Adele Maresca Compagna, presidente di Icom Italia, International council of museums, ha inviato ieri al presidente del Consiglio Giuseppe Conte una lettera aperta dal titolo a dir poco esplicito: “Apriamo i musei, ora più che mai”. Nel testo che vi proponiamo integralmente, Compagna evidenzia come anche il “consumo” di cultura sia altrettanto necessario per il benessere delle persone e la ripresa produttiva del Paese perlomeno quanto negozi, centri commerciali, bar e ristoranti. Aggiungendo che i musei sono per decreto servizi pubblici essenziali, indispensabili alla promozione culturale e alla crescita umana e civile. Specificando che i musei sono luoghi sicuri al servizio della società. Ecco il testo della lettera inviata a Conte.
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Apriamo i musei, ora più che mai
di Adele Maresca Compagna
Siamo consapevoli che dovrà passare un po’ di tempo prima che il pubblico internazionale torni a visitare i nostri musei, creando un indotto benefico per l’economia nazionale e locale. Ma è questo che motiva la loro chiusura mentre in molte zone d’Italia è di nuovo possibile frequentare negozi e centri commerciali, bar e ristoranti? Si ritiene forse che il “consumo” di cultura non sia altrettanto necessario per il benessere delle persone e la ripresa produttiva?
Concedere ai cittadini la possibilità di uscire di casa e spostarsi a piedi, in automobile o con i mezzi pubblici per fare shopping, passeggiare nei parchi e nelle strade delle nostre città significa certamente un ritorno alla vita, ma non comprendiamo perché lungo il percorso essi non possano entrare a visitare in tutta sicurezza anche un monumento o un museo. Questione di priorità? Ma i musei non sono (per decreto) servizi pubblici essenziali, indispensabili alla promozione culturale e alla crescita umana e civile?
La decisione del secondo lockdown per i luoghi della cultura e dello spettacolo è stata particolarmente dura da accettare. Dopo un periodo di grande impegno e di notevoli sforzi organizzativi e finanziari per assicurare la massima sicurezza al personale e ai visitatori (rigorosamente contingentati), essa è caduta come una doccia fredda a spegnere la speranza di una ripresa che sembrava possibile. E le misure, pur meritorie, del governo per compensare in parte i mancati introiti, e dare un sollievo alle imprese che operano per l’organizzazione di mostre ed eventi, non sono valse a restituire la fiducia agli operatori del settore.
I professionisti museali durante la pandemia hanno saputo rimettersi in gioco con abnegazione e creatività interrogandosi sulla loro attuale missione e sugli strumenti disponibili, seguendo corsi di formazione e sperimentando nuove tecnologie, promuovendo soluzioni alternative per avvicinare tutti i cittadini al patrimonio culturale. Con sempre maggiore intensità essi sono oggi orientati all’ascolto dei diversi pubblici, attenti a intercettare e accogliere le sfide di un mondo in rapida trasformazione. Anche per questo sta cambiando la percezione delle comunità nei confronti di queste istituzioni delle quali si comprende ancor più profondamente il ruolo positivo in questo periodo di tristezza e di incertezza per il futuro.
I musei oggi sono luoghi sicuri al servizio della società dove tutti i cittadini possono avvicinarsi al piacere della conoscenza trovando conforto alle difficoltà del presente e nutrire, attraverso l’arte e la scienza, il pensiero, l’immaginazione e la creatività.
ICOM Italia comprende che il perdurare di una situazione critica sotto il profilo sanitario induca alla cautela, ma invita il governo a non sottovalutare il contributo importante che i musei, e più in generale la cultura, possono fornire al benessere e alla qualità della vita degli individui e delle collettività.