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L'addio a Pompeo De Angelis, protagonista della storia di Terni

TERNI – Con Pompeo De Angelis, scomparso all’alba di sabato 16 marzo a 85 anni, l’Istess perde un caro amico e uno dei protagonisti della sua storia degli ultimi vent’anni.

Intellettuale, scrittore, giornalista, sceneggiatore e regista di cinema, teatro e televisione, oltre che storico, è stata una delle figure di riferimento della cultura ternana e nazionale.

Attivo in politica, è stato militante della Democrazia Cristiana ma anche guerrigliero in America Latina. Entrato in Rai come autore e regista, ha realizzato decine di programmi televisivi prima di diventare direttore della Eri.

E’ stato, tra le altre cose, sceneggiatore del film Corri uomo corri di Stefano Sollima e autore della copertina del celebre album Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni.

Nel 1980 è tornato a Terni diventando uno dei principali animatori della vita culturale della città e il principale artefice della riscoperta dell’identità storica e culturale, per troppo tempo appiattita su quella industriale. Dopo aver curato, nel 1996, la collana ‘Itinerari didattici’ dell’assessorato alla pubblica istruzione del Comune di Terni, nel 1999 è entrato nell’Istess come responsabile della sezione storica.

Dal 2006 al 2017 ha pubblicato una monumentale Storia di Terni in sette volumi, che racconta le vicissitudini della città dalla preistoria agli anni ’50. Ha curato poi una serie di monografie che hanno permesso di riscoprire i ternani più illustri: da Virgilio Alterocca a Orazio Nucula, da Barnaba Manassei a Francesco Angeloni, fino a san Valentino, ma nei suoi libri ha raccontato anche la Resistenza cattolica e la storia delle acciaierie.

Nel 2005 è stato tra i fondatori di Popoli e Religioni – Terni Film Festival e l’anno successivo ideatore di un grande convegno su Acciaio, il film ambientato nelle acciaierie di Terni e scritto da Luigi Pirandello.

Il suo ultimo libro, in uscita in questi giorni, è dedicato al canale di Suez, ma aveva già completato un altro volume dedicato ad una figura della famiglia Bonaparte soprannominata la “Napoleona”. La malattia gli ha invece impedito di completare un nuovo lavoro dedicato all’occupazione dell’Algeria raccontata attraverso un’ottica molto particolare, e che avrebbe voluto chiamare “Algeriade”.

Poche settimane prima di morire ha espresso la volontà di costituire una Fondazione, con cui promuovere iniziative culturali e a cui affidare la sua sterminata biblioteca.

Il funerale sarà celebrato lunedì 18 marzo alle 14.30 in Cattedrale.

 

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