Leonessa, San Giuseppe e il preziosissimo reliquiario dispensatore di grazie

LEONESSA Il culto di San Giuseppe da Leonessa e’ un fatto radicato nell’anima di tutti i leonessani da generazione. Una devozione profonda anche di  moltissime persone del centro Italia.
Andare a Leonessa per partecipare alle manifestazioni come il Palio del Velluto, o la sagra della Patata, o la festa di Settembre che celebra il Santo Cappuccino e non visitare il Santuario dove si conserva la memoria del Fraticello e’ una  vera mancanza. Sul Corso, quasi vicino alla piazza 7 Aprile, si erge il Santuario dedicato a San Giuseppe (nato a Leonessa nel 1556 – morto ad Amatrice 1612), edificato nel XVII- XVIII secolo.

Leonessa, Santuario di San Giuseppe con le spoglie

Questo edificio imponente neoclassico, e’ stato realizzato in stile Barocco in due fasi. Si erge sul luogo dove era ubicata la casa di Giuseppe lasciata dallo zio e fratello alla Confraternita del Salvatore e vicina a quella dei suoi parenti della famiglia Ercolani. Insieme allo storico di Leonessa, Luigi Nicoli scopriamo le vicende legate al Santuario. La  prima pietra fu posta dal vicario fornero Abate Giovan Battista Ercolani di Leonessa e fu chiamata dapprima oratorio del Beato Giuseppe.
Leonessa, Santuario di San Giuseppe: dipinto di Monaldi XVIII secolo

L’edificio fu edificato da Giorgio  Lombardino, con i muratori Petro Lazzaro e Antonio Calderari. L’ Oratorio del Suffragio e del Beato Giuseppe si fusero aggregandosi all’Oratorio, ad esse fu affidato il Monte Frumentario fondato da Manlio Mongalli nel 1630. Da maestranze reatine furono realizzate nel 1637 gli stucchi e le colonnine degli altari laterali. Il fatto eclatante fu che la notte del 16 ottobre del 1639, alcuni leonessani, trafugarono il corpo di Giuseppe da Amatrice e lo nascosero sotto il pavimento nell’Oratorio. Il forte terremoto del 1703 non provocò nessun danno al Santuario. Seguirono numerosi interventi come gli affreschi alla cupola minore eseguiti dal leonessano Giacinto Boccanera (1666-1746). Il Boccanera fu direttore dell Accademia del Digno a Perugia, allievo di Giacinto Brandi e del Reni. Nei pennacchi sono raffigurati i quattro evangelisti, mentre nella cupola e’ figurato la Gloria dei Santi in Paradiso tra cui il Beato Felice da Cantalice e San Giuseppe da Leonessa.
Leonessa, Santuario di San Giuseppe: dipinto di V. Bisini del 1777

Andiamo a vedere ciò che resta di San Giuseppe, cio’ che suscita devozione nei Leonessani e di tutti quei cittadini e fedeli che vengono in pellegrinaggio almeno una volta l’anno. La beatificazione, ci spiega sempre Nicoli,  avvenne nel 1737, il corpo del Santo fu messo nell’ urna e successivamente esposto sull’ altare maggiore dove e’ ubicato attualmente. Da questo momento fu ampliata la chiesa. Il progetto fu affidato all’ architetto romano  Filippo Brioni e il lavoro prosegui fino al 1746. Nel 1759 fu commissionata la costruzione dell’organo dal tedesco Corrado Werle’. La torre campanaria e della fine del XIX secolo. Nel 1867 fu portato in chiesa il reliquiario con il cuore del Santo, donato dal Cardinale Francesco Maria Farnese ai cappuccini di Leonessa nel 1646.
Leonessa, Santuario di San Giuseppe: reliquiario del cuore del XVI secolo

Il reliquiario e una pregevole opera di oreficeria di argento fuso e cesellato che contiene il cuore incorrotto del Santo. E’ di scuola toscana; e alto cm 95 e pesa 10 kg. Base triangolare, a forma di tronco di piramide con inciso lo stemma dei farnese (sei gigli) che poggia su tre unicorni in riposo sormontati da tre angeli recanti i simboli della passione. Fu rubato e miracolosamente ritrovato.
Leonessa, Santuario: dipinto nel tondo San Giuseppe che attraversa il fiume Tronto; opera del Bisini del XVIII secolo

L’interno e’ ricco di dipinti dedicati al Santo eseguiti dal Monaldi XVIII secolo; da Vincenzo Bisini d 1777 evocanti le gesta e i miracoli del Santo; una scultura del 1988 del reatino Italo Crisostomi. Del Bisini sono singolari i tondi raffiguranti San Giuseppe che attraversa il fiume Tronto e l altro che guarisce un giovane dalla tisi.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.