vista. Cosa penserebbe dovesse guardare la società di oggi e quello che sta accadendo?
“Sinceramente ritengo che siano sufficienti le cose che ha già scritto. I suoi testi, il suo modo ironico e tagliente con cui osservava la realtà valgono oggi come ieri. Era avanti e credo che noi siamo rimasti là dove eravamo o forse, stando a quanto sta accadendo, indietro”.
Foto di copertina: Domenico Bressan