La vita della Madonna nell'arte di Filippo Lippi nella cattedrale Santa Maria Assunta di Spoleto

SPOLETO – Grandioso affresco di “Fra” Filippo Lippi alla Cattedrale di Santa Maria Assunta di Spoleto, un “unicum” dell’arte umbra della seconda metà del ‘400. Il dipinto fu realizzato dal toscano Filippo Lippi dal 1466 al 1469 ossia in tre anni, ma terminato pochi mesi dopo dalla sua bottega,  essendo l’artista  deceduto per avvelenamento. La cattedrale di Spoleto è il monumento più “gettonato” della città del Festival dei Due Mondi. Uno scrigno di arte e di storia, dove, dal periodo romano, longobardo si percorrono tutte le vicende legate alla cristianità di questa valle spoletana esempio: la SS. Icone di Maria, tanto cara alla città dono di Federico  Barbarossa (tanto per citarne l’importanza) conservata nella cappella laterale del transetto.

Ma torniamo al Lippi. Visitato  da migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo, il dipinto occupa tutta la parte della tribuna dell’altare maggiore. I dipinti sono stati realizzati dal pittore  dopo l’esperienza nel duomo di Prato dove realizzò le storie del protomartire Santo Stefano e del Battista. A Prato il Lippi si “beccò” la fama di donnaiolo, avendo infastidito alcune fanciulle delle famiglie benestanti. Morì avvelenato a Spoleto, sicuramente per vicende di donne e sepolto in cattedrale, anche se vane furono le richieste di Lorenzo De’ Medici  detto il Magnifico, di riavere le spoglie a Firenze.

A questi dipinti si ispirarono molti artisti del XVI, secolo  soprattutto in Valnerina, dove spiccano nelle absidi delle chiese, da quelle più piccole (Gabbio) alle grandi (Arrone) la suggestiva Incoronazione della Vergine, ma potrebbe anche sembrare un omaggio a Spoleto in segno di sottomissione. Il ciclo pittorico rappresenta come detto le vicende principali legate alla vita della Madre di Gesù: l’Annunciazione, la Dormitio Virginis,  la natività; in alto l’Incoronazione. La scena centrale è la Dormitio, sembrerebbe voluta dai committenti non solo per la “dedicazione” della cattedrale, ma sopratutto per devozione di famiglia.

Il fatto è che il dipinto è visibile in ogni lato. Il visitatore è al centro dell’opera, lo sguardo si perde nell’immensità degli spazi,  tra personaggi evangelici, angeli e immensi panorami umbri. Gli affreschi e la stessa cattedrale si inseriscono in un contesto di visita di tutto riguardo e vale la pena percorrerlo. Infatti dopo la cappella del vescovo Eroli e i dipinti  di Jacopo Siculo, la chiesa della Manna d’oro, Sant’Eufemia, il museo diocesano si apre con le sue opere d’arte facenti parte del patrimonio artistico e devozionale proveniente da alcune chiese del comprensorio. Tanta bellezza rimane impressa sicuramente nel ricordo dei visitatori.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.