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Le magagne delle festività natalizie a Perugia secondo i gruppi di opposizione “Idee Persone” e Partito democratico

PERUGIA – I gruppi consiliari di minoranza Idee Persone Perugia e Partito Democratico Perugia hanno presentato nelle ultime settimana ben tre atti, in forma di “Interrogazioni urgenti”, che chiedono chiarimenti alla Giunta circa l’intero impianto di organizzazione delle festività natalizie in città. “Dietro una facciata scintillante, rappresentata da luminarie di indubbio gusto, da un originale “corridoio verde” e da bancarelle che offrono (ma solo per alcuni giorni) ogni tipo di prelibatezza lungo Corso Vannucci – oltre che dalla tradizionale e già rodata Pista del ghiaccio collocata in Piazza Matteotti – l’idea di accoglienza ed inclusione che Perugia propone per le festività natalizie a cittadini, operatori e turisti presenta secondo noi non poche “magagne”.
Se la facciata, infatti, è di quelle allestite per la “grande occasione”, ovvero la serata clou del 31 Dicembre con la diretta RAI e tanti artisti di grido, immediatamente dietro, all’ombra ed a valle dell’acropoli, lungo le vie che conducono ai cinque borghi fino ai margini della cinta muraria medievale, regnano il silenzio, la penombra, la frustrazione di esercenti ed artigiani resi “minori” non dal Piano comunale per il commercio – che li inserisce a pieno titolo nel “centro storico”, anche sotto il profilo della tassazione – ma da azioni incomprensibili operate da chi li amministra. Scelte portate avanti e rivendicate da chi dovrebbe avere a cuore anche l’interesse loro – degli operatori – e degli abitanti di quartieri che, anche solo per diritto di cittadinanza, meriterebbero maggior rispetto.
L’amministrazione, infatti, quest’anno ha scelto di collocare nel salotto buono ogni iniziativa finanziata per celebrare le feste, dai “mercatini di libidine” agli arredi eco-sostenibili, dagli artisti di strada al concertone in piazza, dai concertini itineranti all’albero di Natale. Si, quell’alberone confinato in Piazza Italia in mezzo ad una foresta di cedri che sembrano interrogarsi sul perché nessuno abbia pensato ad addobbare loro piuttosto che un abete strappato dalla sua sede naturale ed affogato in una base di cemento per stare su. E il resto del centro storico, uno dei più estesi d’Italia e scrigno tra i più ricchi di luoghi, monumenti e storia/storie? Solo un alberello di consolazione – ma ve lo dovete addobbare da soli – e sporadiche iniziative di socialità messe in piedi dalle solite associazioni di volontari, addolcite come sempre da un piccolo contributo. Come se ciò non bastasse, ad acuire un divario già segnato dal dislivello e dalla morfologia del territorio, alla fine dell’Autunno perugino è arrivata un’ordinanza comunale che ha imposto ai tanti esercizi di somministrazione e ristorazione dislocati in tutto il centro storico la rimozione dei dehors e delle attrezzature collocate in strada: cosa che per quelli situati dentro il “salotto buono” si è tradotta, come minimo, in un minore fatturato rispetto agli anni passati, compensato solo dalla quantità e qualità delle animazioni offerte quest’anno da quella parte di città, mentre per quelli confinati nei borghi e nelle vie periferiche vorrà dire, a dir poco, un Natale – si, proprio il Natale su cui il commercio basa buona parte delle entrate annuali – sotto tono.
Nessuno poi ha pensato alle decine e decine di cittadini e turisti che dopo una passeggiata in centro nei giorni del lungo “ponte dell’Immacolata” avrebbe voluto ristorarsi, complice anche la temperatura non proibitiva, sedendosi ad un tavolino di uno dei tanti esercizi dislocati nell’acropoli: vietato!
A ciò si aggiungono due ulteriori elementi, che devono far riflettere sulla lucidità dell’attuale amministrazione comunale, ma anche sul ruolo vigile ed equidistante che il rinnovato Consorzio a nostro parere dovrebbe tenere da qui in avanti per non perdere la rappresentatività e l’autorevolezza acquisite negli anni: la beffa, se non addirittura l’umiliazione di interi quartieri scarni, bui, desolati e, dopo il tramonto, quando anche l’illuminazione pubblica si abbassa o addirittura si spegne per i risparmi energetici imposti dalla crisi, addirittura pericolosi per chi li attraversa; e la scelta, ai limiti dell’autolesionismo, di “relegare” il tradizionale mercatino di Natale (che da tempo immemorabile anima la straordinaria Rocca Paolina) di imminente apertura dentro gli angusti locali del C.E.R.P., che è sì accessibile solo dalla Rocca, ma fuori dalla vista dei passanti e per conseguenza, vien quasi da malignare, diventa meno competitivo e seducente dello sfarzoso mercatino allestito quest’anno in un parco periferico… privato, ma ugualmente “sponsorizzato” dagli altoparlanti comunali.
L’Opposizione in Consiglio Comunale si è fatta sentire con specifiche Interrogazioni sia per la scelta di puntare tutto il budget su un unico evento – reso sulla carta maggiormente rischioso dalle condizioni meteo di un qualunque fine anno – sia per la testardaggine di voler collocare un grande e costoso albero di Natale lungo la direttrice “che conta” e non magari in uno dei borghi o ancor meglio, con una innegabile valenza simbolica, in una delle periferie spesso dimenticate dalla città (Ponte San Giovanni, Ponte Felcino, San Sisto, ecc.), sia, infine, per la collocazione selettiva ed un po’ snob di tutte le luminarie ed attrazioni. Il resto della città, che percentualmente rappresenta “la maggior parte della città”, è parso letteralmente, inequivocabilmente escluso da questo Natale e dalle modalità di azione dell’Amministrazione.

La nostra sensazione, fuori da qualunque retro-pensiero, è che quest’anno più che mai sia proceduto alla rinfusa con fretta e superficialità: basti pensare alla scelta, poi per grazia divina rientrata, di sottrarre ai cittadini per un mese la Sala dei Notari, originariamente prescelta come “camerino” dalla RAI, ed ai ripetuti ed onerosi cambi di sede dell’albero di Natale. Così si stanno gettando al vento i tentativi di costruzione di un processo che, peraltro, era stato sottoscritto e perseguito dalla prima Giunta Romizi con l’insostituibile supporto del Consorzio tra gli operatori: la realizzazione di un “centro commerciale naturale” che includesse l’intero centro storico cittadino, modelli consolidati di distribuzione delle iniziative lungo tutte le direttrici dell’acropoli “a cinque punte”, condivisione di scelte sugli allestimenti e le iniziative frutto di un reale e costruttivo confronto con operatori e associazioni, etc.
Non possono bastare giustificazioni che chiamano in causa il richiamo da parte del ministero e dell’ANCI ad una sobrietà nei consumi energetici o l’onda lunga della crisi post-pandemica e degli effetti della guerra in Ucraina: qui non si fa disfattismo, né si vuol discutere nel merito di ogni singola decisione legittimamente presa da chi governa, ma si mette sul tavolo semplicemente una questione di responsabilità e rispetto verso la città in primis e chi la vive, ci lavora, paga le tasse e rivendica oggi il sempre più raro “buon senso amministrativo”.

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