Cerca
Close this search box.

Le playlist per “Sergino” Piazzoli: ecco i brani e il link dove poter scaricare “#3 Intime Melodie

Tante sono le iniziative per celebrare i dieci anni dalla scomparsa dell’organizzatore Sergio Piazzoli; tra queste, in tempo di piattaforme digitali che ormai sono imperanti, sino state ideate alcune playlist.

Tra le varie possibilità la scelta è caduta su una tra le più note e diffuse, cioè Spotify, dove è possibile ascoltarne tre con le musiche che piacevano a Sergio gradiva oppure si è immaginato che così potesse essere, dal momento che sono presenti anche contenuti successivi alla sua dipartita.

Ed all’interno della mostra “Sergino Memories”, che dal 14 giugno è al Centro Espositivo della Rocca Paolina, si possono ascoltare questi brani.

Dopo Music For Sunset ed Ambient rimane da esaminare la terza ed ultima, Intime Melodie: si tratta della più estesa, con 36 brani, pure questi, come Ambient, scelti da Patrizia Marcagnani.

Non poteva esserci inizio migliore se non con l’artista più apprezzato da Sergio cioè Robert Wyatt, cantante e polistrumentista tra i protagonisti della scena di Canterbury; prima con il Daevid Allen Trio, The Wilde Flowers, Soft Machine e Matching Mole, e poi con una fulgida carriera solista; il brano scelto, Memories, da cui è partita la celebrazione, è tratto dal repertorio dei The Wilde Flowers, e ne fu incisa una versione nel 1974 come lato B del singolo I’m a believer; questa della playlist invece è tratta dall’EP del 1999.

E poi il turno dell’ottantaduenne compositore John Cale, membro del gruppo The Velvet Underground; il brano è Antartica starts here del 1973, dall’album Paris 1919.

La rock band britannica XTC di Andy Partridge è presente con Dear God da Skylarking del 1986; dell’ex cantante dei Japan David Sylvian è stata scelta l’estesa ballad Brilliant trees dall’album omonimo del 1984.

Il cantante inglese Elvis Costello con i suoi The Attractions ha due bellissimi brani in lista: I want you dall’album Blood and chocolate del 1986 e Shipbuilding, con un pregevole solo di tromba, da Punch the clock del 1983.

Against the light, brano del 1986, è tratto dall’album Vertical’s currency del percussionista Kip Hanrahan, in compagnia di Arto Lindsay, Olufemi Claudette Mitchell e Jack Bruce.

Due scelte anche per il cantautore australiano Nick Cave con i suoi The Bad Seeds: Henry Lee da Murder ballads del 1996 con il featuring della britannica PJ Harvey, e Love letter da No more shall we part del 2001.

Tra musica barocca e rinascimentale c’è poi la breve Telephone and rubber band della Penguin Cafe Orchestra dall’omonimo album del 1981.

Il compositore Ryūichi Sakamoto, a cui è stato dedicato il recente concerto in piano solo di Danilo Rea all’Isola Maggiore, è presente con il brano Amore dal suo album del 1989 Beauty.

Ancora Grace dello scomparso chitarrista e cantante statunitense Jeff Buckley, dall’unico ed omonimo album del 1994 ed uno splendido duetto che vede in campo John Lee Hooker e Van Morrison in Don’t look back dall’omonimo album, pubblicato nel 1997, del chitarrista americano.

Un altro artista scomparso è il cantautore inglese Nick Drake con Day is done dal primo album Five leaves left del 1969; sempre Inghilterra protagonista con il bellissimo album Steve McQueen del 1984 dei Prefab Sprout di Paddy McAloon; la scelta è Goodbye Lucille #1.

Un brano che era già presente anche nella playlist Music For Sunset è By this river di Brian Eno da Before and after science del 1977; poi la bellissima voce di Antony and the Johnsons con Hope there’s someone da I am a bird now del 2005 ed ancora sempre in tema di grandi voci ecco quella dello scomparso statunitense Lou Reed con Caroline says II da uno dei suoi migliori album, Berlin del 1973.

L’armonica e l’inconfondibile timbro vocale del menestrello e Premio Oscar Bob Dylan introducono la traccia successiva: Fourth time around dal doppio album del 1966 Blonde on blonde; un salto di dieci anni, siamo nel 1976, per Wild is the wind di David Bowie da Station to station, e le armonizzazioni vocali degli inglesi The Housemartins nell’interpretazione di Caravan of love (di Isley Jasper Isley), inserita nell’album Now That’s What I Call Quite Good del 1988.

« di 2 »

Dal versante Canterbury ecco gli Hatfield And The North con Didn’t matter anyway da The rotters club del 1975 ed i Matching Mole di Robert Wyatt con l’omonimo album d’esordio del 1972 e la traccia d’apertura O Caroline.

E’ un bel viaggio attraverso il mondo del cantautorato questa playlist così ecco la roca voce dell’americano Tom Waits con Blue Valentine dall’omonimo album del 1978; si torna in Europa con il duo inglese Everything but the girl (Tracey Thorn e Ben Watt), e The spice of life dal loro esordio Eden del 1984; la voce della cantante inglese Tracey Thorn torna poi all’interno del brano dei Massive Attack Protection, dall’omonimo album del 1994.

Sempre una voce femminile, quella di Beth Gibbons dei Portishead, è protagonista di un altro brano della scena britannica, Mysterons, dall’album Dummy, anche questo del 1994.

Il rock alternativo dei Radiohead di Thom Yorke è all’interno della scelta con due brani: Exit music (for a film) da Ok computer del 1997 ed I will da Hail to the thief del 2003, e c’è anche nuovamente spazio per il cantautore Tim Buckley (già presente in Ambient), con Song to the siren – take 7 dalla compilation postuma Work in progress del 1999.

Ancora un cantautore, il canadese Leonard Cohen, con Tower of song che chiudeva il suo album del 1988 I’m your man; quindi in America con The Velvet Underground per i quali si è pensato di inserire All tomorrow’s parties dall’esordio The Velvet Underground & Nico del 1969.

Non poteva mancare Peter Gabriel, che prima con i Genesis, e poi dal 1977 come solista, è stato tra gli artisti più importanti (un inventore di storie con il gruppo) ed un innovatore nei suoni e nell’arte visiva successivamente; e proprio dall’esordio Peter Gabriel 1 ecco Here comes the flood.

Ultimi tre brani di queste 3 ore circa all’interno della playlist: ed ecco James Blake, giovane cantante, musicista e produttore discografico britannico, con I mind dal suo lavoro d’esordio del 2011; dall’album live Big world del 1986 è proposta We can’t live together del cantante e polistrumentista britannico Joe Jackson; infine un breve brano del contrabbassista inglese Gavin Bryars, Jesus’ Blood Never Failed Me Yet:6 Coda, con gli archi e la voce di Tom Waits.

La mostra è aperta fino al 21 luglio; c’è quindi ancora tempo per visitarla ed ascoltare i brani inseriti in queste playlist: Music For Sunset / Ambient / Intime Melodie

Qui è possibile acoltare Intime Melodie

Articoli correlati

Commenti