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L’allarme di Legambiente: “In Umbria si rischia il disastro ecologico”

PERUGIA – In Umbria si rischia il “disastro ecologico”.

Riguardo alla preoccupante situazione della siccità nella nostra regione Legambiente lancia l’allarme: “ Il Tevere a Ponte Pattoli a Perugia è praticamente in secca. Da Torgiano, grazie all’apporto delle acque del Chiascio, le portate migliorano leggermente, ma a Montemolino a Todi si registrano morie di pesci probabilmente dovute alla carenza di ossigeno nelle acque“.

Una situazione drammatica – spiega Giovanni Carmignani, presidente del Circolo Legambiente Perugia e Valli del Tevere – che è sotto gli occhi di tutti. Vari documenti prodotti dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale evidenziano per la Toscana, l’Umbria e le Marche, per il periodo settembre 2021 maggio 2022, un deficit di precipitazioni dell’ordine del 30%, 40%. Le precipitazioni nei mesi di maggio e giugno sono risultate molto inferiori alla media (-70%). Già a maggio l’Autorità di bacino aveva sottolineato una situazione di severità media con tendenza al peggioramento, con livelli di ‘severità alta’ per l’Umbria e deflussi dei fiumi Tevere, Chiascio, Paglia e Chianti. Situazione grave anche per le portate delle sorgenti monitorate in continuo”, con una previsione di riduzione complessiva “di 860 l/s al 15 settembre”.

 

 

Ciononostante “si continua a prelevare acqua dal Tevere per irrigare campi di tabacco anche fuori dalle disposizioni regionali che sono ormai provvedimenti inadeguati alla gravità della situazione. Gli ecosistemi acquatici sono quelli più fragili – continua Carmignani– con queste temperature e scarsità di acqua, basta un abbassamento improvviso di ossigeno, uno scarico fognario mal funzionante e ci troveremmo di fronte ad un disastro ecologico con la morte di tutte le componenti biotiche del fiume”.

 

“Occorre fermare immediatamente i prelievi ad uso irriguo – prosegue il presidente del circolo Legambiente Perugia – potenziare i controlli per salvare quello che rimane di ecosistemi fluviali ormai allo stremo. Occorre poi una strategia e politiche di adattamento ai cambiamenti climatici capaci di segnare una svolta irrinunciabile sull’uso delle acque superficiali, individuando le destinazioni d’uso agricole in relazione alle disponibilità idriche: colture altamente idro-esigenti come la coltivazione del tabacco vanno scoraggiate, sappiamo benissimo che non ci sarà abbastanza acqua per coltivarlo. E’ necessario anche individuare sistemi irrigui ad alto risparmio idrico. Tutte azioni che avrebbero dovuto essere previste almeno 10-15 anni fa. Inaccettabile farsi cogliere ancora oggi impreparati”.

 

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