ASSISI – “Chi canta, prega due volte” questa la celebre frase attribuita al Padre della Chiesa Sant’Agostino che sottolinea il legame imprescindibile tra il canto e la preghiera. Il potere del suono, capace di elevare l’uomo e di metterlo in contatto con le divinità, era riconosciuto già dalle civiltà preistoriche ma è nel Gregoriano, canto sacro dell’Alto Medioevo, che troviamo la massima manifestazione di preghiera in musica in Occidente. Oggi, a distanza di oltre mille anni, il canto gregoriano appare ancora la preghiera più autentica, rimanda a cori di monaci e pueri cantores che all’unisono si rivolgono a Dio facendo risuonare le antiche abbazie di melodie che mantengono inalterato il fascino di una musica eterna. Relegato spesso a genere di nicchia, considerato di difficile comprensione e talvolta osteggiato dalla chiesa stessa, il canto gregoriano continua però a suscitare in chi ascolta sensazioni che vanno dalla serena contemplazione al rapimento estatico. E’ forse per questo o per un desiderio di conoscenza, che ogni anno musicisti e appassionati di tutto il mondo si trovano Assisi per partecipare al Corso di Canto Gregoriano “Cantemus Domino”.
Organizzatore e docente del corso Padre Matteo Ferraldeschi, direttore del Coro della Porziuncola della Basilica papale di Santa Maria degli Angeli, che, durante le attività musicali nelle sale della Domus Pacis, ha risposto alle domande illustrandomi con passione il progetto.
Undici anni fa nasceva il Corso di Canto Gregoriano ad Assisi. Come è nata l’idea?
Quando ero studente al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, durante le vacanze estive mi piaceva sfruttare il tempo libero per migliorare la mia formazione, approfondire alcuni aspetti musicali attraverso gli insegnamenti di altri docenti. Ho frequentato i corsi intensivi dell’Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano -AISCGre- che si tenevano a Cremona; ne ho ricevuto insegnamenti determinanti per la mia preparazione. Successivamente, su suggerimento del professor Giovanni Conti, ho pensato insieme al compianto Padre Maurizio Verde di creare un’esperienza simile anche ad Assisi, luogo ideale per la posizione geografica centrale e per la spiritualità che si respira. Nel 2012 abbiamo cominciato con il corso base; il successo inaspettato con trentacinque iscrizione ci ha dato lo slancio giusto per proseguire.
Quest’anno un grande successo con ottantaquattro iscritti. Chi sono i corsisti?
La maggior parte viene dall’Italia ma c’è un bel gruppo di spagnoli, qualche svizzero e da più lontano, brasiliani, messicani e indonesiani. Eterogenei per provenienza ma anche per formazione. Partecipano sia musicisti professionisti che amatori. C’è un clima di grande collaborazione e anche chi è alle prime armi è costantemente aiutato e messo a proprio agio dagli altri e dai docenti. Lontani per cultura ma uniti nella musica e nelle amicizie che il corso riesce a creare.
Com’è strutturato il corso?
E’ un percorso quinquennale diviso in trienno base e biennio di specializzazione. Già dalla seconda edizione del 2013 abbiamo avuto il patrocinio dell’ AISCGre con la quale condividiamo il programma di studio e le finalità, cioè il recupero del canto gregoriano nella liturgia ma anche lo studio scientifico e la ricerca che offrono un aggiornamento permanente. Oltre alla settimana intensiva estiva sono previsti alcuni incontri su argomenti specifici durante l’anno.
Quali materie si studiano?
Durante la mattina si svolgono le materie teoriche. Una delle materie principali è “Semiologia gregoriana”, lo studio della scrittura musicale prima della notazione quadrata e dell’invenzione del rigo musicale di Guido d’Arezzo. E’ un’indagine semiologica e paleografica degli antichi neumi in campo aperto del X secolo, quei segni che indicavano la melodia senza righi musicali di riferimento, senza indicare l’altezza precisa dei suoni. A quel tempo i cantori cantavano a memoria e questi antichi neumi davano solo dei suggerimenti per ricordare la melodia. Accanto all’elemento melodico c’è il discorso ritmico; la particolarità del canto gregoriano è di essere amensurale, cioè non fa riferimento alla nostra idea di tempo in due, tre o quattro, ma segue il ritmo della parola.
Un mondo complesso e affascinante che richiede uno studio specifico approfondito.
Un’altra materia è “Modalità”, lo studio e la classificazione delle melodie secondo gli otto modi gregoriani; poi ci sono “Tecnica vocale” e “Liturgia”.
Nel pomeriggio ci sono le “Esercitazioni corali” divise in Schola maschile e Schola femminile che prevedono lo studio del repertorio, la preparazione del concerto finale di venerdì 14 nella Basilica di Santa Chiara ad Assisi e della Santa Messa di sabato 15 luglio a Santa Maria degli Angeli.
Parliamo degli insegnanti. I più grandi esperti di canto gregoriano nel panorama internazionale
Inizialmente eravamo solo io e Padre Maurizio Verde. Ora siamo in nove, io mi occupo del corso base finalizzato alla conoscenza degli elementi fondamentali del Gregoriano. I docenti scelti sono nomi importantissimi. Nel secondo corso il professor Marco Merletti con il quale ho condiviso gli anni di studio e al terzo corso troviamo il professor Claudio Accorsi. Per il corso superiore c’è il professor Giovanni Conti -Presidente della sezione italiana dell’AISCGre e vicepresidente della stessa- e per il corso monografico il professor Angelo Corno. Il direttore austriaco Franz Karl Praßl si occupa delle esercitazioni corali della schola maschile, è docente ordinario di canto gregoriano presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra ed è stato mio insegnante. Per le esercitazioni corali della schola femminile c’è il tedesco Johannes Göschl che posso definire, senza esagerare, il più grande gregorianista vivente.
Cosa ha da dire il canto gregoriano oggi?
Il canto gregoriano ha da dire moltissimo perché è Parola di Dio in suono, descrive e rispetta la Parola. Nel canto gregoriano l’attenzione al testo è peculiare; la melodia si inchina alla Parola e all’esigenza della fede, apre alla spiritualità come nessun altro repertorio. E’ il linguaggio ideale della liturgia ma il problema è la nostra società, bombardata da altri tipi di musica e purtroppo non preparata e non in grado di apprezzarlo. Si porta in chiesa musica inappropriata al luogo.
Il canto gregoriano ha un linguaggio scevro dalle costruzioni compositive tipiche delle epoche successive. Questa caratteristica ne fa un tipo di preghiera più pura e autentica?
Sì, qualcuno lo ha definito come canto povero ed umile. Raggiunge vette di grande lirismo ma rimane un canto umile e che si inginocchia al cospetto della Parola. Conserva la purezza che è essenziale per esprimere la fede.
Il canto gregoriano nasce unicamente come preghiera ma poi la musica sacra si piegherà al compiacimento della committenza, papi, vescovi, sovrani eccetera. Sono stati composti grandi capolavori ma che hanno perso la peculiarità di musica per il culto
La Chiesa nelle varie epoche ha tentato di esprimere la fede attraverso la musica e in questo percorso di duemila anni il canto gregoriano è la base. La musica sacra su commissione ha perso la funzione originaria ma ha permesso la scrittura di lavori di grande valore artistico. Oggi invece non si creano grandi opere e la musica non vuole compiacere importanti committenti, cerca piuttosto di accarezzare l’orecchio della gente e di avvicinare i giovani con uno stile del tutto inadeguato alla liturgia e al luogo. Il presupposto è sbagliato. La musica non è il mezzo per attirare i giovani in chiesa. La musica è il mezzo per avvicinare l’uomo a Dio.
Venerdì 14 luglio alle 21 il concerto finale nella Basilica di Santa Chiara
Il concerto ha una duplice valenza, è un’occasione per diffondere il canto gregoriano dando la possibilità di ascoltarlo dal vivo, ma è anche banco di prova per i cantori dopo la settimana di studi. Ho deciso di dedicarlo alla memoria di Papa Benedetto XVI, grande appassionato, conoscitore e studioso di musica sacra ed estimatore del canto gregoriano. Si alterneranno la schola femminile e la schola maschile. Per i brani, tratti dal repertorio della Messa e dell’Ufficio, il professor Göschl ha scelto il tema della Santità mentre il professor Praßl ha scelto la Verità, per ricordare il servizio di Benedetto XVI, apostolo della Verità, come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. La bellissima basilica gotica di Santa Chiara, importante luogo di culto e dotata di ottima acustica, sarà la cornice giusta per una serata di musica e spiritualità.
Stefania Cruciani