La Valle del fosso di Riti tra chiese romaniche, l'eremo di Sant'Egidio, Salto del Cieco tra lecci centenari e castagneti

FERENTILLOLa valle del fosso di Riti, tra vegetazione rigogliosa, varie specie di animali e uccelli, tra forre e canaloni, quattro sono i nuclei abitativi che si possono raggiungere e visitare sia a piedi lungo la mulattiera, sia in mountain bike o comodamente sulla provinciale che costeggia il fosso. Dall’alto Colleolivo sotto monte Sant’ Angelo, dopo Monterivoso, fatti alcuni tornanti, si incontra Castellonbasso.
Piccolo nucleo di abitazioni per la totalità recuperate. Villa agricola, primo insediamento  presumibilmente edificato attorno al XIII secolo. Sulla collinetta, addossato al bosco, la chiesa della Madonna del Rosario un tempo cappella padronale della famiglia Pennacchi ora donata alla Curia di Spoleto.
L’ edificio, benché visitato ripetutamente dai ladri, si presenta con la sua originalità, come chiesa  campestre, tipica delle realta’ montane della Vanerina. Facciata a capanna, campaniletto a vela con una fornice scostato sulla destra; portale arcuato in pietra; al centro, sopra al portale lo stemma del Capitolo Lateranense scolpito in pietra; esterno semplice,  piccola abside in pietra che fa da sostegno alla rupe. L’interno, di modeste dimensioni, molto rimaneggiato, si presenta con il soffitto a capriate, unico altare dove, la pala, e’ costituita da una tela raffigurante una Madonna del Rosario tra Sant’ Antonio Abate e San Pietro con il ritratto forse del committente, del XVIII secolo.
Lasciando alle spalle questo grazioso paesino, e la gentilezza dei suoi abitanti, per lo più anziani, dopo alcuni tornanti si può scorgere su una collina, a mezza costa, la chiesa cimiteriale dedicata a Sant’ Andrea del XIV secolo, da qualche anno restaurata; romanica, facciata a capanna, loculo centrale, campaniletto a vela, portale in pietra e piccola abside. Al suo interno, sull’unico altare, tracce di un affresco, con accenno una Madonna col Bambino, mentre sulla parete di destra una frammentaria Santa Lucia del XVI sec. Graziosa la finestra laterale, monitora in pietra. Seguendo la vecchia strada mulattiera, superato il fontanile a località “casa Pellini”,  si giunge a Cartellonalto. Il paesino si mostra su uno sperone roccioso, a strapiombo sulla valle del fosso di Riti a 420 metri sul livello del mare. Di fronte al fontanile, la chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista, gioiello del romanico, rimaneggiato più volte.
L’ edificio in origine risalente al XIV secolo, fu ampliato nel XVI secolo;  classica facciata a capanna, loculo centrale e portale arcuato; campaniletto a vela con due fornici munite di  campane. Sopra il portale principale lo stemma in pietra del Capitolo Lateranense come nella chiesa di Castellonbasso. Altra porta di accesso e’ stata aperta successivamente, come le altre due finestre in facciata. L’ interno e’ diviso da tre navatelle con copertura a capriate; due altari per parte, mentre, su quello centrale, un dipinto su mostra lignea raffigurante una Crocefissione tra Santi e la scritta:MODESTUS PRUDETIUS FIERI FECIT. Nell’abside, coperto dalla mostra lignea, si può scorgere un dipinto in affresco raffigurante l’ Incoronazione della Vergine tra angeli, mentre in basso alcuni Santi tra cui Pietro, Caterina, Giovanni Evangelista. Nel sottarco alcune decorazioni e al centro il volto Santo del Cristo. Il dipinto del XVI secolo, per stile potrebbe essere attribuito alla mano di Cola dell’Amatrice. Sui pilastri laterali, nel presbiterio, sono riprodotti i Santi Sebastiano e Rocco implorati contro l’epidemia di peste.
Lo stemma della piccola comunità di Castellone e’ riprodotto sullo stipite della pala d’altare: scudo con al centro un doppio castello turrito (Castellonbasso e Castellonalto). Interessanti le tele che adornano gli altari laterali; su una preziosa mostra lignea il dipinto raffigurante la Madonna del Rosario tra San Domenico e Santa Caterina da Siena attribuita a Vincenzo Manenti;  altra bella tela in una preziosa mostra lignea e’ quella raffigurante la Madonna col Bambino tra Santi Francescani sotto la commissione: OC OPUS FECI FIERIT PRUDENTIUM.
Il fonte battesimale in pietra reca: EFFUNDAM SUP AQUA MUNDA ET MUNDAMINI AB OMNIVS INQUINAMENTIS VESIRIS MDCIII. Inoltrandoci nell’abitato, troviamo il palazzotto del Cardinale governatore Angelo Pennacchi del 1735, signore indiscusso del luogo, che governava il confine tra i due stati con la dogana a localita’ Salto del Cieco. Uscendo dal paese e percorrendo la strada sterrata, si giunge a località Salto. Qui tra forre, canaloni, kenion, si può scorgere in un vallone incastonato nella viva roccia la romitoria di Sant’Egidio; per quel rudere, moltissimi escursionisti e appassionati della montagna ancora oggi effettuano spedizioni alla scoperta di questo suggestivo luogo, immerso nella natura incontaminata. Un tempo queste alture furono abitate da Santi uomini che scelsero gli asceteri e sperlonghe silenziose per condurre una vita di preghiera e santita’ cercando Dio a contatto con un ambiente puro e salutare. Oggi dell’eremo, rimane solo qualche rudere, sulle pareti tracce di affresco, un piccolo altarolo. La vallata del fosso di Riti e’ un esempio di escavazione fluviale, eseguita dalle acque di scolo dai monti Berretta, Piano, Aspra, Carpellone, Petano, su un substrato di calcaree Massiccio che danno forma a ripide ed elevate pareti rocciose. Un luogo di boschi di carpino nero, rovere e acero montano. Seguendo il sentiero tortuoso si giunge all’antica stazione di posta; qui, fino ai primi del ‘900, un tempo abitat indiscusso di briganti, alcune costruzioni recano gli stemmi dello Stato Pontificio e del comune di Ferentillo. Fioriscono tra abitazioni e villini prati di margherite e violette profumate, primule si affacciano su laghetti dove si fermano le mandrie di mucche a dissetarsi. Spesso si incontrano poiane e l’ immancabile aquila reale.
Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.