PERUGIA – Si è svolta alla sala Proietti della Cgil a Perugia la conferenza stampa di presentazione delle proposte elaborate da Legambiente con Cgil Umbria per il piano regionale dei rifiuti.
Durante la conferenza è stato presentato il documento “Umbria Circolare – osservazioni e controproposte al PRGIR dell’Umbria”, dove sia Legambiente sia Cgil ribadiscono e integrano le osservazioni presentate alla regione Umbria nell’ambito della procedura di VAS (valutazione ambientale strategica) prevista dall’iter di approvazione del piano.
“L’economia circolare è un nuovo approccio all’economia tutta – esordisce Maurizio Zara, presidente di Legambiente Umbria – non è più un settore a parte ma è qualcosa che deve entrare nelle logiche di tutta l’economia”.
Il lavoro fatto sotto questo punto di vista quindi, è stato quello di stilare un piano delle azioni da mettere in campo per costruire uno scenario che, si auspica, vada a configurarsi in futuro per quanto riguarda la riduzione della produzione dei rifiuti, le strategie di riuso e di riciclo e anche le modalità di trattamento dei rifiuti residui.
Partendo dal dato secondo il quale in Umbria la produzione di rifiuti negli ultimi anni (dal 2008 al 2021) è diminuita in maniera importante, parallelamente alla crescita della raccolta differenziata, con le attuali 130/140mila tonnellate di rifiuto residuo da smaltire a cui si sommano gli scarti della differenziata, Zara sottolinea la necessità di potenziare e migliorare il percorso già intrapreso.
“Il documento vuole essere un contributo per riaffermare la necessità di consolidare un modello di sviluppo sostenibile nella gestione dei rifiuti, dando seguito alla costruzione di una reale economia circolare, già avviata in Umbria e che va rafforzata e non mortificata – affermano poi Zara e Gianni Fiorucci segretario regionale Cgil – Va bloccata innanzitutto la scelta sbagliata della Giunta regionale di realizzare un inceneritore nella nostra regione. Una scelta semplicistica, costosa, impattante e che condizionerebbe negativamente il sistema per i prossimi 20 anni”.
Un modello incentrato sulla sostenibilità, attraverso un’efficiente raccolta domiciliare estesa a tutto il territorio regionale, l’introduzione della tariffa puntuale e lo sviluppo dell’economia circolare incentivando ecodesign, riduzione a monte, riuso e riciclo dei rifiuti differenziati, è invece quello che chiedono le due organizzazioni.
“Noi siamo interessati al piano dei rifiuti affinché sia un piano che persegua degli obiettivi ambientali sostenibili per la nostra regione però siamo molto interessati anche alle ripercussioni sul mondo del lavoro” sottolinea Fiorucci.
Infatti solo una gestione dei rifiuti sostenibile e circolare offre nuove opportunità di lavoro, garantisce l’efficienza della spesa pubblica e assicura il recupero di materia, proprio oggi che le materie prime scarseggiano e registrano costi sempre in aumento.
Le scelte della Giunta regionale umbra contenute nella proposta di piano del PRGIR appaiono alle due organizzazioni, come l’ennesimo atto privo di visione ambiziosa e di prospettiva. Lo dimostra il fatto che è completamente slegato dagli altri atti di programmazione, come ad esempio i programmi europei o il piano energetico regionale, che, in piena emergenza energetica e climatica e nonostante gli impegni della Giunta, non ha ancora visto la luce.
“La Giunta rinuncia palesemente a voler contribuire alla transizione ecologica dell’Umbria e si concentra nel “risolvere” la questione complessa della gestione rifiuti con la soluzione semplice dell’incenerimento – sottolineano Zara e Fiorucci – senza però averne la reale necessità, in termini quantitativi, rinunciando di fatto a proseguire il percorso di crescita della differenziata e del riciclo che pure alcuni ambiti territoriali umbri avevano intrapreso anche con discreto successo”.
“Questa volontà di riportarci indietro, o quantomeno di non voler andare avanti, la si vede bene con gli obiettivi fissati nel piano: raccolta differenziata al 75% e indici di riciclo al 65% da realizzare tra 8 o 13 anni– proseguono i due rappresentanti umbri – sono obiettivi che potevano forse andare bene 10 anni fa e che per molti territori nazionali grandi quanto l’Umbria sono realtà già conquistate da diversi anni”.