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L’AI e le reinvenzioni dell’arte: mostra al Castello d’Agello

Il vice direttore di vivoumbria.it, Claudio Bianconi, fra i tanti interessi, ha una profonda e professionale passione per la fotografia. Inoltre, da giornalista e cronista, osserva e analizza attentamente, da sempre, i fenomeni socio culturali che in special modo sono legati alle nuove tecnologie e a ciò che esse comportano come riflesso sulla nostra vita quotidiana, nei rapporti interpersonali e nei processi, culturali ma anche economici, che riguardano il futuro. Tra queste, senza dubbio, l’Intelligenza artifciale.

Lui tesso ci spiega, dunque, come e perché è nata questa sua mostra “Dawn of AI artist” che si terrà il 6 luglio, inaugurazione alle ore 18,30 e si protrarrà fino al giorno dopo, il 7 luglio, al Castello di Agello. I curatori sono Bianconi e Fabrizio Fabbroni.

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L’AI e le reinvenzioni dell’arte

di Claudio Bianconi

L’introduzione dell’Intelligenza artificiale nelle esperienze culturali e sociali sta progressivamente modificando l’approccio ai sistemi di produzione e alla stessa creatività con cui sinora la stessa arte era relazionata. Nella grafica, nella pittura, nella scultura e in tutto l’apparato di produzione video-fotografico l’IA ha rivoluzionato le tecniche e le modalità d’uso per la produzione. Ma se da un punto di vista produttivo spesso i processi subiscono una facilitazione e una semplificazione oltre a un notevole abbattimento dei tempi, la creatività ha subito un altrettanto notevole trauma, tanto da essere rimessa in discussione sotto criteri di standardizzazione. Il mio stesso rapporto con l’immagine di cui sono stato sempre un cultore nella ricerca di un paradigma di comunicazione e di coinvolgimento estetico ed emozionale del fruitore, si è ritrovato a dover fare i conti con criteri del tutto inaspettati, nuovi e facilitati, tanto da aver subito un forte trauma, una crisi da cui per uscire ed elaborare, non rimaneva altro che sperimentare la stessa AI per saggiarne le potenzialità e ottenere nuovi risultati. Ho scelto così la strada di un confronto tra una mia vecchia produzione sul tema del femminile nella storia dell’arte, prendendo a prestito modelle che hanno reinterpretato in chiave femminile opere d’arte che hanno contribuito a formare elementi simbolici e paradigmatici della stessa storia dell’arte. La produzione che risale a una decina di anni fa si intitola Mimo.Se ed è frutto di una reinterpretazione semantica del principio della mimesis inteso nell’idea aristotelica di imitazione della realtà e in quello platonica di realizzazione di un’idea. Ora, con l’IA mi sono posto in una zona intermedia di creazione frutto di una reinvenzione delle stesse opere d’arte in una chiave dove i generi maschile e femminile si intersecano e superano lo stesso concetto di identità di genere pur cercando una coerenza con la simbologia e i paradigmi artistici dei capolavori presi a riferimento. Per far questo propongo un raffronto tra le immagini fotografiche costruite in studio di Mimo.Se e i risultati scaturiti dalle sollecitazioni concettuali all’IA. Vi propongo questo raffronto lasciando a voi un giudizio critico e un’idea su quanto l’IA è capace di fare e sulle modalità con cui sta trasformando i processi produttivi e intellettivi dell’idea di arte. Per far questo mi pare giusto ricordare da dove è partito l’intero progetto, ovvero dall’ideazione di Mimo.Se che qui riassumo: Mimo.Se di Claudio Bianconi e Jacopo Gennari, non è solamente un gioco semantico-lessicale, ma è anche una riflessione che procede attraverso l’utilizzo di stilemi presi in prestito dal mondo della storia dell’arte che si focalizza sull’altra metà del cielo: la donna. La sfera femminile omaggiata dai nostri fotografi umbri, è resa attraverso la fotografia in una maniera contraddittoria e affascinante e filtrata mediante la rilettura provocatoria della storia dell’arte. C’è un percorso ideale da seguire che parte dal concetto di mimesis non solo inteso nell’accezione classica del termine ma come ulteriore scarto concettuale rileggendo quanto già realizzato nella storia dell’arte in alcune delle opere entrate a far parte dell’immaginario collettivo. “Il tracciato segue quindi una mimesis nella mimesis con al centro la figura, il corpo, l’immagine della donna. Un atto liberatorio e al contempo dissacrante di un dominio che sinora è stato relegato al quasi totale controllo maschile e che solo in tempi recenti si sta sdoganando dal pregiudizio e della oligarchia degli uomini, per sondare la possibilità di nuove utopie, di nuovi varchi dell’immaginazione e delle nuove frontiere del femminile, della sessualità, delle civiltà che si incontrano e si baciano in quell’osmosi di libido finalmente liberata dai condizionamenti del potere politico ed economico, ma anche e soprattutto culturale”, così  definiscono la loro speculazione fotografica Bianconi e Gennari.

 

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