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L'abbazia di Santa Maria in Farfa e San Pietro in Valle Suppegna unite da un duca longobardo

FERENTILLO – Era tempo in cui la promozione culturale andava a gonfie vele con iniziative, scambi culturali che vedevano confrontarsi associazioni, enti, istituzioni di diverse regioni. E non poteva mancare un approfondito studio e ricerca che accomuna da sempre due tra i più importanti edifici dell’ Italia centrale, ossia l’Abbazia di San Pietro in Valle Suppegna di Ferentillo e l’Abbazia di Santa Maria di Farfa, in Fara Sabina di Rieti, legate dalla figura del duca longobardo di Spoleto Faroaldo II .

Abbazia di Santa Maria in Farfa

Faccaita della chiesa dell’Abbazia di Santa Maria in Farfa

Portale della chiesa dell’Abbazia di Santa Maria in Farfa

Ma andiamo con ordine. Il giorno 18 maggio del 2007, alle ore 16 presso la Sala Capitolare dell’Abbazia di Ferentillo fu stipulata una interessante collaborazione tra il comune di Ferentillo, nella persona del sindaco Paolo Silveri, il sindaco di Spoleto Massimo Brunini, il sindaco di Fara in Sabina Vincenzo Mazzeo e il priore conventuale  dell’Abbazia di Santa Maria in Farfa Eugenio Gargiulo O.S.B. atta a valorizzare, promuovere, divulgare e riconoscere l’opera e le gesta del Duca Longobardo di Spoleto Faroaldo II.
Il duca longobardo Faroaldo II

Tale impegno, era quello, per gli anni a venire, di mantenere vivo, nelle giovani generazioni tali valori di cooperazione culturale, di pace e fratellanza fra tutte le genti (iniziativa organizzata dall’Associazione culturale Cybo di Ferentillo che già aveva promosso nel 1992 le manifestazioni Faroaldiane).
Il documento che suggella il gemellaggio tra le due abbazie

Infatti, protagonista in assoluto, anche questa volta,  il duca Faroaldo II che tutti sanno aver contribuito alla realizzazione del disegno cristiano, nell’arco della sua, vita, nel territorio del centro Italia (ecco perché e’ anche Santo e si festeggia il 18  Febbraio insieme agli eremiti Siri  Lazzaro e Giovanni). Dalla storia colorata e sognante  sulla fondazione di San Pietro in Valle, a quella di Farfa, legata anche qui, ad un sogno. Dovendo andare a Roma con il suo esercito, la notte presente, il duca ebbe in sogno la Madonne che si suggerì di spendere le risorse del viaggio per devolverli al recupero dell’abbazia di Farfa gravemente  danneggiata.
Veduta dall’alto dell’Abbazia di Farfa

Cosi, il duca, ascoltò segui il consiglio  mariano e restauro’ l’ Abbazia di Farfa, dedicandola alla Madonna. Circa VIII secolo. Ma andiamo a scoprire questo grandioso monumento benedettino della Sabina. Innanzitutto Farfa, prestigiosa frazione del comune di Fara in Sabina, un piccolo agglomerato di case collocate su una collina del periodo longobardo. Il suo ambiente offre al visitatore una atmosfera di altri tempi. L’ abitato conserva le caratteristiche altomedievali: le vie squadrate e rettilinee, che riprendono la struttura delle antiche strade romane.Oggi il luogo e’ animato da antiche botteghe, rimaste, come per magia, intatte nella loro struttura architettonica. Il borgo precede l’articolata abbazia, uno dei più famosi e potenti centri monastici d’ epoca altomedievale, la cui influenza religiosa, culturale e politica, si sviluppo’ per un lungo periodo di tempo nel vasto territorio dell’Italia c entrale. L’ Abbazia fu fondata nel VII secolo da un gruppo di monaci, si ricorda Lorenzo detto l ‘Illuminatore, ma anche l’ Abate Tommaso di Morienna.
Grazie alla sua posizione strategica, ebbe protezione sia  dai Longobardi che dai Franchi. Faroaldo II duca longobardo di Spoleto, contribuì in modo sostanzioso. Il periodo di massimo splendore si ebbe con i Carolingi attorno alla fine del IX secolo con l’Abate Pietro. Fu assalita e conquistata, (dopo sette anni di resistenza) ai Saraceni. Con la discesa in Italia di Ottone I nel 967, l’ abbazia ebbe vita autonoma. Di questo periodo furono scritti i primi codici, tra cui l’ importantissimo REGESTO FARFENSE (repertorio cronologico di tutti gli atti stipulati dai monaci dell’ abbazia). Nei secoli seguenti, fu contesa da famiglie nobili romane, non meno da ingerenze da parte del potere papale. All’inizio del  XV secolo, Bonifacio IX la costituì in Commenda a suo nipote Tomacelli. Seguirono poi altri possedimenti tra cui le famiglie Farnese, Barberini, i Lande della Rovere.
Nel 1769 fu affidata al Vescovo della Sabina. Nel 1861 l’ abbazia divenne di proprietà privata mentre la comunità di monaci ritorno nel 1919 fino ad oggi. L’abbazia e’ formata da un complesso di edifici: la chiesa, il refettorio, la grande biblioteca, due chiostri, due campanili e una torre ai quali si accede tramite un portale tardo romanico, realizzato da Anselmo da Perugia nel XV secolo. Nel cortile, a sinistra, si trova la grande torre merlata detta “palazzaccio” dove, nei secoli addietro vivevano gli abati Commendatari, di fronte ad esso, si trova la chiesa di Santa Maria ricostruita nel 1492 su un edificio preesistente. La facciata esterna presenta un bel portale in marmo, tardo gotico, sovrastato da una lunetta contenente un dipinto di scuola umbra del XV secolo.
L’ interno e’ a tre navate divise da colonne in granito con capitelli in stile dorico e ionico. Il controsoffitto della navata centrale e’ realizzato a cassettoni, ed e’  decorato in oro e azzurro risalente al 1495. Tra i dipinti che adornano le pareti importanti quelli della navata di sinistra attribuiti a Orazio Gentileschi; in controfacciata e’ dipinto in grandi dimensioni “Giudizio Universale” del pittore fiammingo Becher. Singolare il chiostro longobardo, e l’altro dei ‘600 da cui si può accedere ai sotterranei dove e custodito un pregevole sarcofago romano del III sec. d.C. usato per la sepoltura degli abati. L’ abbazia ancora oggi e’ diretta dal Priore conventuale e risiede una attivissima comunità di monaci benedettini. Centro culturale di grande interesse per la presenza della biblioteca che ospita pregievoli manoscritti con incunaboli preziosi.

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