Cerca
Close this search box.

Le cento foto "empatiche" di Jimmy Katz alla Galleria nazionale dell'Umbria

PERUGIA – Accompagnato dall’inseparabile moglie Dena che cura per lui gli aspetti commerciali del suo lavoro, Jimmy Katz è un’icona della fotografia-jazz che nel corso di oltre trenta anni di attività a riuscito a carpire dai suoi “soggetti” (musicisti jazz e rock) tutta l’imprevedibilità, l’’espressività, il calore e l’originalità di chi di jazz e di musica e quindi di improvvisazione vive. E’ la prima volta che espone le sue foto in un museo italiano e la sola idea lo rende felice. Parla della fotografia come dell’affinamento di un metodo che stabilisce un rapporto di relazione tra fotografo e soggetto; è deluso dalla banalità di un certo tipo di advertising che propone foto insignificanti ed elegge a proprio punto di riferimento Ornette Coleman, quale musicista amato od odiato, ma che comunque ha avuto un’influenza diretta sul jazz e sulla rivoluzione semantica ed estetica che ha saputo produrre. Jimmy Katz, tra i più blasonati fotografi di jazz al mondo, con la mostra “Closed Session” (dal 28 giugno al 1° settembre) arricchisce le sale della Galleria nazionale dell’Umbria di cento scatti tra bianco e nero e colori frutto di un’attenta selezione su circa duecento e tripudio di una certa idea di musica legata all’immagine. Come dice il direttore della Galleria nazionale dell’Umbria e curatore della mostra Marco Pierini “le sue foto sembrano scaturire direttamente dal suono, da un’idea di musica che si fa empatia”. Lavora con fotocamere di grande e medio formato, usa persino i banchi ottici, e adatta i suoi strumenti alle circostanze. Di certo le sue foto sono dei momenti epifanici in cui i soggetti sembrano scaturire direttamente dai neri intensi degli sfondi, quando, e succede spesso, soprattutto nelle fotocolor questi sfondi non siano scorci di New York, la città che non dorme mai, la metropoli dove il jazz trova compimento. Le sue immagini come detto scaturiscono da una stretta relazione con il soggetto, sia esso Herbie Hancock che Sonny Rollins, Gregory Porter o Keith Jarrett ed ogni scatto carpisce un aspetto della personalità del soggetto. Nessun altro essere vivente appare, la concentrazione dello sguardo è tutta sul soggetto che mai è calato in un concerto o un happening dove appaiono altri individui. L’iniziativa della mostra fotografica di Jimmy Katz rientra in una serie iniziata quattro anni fa e che sta producendo ottimi risultati anche in altre città italiane come Torino e Pesaro dove le mostre fotografiche partite da Perugia sono approdate. Più specificamente l’idea che il direttore Pierini persegue è di arricchire l’estate musicale perugina che si sostanzia in Umbria Jazz, l’Umbria che spacca e Trasimeno Music Festival, offrendo l’opportunità di conoscere da vicino il lavoro di grandi fotografi impegnati a ritrarre l’arte più volatile che esista, la musica appunto. Un lavoro delicato e complesso che solo alcuni riescono a svolgere con immagini indimenticabili. Tra questi da citare Guido Harari e le immagini relative a Fabrizio De André (la presentazione del libro fotografico è prevista per il 16 luglio) e Art Kane con “Harlem 1958” in occasione del 60° anniversario dello scatto “A great day in Harlem” che immortala un gruppo di 54 grandi musicisti e che può considerarsi l’icona stessa della musica jazz (18 luglio). Il catalogo della mostra “Closed Session” di Jimmy Katz è pubblicato da Silvana Editoriale, contiene testi di Marco Pierini, Jimmy Katz e Luciano Rossetti. Da ricordare inoltre che la Galleria nazionale dell’Umbria (Sala Podiani) sarà scenario di una serie di interessanti concerti di Umbria Jazz.

Articoli correlati

Commenti