PERUGIA – Circolo Legambiente Perugia e FIAB Perugia Pedala intervengono sulla delicata questione della mobilità sostenibile che “a Perugia è quasi del tutto ignorata”. “La realizzazione dell’ennesimo supermercato a Pian di Massiano – scrivono Legambiente e Fiab Perugia Pedala – di cui è stata data notizia alcuni giorni fa, rivela ancora una volta come l’amministrazione comunale stia andando nella direzione esattamente opposta a quello che si sta verificando nei maggiori centri europei. Mentre a livello continentale le opere vengono pensate all’interno di politiche organiche di mobilità sostenibile, di erogazione di servizi a basso impatto e di vivibilità dei quartieri, Perugia si continua a caratterizzare per una progettazione di nuovi “contenitori” calati dall’alto e non connessi tra loro, in cui l’opera da realizzare (ultimamente pressoché solo ad uso commerciale e ristorativo) viene architettata a prescindere, con due conseguenze fondamentali: il consumo di suolo – spesso in aree di pregio, come sta avvenendo a ridosso del torrente Genna – e la messa in campo di strutture che, avulse dal contesto, sono raggiungibili solo con l’auto privata. Lo sostengono il Circolo Legambiente Perugia e Valli del Tevere e FIAB Perugia Pedala in un documento congiunto che sarà inviato ai e alle rappresentanti in Consiglio Comunale di Perugia. Non si tiene minimamente conto del fatto, continuano le due Associazioni, che ormai da anni in Europa si è fatto strada il concetto delle “città 15 minuti”, cioè centri dove i principali servizi debbano essere raggiungibili a piedi, coi mezzi pubblici o con mezzi a mobilità dolce entro il quarto d’ora.
L’auto, di cui a Perugia si fa un uso eccessivo, per (cattive) abitudini consolidate o mancanza di alternative appetibili, ma anche per via di una pianificazione urbanistica che continua a essere “autocentrica”, è ormai diventata in Europa solo uno dei mezzi per muoversi a livello
urbano, e neanche il principale. Per i pedoni, mancano troppo spesso collegamenti efficaci, continui e sicuri per collegare quartieri e poli funzionali. I percorsi ciclabili sono insufficienti e spesso sono solo dei monconi, pensati con vocazione essenzialmente ricreativa all’interno dei parchi, invece che come infrastrutture per la mobilità; le cosiddette “opere compensative” chieste a chi fa colare tonnellate di cemento divorando suolo, sono in genere rotatorie che servono a far muovere le auto e/o piccoli parchi al solo servizio del realizzando comparto, da raggiungere ovviamente in auto. Si tratta di una tendenza che va assolutamente invertita. Gli strumenti ci sono, gli esempi da copiare pure: Circolo Legambiente Perugia e FIAB Perugia Pedala sollecitano la politica ad un cambio di passo e di orizzonti, e di guardare alle
migliori esperienze europee e italiane.
Occorrono volontà e una visione che si allontani da quella autocentrica, oggi anacronistica, che ha caratterizzato le scelte del passato e molte di quelle attuali, e che è si è rivelata in tutta la sua nocività, per pensare a città che vadano “oltre l’auto”, dove questo mezzo resta disponibile ma non è più quello favorito nella mobilità urbana”.