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L’ex vicesindaco Andrea Giuli esprime in una lettera il suo rammarico per la sua “rivoluzione gentile” non capita

TERNI – Si è tenuta stamattina da Bloom, il coworking di via Galvani, la conferenza stampa di Andrea Giuli, ormai ex assessore alla Cultura e al Turismo e ex vice sindaco di Terni. Giuli ha letto una lettera di saluto e congedo in cui ha tratto il bilancio del suo lavoro in questi tre anni al servizio dell’Amministrazione, unico tecnico in una giunta interamente di destra. “Non ho mai voluto toccare questioni politiche, la mia estromissione è avvenuta per motivi squisitamente politici. Sapevo che mi sarebbe costato prima o poi. Non escludo di aver pestato i piedi a qualcuno e so che ho rifiutato molte scialuppe di salvataggio.”

 

Il bilancio è onesto, equilibrato e tocca inevitabilmente punte di amarezza. È lungo l’elenco degli interventi, portati avanti insieme ai team dei due assessorati, per questa città che ama. Iniziative che stavano finalmente dando i propri frutti e con cui i suoi successori dovranno misurarsi. Giuli parla di “rivoluzione gentile” costretta a confrontarsi con le complessità del momento storico. A partire dal commissariamento del Comune, passando per l’emergenza sanitaria e facendo i conti con risorse risicate. I due assessorati che facevano capo a lui sono stati oggi divisi, delineando la mancanza di un disegno che possa integrare adeguatamente cultura e turismo per il rilancio della città. La preoccupazione per lo spacchettamento delle deleghe viene fuori a più riprese “i nuovi assessori mi hanno telefonato, molto garbati ma consapevoli anche dell’eredità che devono gestire.”

 

Parla anche di solitudine, soprattutto nell’ultimo periodo “ma non è stata colpa di quelli di prima.” Quando a giugno 2018 gli è arrivata inaspettata la chiamata dall’amico Latini, ha avuto venti minuti per decidere e non si è tirato indietro. “Il rapporto di amicizia con Latini non cambierà. L’ho salutato col sorriso, ma mi sono dispiaciuti modi e tempi.”

 

Profondo conoscitore delle dinamiche culturali della Città, affronta anche il tema di Umbria Jazz per cui si è sempre battuto affinché tornasse e parla di “anomalia del Comune di Terni che non è entrato nella Fondazione della manifestazione.”

 

“Qualcuno mi ha detto che ero troppo ambizioso” eppure quella rivoluzione gentile che sembrava un’utopia, oggi appare necessaria “per una Terni senza livori e senza divisioni.” Forse l’unica possibile per questa città che ancora non riesce a riprendersi dal suo lungo declino.

 

Il futuro? Si concederà qualche mese sabbatico per riprendersi dalle fatiche di questi ultimi tre anni. “Quando rientrerò farò alcune valutazioni. Sogno una Terni diversa, che si può fare in molti modi. Sono senza partito e credo che lo resterò.”

 

Sara Costanzi

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