NARNI – Ieri pomeriggio la Biblioteca Eroli, ha ospitato la presentazione dell’ultimo libro di Alessandro Chiometti Il futuro di una volta, una raccolta di racconti edita da isenzatregua. Si tratta della sesta fatica letteraria dell’autore ternano – a cui si aggiunge una curatela di cui avevamo già parlato qui – che nel 2014 aveva esordito con l’apprezzatissimo Konka – Prove di fuga e di resistenza pubblicato da Dalia.
Chiometti, è oggi un autore molto seguito, in grado di coinvolgere sempre un pubblico numeroso. Insieme alla presentazione, moderata da Alessandra Medici della biblioteca Eroli e dal noto giallista Enrico Luceri, in collegamento, le sale della biblioteca hanno anche accolto una mostra fotografica ispirata al libro. Nello spazio espositivo di recente inaugurazione, resteranno in mostra fino al primo ottobre le opere di Nika Boronina, Emanuele Pallozzi, Federica Lazzari e Mòri Mono che restituiscono visivamente le atmosfere dell’opera letteraria. Nata da un’idea di Medici, la mostra coinvolge amiche e amici di Chiometti che hanno raccolto il suo invito a proporre i loro scatti.
Il futuro di una volta: “ovvero quello che noi umani ipotizzavamo fino a qualche tempo fa era profondamente diverso sia da quello che è già diventato passato e presente sia dal futuro che immaginiamo oggi” si legge nella nota stampa.
Ne parliamo meglio con Chiometti. “I libri di fantascienza sono stati le mie prime letture.” Oggi è predominante la componente distopica, ovvero pessimistica, un tema ricorrente anche nei suoi libri. “Il realizzarsi delle nostre paure, il contrario dell’utopia ovvero la distopia nella fantascienza è sempre stata abbondantemente presente; fino a qualche decennio fa portava sugli schermi o nelle pagine dei libri la materializzazione dei timori legati alla guerra fredda e ai possibili conflitti atomici”.
Oggi la distopia è cambiata e affronta temi più attuali, come quelli legati all’emergenza climatica, alle pandemie, alla fine della privacy o al terrorismo. Cambiano le paure dell’umanità e con esse le visioni pessimistiche del futuro. Quella che Chiometti ha saputo cogliere è stata la mancanza di ottimismo nella produzione contemporanea, che invece era presente negli autori classici, come Asimov o Rodenberry “che, senza cadere nell’ingenuità del positivismo, ci mostravano un’umanità destinata a migliorarsi e a conquistare lo spazio seppur con tutte le sue contraddizioni.”
Il futuro di una volta, ha voluto invece recuperare aspirazioni più fiduciose: “nel libro c’è un crescendo distopico, ma il messaggio che voglio dare punta a un finale di speranza”.