Lettera di protesta al nuovo direttore del Museo regionale della ceramica di Deruta: "Ascolti la voce e il dramma dei suoi studenti"

Il professor Francesco Federico Mancini

DERUTA – Inevitabile. La vicenda del bando a titolo gratuito per la direzione del Museo regionale della ceramica di Deruta e della Pinacoteca comunale, registra un altro polemico capitolo dopo la nomina del professor Francesco Federico Mancini, docente dell’Università di Perugia.
In particolare si tratta di una lettera aperta che proponiamo ai lettori di Vivo Umbria.
“Spettabile Professor Mancini, siamo lavoratrici e lavoratori, siamo studenti e studentesse del settore culturale che operano o hanno studiato e vissuto in Umbria. Le scriviamo per congratularci per la posizione da lei recentemente ottenuta come direttore del Museo Regionale della Ceramica di Deruta.
Immaginiamo la felicità che deve averla raggiunta assieme alla notizia: la possibilità di guidare una istituzione così centrale per le vite non solo di accademici -colleghi e non- ma soprattutto dei cittadini derutesi, deve riempirla d’orgoglio, come le tante altre cariche da lei ottenute nella sua carriera.
A noi che le scriviamo un incarico simile appare davvero un sogno. Un sogno che senza una inversione di tendenza rischia di rimanere irrealizzabile per molti, in particolare poiché lei ha ottenuto una posizione non retribuita, occupabile solo da chi ha già entrate sicure. Solo in 18, non a caso, hanno presentato domanda per un posto tanto importante e prestigioso.
Noi ci siamo formati o ci stiamo formando per riuscire a raggiungere una vita lavorativa come la sua, ricca di impegni, soddisfazioni, ma anche sacrifici… Tutti i nostri sforzi, il nostro tempo speso, l’impegno economico delle nostre famiglie, come potranno essere impiegati? cercando un qualsiasi lavoro per vivere, per poter sostenere i costi di questi incarichi non retribuiti? Questo è per lei il normale prezzo da pagare per ottenere quel lavoro nel settore storico-artistico? Vorrebbe questo per i suoi studenti?
Capirà che la sua scelta pone delle domande. La “gavetta” e il “fa curriculum” non regge come giustificazione. Il suo ricchissimo curriculum, superati i 60 anni, non pare aver bisogno di alcun nuovo ritocco.
Di fronte a questo suo nuovo incarico, vogliamo di nuovo congratularci con lei, ma vorremmo permetterci di farle delle richieste, dal basso della nostra posizione (cosa contano infatti le nostre lauree, specializzazioni e dottorati in un Paese che ritiene superfluo pagare un direttore?), nella speranza che le nostre giovani voci, sommerse in un mare di precariato, la possano ispirare.
La prima richiesta che le vorremmo fare è questa: lavori affinché lei sia l’ultimo direttore non pagato del Museo, e per il minor tempo possibile. Come possiamo pretendere che ci si possa dedicare a un tale incarico se il datore lo considera alla stregua di un passatempo? Vale davvero così poco il tempo speso a lavorare in un museo? E come possiamo pensare che un museo possa funzionare se non c’è un direttore che se ne occupa a tempo pieno?
La seconda richiesta che ci sentiamo di darle è la seguente: il Museo che da adesso si trova a dirigere ha una chiara prospettiva nazionale e internazionale. La esortiamo a non dimenticare la scala locale. Il nostro paese ha un disperato bisogno di spazi culturali reali che siano accessibili, percorribili per sé e non per mezzo di altre attività che col Museo non c’entrano: qualche laboratorio o qualche visita guidata per le scuole non basterà, e non basteranno neanche lezioni di zumba o sfilate di moda. Renda il Museo una vera piazza, un presidio, per tutte le età e per tutti i ceti sociali! e lo faccia assumendo persone adeguate e ben retribuite, evitando le varie forme di lavoro gratuito che piagano il nostro settore, e non solo.
Ultima, ma non meno importante richiesta: ascolti la voce e il dramma dei suoi studenti ed ex-studenti. Si domandi il perché qualcuno le abbia offerto un incarico di direttore di museo a titolo gratuito. Usi la sua posizione e il suo valore per aiutarci a cambiare il nostro settore, fatto di assunzioni al ribasso, volontariato trasformatosi in lavoro gratuito, barriere economiche e disinteresse della politica, esternalizzazioni selvagge, prepotenze di palazzinari e signori del cemento… la lista potrebbe non finire mai.
Lei, con i suoi colleghi che hanno ruoli e incarichi pubblici e accademici, si trova di fronte a una scelta: sfruttare la propria posizione per facilitare il cambiamento oppure, nell’ignavia – e a volte nella complicità- ostacolarlo. Non sarebbe meglio se lei usasse questo incarico, ottenuto grazie alla posizione universitaria rivestita, per il vantaggio di tutta la comunità umbra, attivando circoli virtuosi di sviluppo e lavoro? Perché le richieste legittime di diritti, tutele e riconoscimento devono sempre cadere nel vuoto? Affinché non esistano più bandi per lavoro gratuito, affinché non prenda il sopravvento la nostra disperazione, le chiediamo di prendere posizione. E di impegnarsi per essere l’ultimo direttore di museo a titolo gratuito nella storia di Deruta e dell’Umbria”.
 

Redazione Vivo Umbria: