PERUGIA – Sinora non è stata neanche presa in considerazione. Ma l’idea che Umbria Jazz 2021, nel momento della quasi ripresa della normalità, non suggellasse l’evento di una quasi uscita dalla pandemia, lasciava adito al pensiero di un’edizione un po’ mesta in linea con il “clima” del momento, incerto e non definitivo. Così con un piede di qua e uno di là si pensava che quella che si appresta ad arrivare sarebbe stata un’edizione di transizione nella direzione della prossima conferma del ritorno alla completa normalità. Invece, le cose sono cambiate nel giro di qualche minuto nella serata di mercoledì, quando ai microfoni di Umbria Radio, la presidente della Giunta regionale Donatella Tesei, ha pronunciato il fatidico nome, dopo che le è stata rivolta una domanda specifica sui propri gusti musicali e aver detto che “sì, Bob Dylan mi piace e mi auguro di averlo presto in Umbria, in occasione di Umbria Jazz”, lasciando intendere che la negoziazione con il management del “menestrello” è già in fase avanzata e che mancherebbe poco al pre-accordo per l’evento. La presenza di Bob Dylan a Umbria jazz rappresenterebbe un momento qualificante per un festival che la pandemia, come altri settori dello spettacolo, ha fiaccato nel suo appeal. L’eco, anche mediatica, che un nome come quello di Bob Dylan susciterebbe, supera forse qualsiasi altra forma di promozione mirata del brand Umbria nel mondo. L’icona del pop che ne ha posto le basi nei lontani anni tra i Sessanta e i Settanta e autore di alcune delle più belle ballad e dei più bei testi del mondo del pop-song, tanto da aver ricevuto, non senza polemiche, anche il premio Nobel della letteratura, ha anche, seppure trasversalmente, un legame con Perugia. Come le sue biografie ricordano, visse a Perugia per un’intera estate, forse anche di più, inseguendo la passione e l’amore per una ragazza newyorchese di origini italiane, Suze Rotolo. Era il 1962 e Bob, all’anagrafe Robert Zimmerman, aveva 21 anni. Era follemente innamorato di Suze, che proprio in quell’estate arrivò a Perugia per frequentare un corso di lingua italiana all’Università per Stranieri. E anche lui partì da New York e venne qui a cercarla. Trovò casa nella zona dell’Acquedotto, lungo via Appia, mentre Suze abitava nell’allora Pensione Leonardi in Corso Garibaldi, 47.
Per mesi i due vissero a Perugia, frequentarono posti e locali del centro, poi alla fine dell’estate o forse a dicembre tornarono insieme a New York. L’anno dopo, nel ’63, Dylan pubblicò il suo secondo album: «The Freewheelin» che trasformò Suze Rotolo nella sua musa. La fotografia-cult di loro due abbracciati mentre camminano a Greenwich Village è infatti il simbolo di un disco epocale con canzoni come «Blowin’ in the wind», «Masters of war» e «The girl from the north country» dedicata proprio alla Rotolo.
Nell’estate del 2001 Mr Tamburine Man festeggia il suo sessantesimo compleanno a Perugia, il 25 luglio, evento che la grande esperienza del promoter Sergio Piazzoli, riuscì ad ottenere per il capoluogo umbro. Fu quello il momento di consacrazione dell’arena Santa Giuliana quale futuro luogo della musica che due anni più tardi cominciò ad ospitare Umbria Jazz, dopo che il vecchio campo sportivo del Santa Giuliana fu reso definitivamente agibile anche ad ospitare il festival.
Nel giugno dello scorso anno è uscito Rough And Rowdy Ways, 39esimo album della carriera di Bob Dylan.