PERUGIA – Per questo Amleto al quadrato ci vorrà un Filippo Timi al cubo. C’è attesa per questa sua nuova edizione del dramma di Shakespeare che in prima nazionale debutta proprio al Morlacchi di Perugia dove, è certo, l’attore e regista perugino darà tutto se stesso, dal testo alla scenografia, dalla sua performance attoriale alla regia.
Una rilettura in cui, come lui stesso sottolinea, “ogni gesto o parola diventa gioco e voce personale, provocazione. Un Amleto spiazzante, comico, furibondo, folle e colorato”. Per tenere la scena con cotanto Timi, il cast non poteva che essere di spessore e in linea con il “registro timiesco”; a cominciare dalla fedelissima Lucia Mascino e, poi, Elena Lietti, Marina Rocco, Gabriele Brunelli.
Sarà dunque il Morlacchi, da martedì 3 a giovedì 5 dicembre, repliche tutte sold out già da giorni, a tenere a battesimo il nuovo lavoro di Timi che è una produzione Teatro Franco Parenti e Fondazione Teatro della Toscana.
Il suo Amleto, come anticipano le note di presentazione dello spettacolo, “è annoiato, non ha più voglia di interpretare la solita solfa familiare, di amare Ofelia, non ha più voglia di niente. Invano voci fuori campo lo richiamano al suo destino. Quasi un leone in gabbia, il principe, un po’ bambino viziato, un po’ vate visionario, si aggira in mezzo a una festa luttuosa. Intorno a lui, personaggi direttamente scaturiti dalla sua mente folle, interpretati dalle attrici storiche della sua compagnia, ancora una volta eccezionalmente insieme per dar vita a questa nuova edizione”.
Di questo e altro, come nostra consuetudine, parliamo con Filippo Timi.
– Morlacchi, pochi attimi prima dell’entrata in scena: la voce fuori campo raccomanda di spegnere i cellulari e di non fare foto. Lei che avvertimento si sentirebbe di dare al pubblico prima di questo suo Amleto² ?
Ragazzi, è un circo, la vita. Adesso, ora, abbiamo l’occasione di porci una semplice domanda: essere o non essere?
– Si preannuncia un Amleto dirompente leggendo le note di regia. Cosa ha messo in scena?
Un gioco nel senso spietato del termine. Per dire: comincio l’Amleto con un’attrice che interpreta Marylin Monroe, e tu diresti: ma che cazzo c’entra? In realtà Marylin Monroe, come attrice, incarna perfettamente la grande domanda: essere o non essere? Cioè, detta in soldoni, c’è, o ce fa? Lei è vittima del ruolo che si è costruita oppure ne è padrona e, quindi, ti fa scemo? In questo senso il pubblico può rimanere spiazzato, ovvio; però mi fido del fatto che subentri in chi guarda l’analisi, l’esame della scelta che ho fatto riguardo come raccontare la storia di Amleto.
– Chi è questo suo Amleto?
Un uomo che si sveglia un giorno come te e me, e chiede a se stesso, finalmente, di essere sincero; perché spesso, più o meno consapevolmente, sinceri con se stessi non si è. A me accade con l’amore, mi succede sempre. Quante volte mi illudo.
– Il senso della gabbia in scena e del rimando al circo? E quel riferimento ai topi, dell’unica differenza che c’è tra loro è fra chi mangia di più e chi di meno?
Siamo tutti sul Titanic, in realtà. Così che a volte ci capiterà di sentirci in prima classe e a volte in terza, con la stessa musichetta che vorrebbe mantenerci in vita mentre il Titanic affonda. Per dare un’immagine, è come se vedessi gli altri che sono tutti dei ponti emotivi crollati, detto che a me questa sensazione porta ad aggrapparmi, mi fa empatizzare.
– Dell’Amleto qual è l’aspetto che più la coinvolge, che le piace mettere maggiormente in scena e mostrare al pubblico oltre che a se stesso?
L’amore. Perché lo metti in discussione, perché vuol dire che ti permetti di sceglierlo, quell’amore, ogni giorno. Forse un tempo, non lo so, all’epoca dei miei genitori l’unione la sentivi salda, per sempre. Ora invece, detto che devi trovare un giusto equilibrio altrimenti diventa un’ossessione, chiedersi com’è l’amore che vivi, aiuta ad essere attenti verso chi ti sta accanto e te stesso.
– Veniamo al cast: Lucia Mascino, Elena Lietti, Marina Rocco e Gabriele Brunelli. Le chiedo un aggettivo, una riflessione per ciascuno di loro. Iniziamo da Lucia Mascino?
Un arcobaleno infinito di donne in una sola donna.
– Elena Lietti?
Si presenta in scena con le dita bagnate di oro, un’Ofelia con l’abito da sposa incrostato di fango che fa trasparire i sentimenti in filigrana.
– Marina Rocco?
Una vera bomba di sensualità.
– Gabriele Brunelli?
Una sorta di Mahmood.
– Lei debutta al Morlacchi, nella sua Perugia, con tutte le date sold out. Che tipo di partecipazione si aspetta?
Vedremo, per il momento non posso che dire grazie, grazie, grazie.
– Chiuso il capitolo Amleto, entriamo in quello del mondo del noir, del giallo, dell’investigatore. Domanda: che c’azzecca Massimo Viviani del Bar Lume con il detective della serie tv di Sky Dostoevskij Enzo Vitello dei fratelli D’Innocenzo?
Niente.
– Per l’appunto…E allora come si spiega?
Nell’intuito, nel riuscire a vedere in me, credo, aspetti diversi, utili a ciò che che si prefigurano i registi del personaggio che sono stato chiamato a interpretare. Il Viviani del Bar Lume deve rispondere anche a lati comici, e per me sinceramente è un vero e proprio balsamo. Don’t touch my Bar Lume! Mentre nell’altro caso, i fratelli D’Innocenzo devono aver tenuto conto del tanto teatro che ho fatto e faccio, dei ruoli drammatici che ho interpretato. La parte del detective, in questo caso, richiede espressamente un certo tipo di recitazione: è un’indagine sul male, sui labirinti più oscuri dell’uomo. Dunque richiede una specifica interpretazione.
– Ruolo difficile in effetti quello del detective Enzo Vitello, poliziotto dal passato difficile che fa uso di droghe ed è tormentato dal rapporto complesso con Ambra, sua figlia. Complesso da rendere, no?
Al punto che mi hanno detto persino di fare meno smorfie perché, altrimenti, si vedevano i denti e lo spettatore avrebbe potuto pensare che ridessi. Voglio dire che mi hanno chiamato a interpretare un ruolo che attinge alla sfera più teatrale, più classica di me.
– L’ultima volta che l’ho intervistata era la vigilia del suo spettacolo Far Away in programma all’auditorium San Francesco al Prato che lei non aveva ancora visto restaurato. Da perugino, che ne pensa?
– Che mi è sembrato di stare a New York.
Alla prossima, Timi. Grazie.
Avviso finale importante: mercoledì 4 dicembre, alle 17.30 al Teatro Morlacchi, chi vorrà potrà incontrare la Compagnia.