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“La storia dell’informazione dall’oralità all’intelligenza artificiale” nel libro di Carlo e Mario Timio

Il nuovo libro di Carlo Timio (nella foto di copertina), dal titolo “Breve Storia dell’Informazione. Dall’oralità all’intelligenza artificiale”, edito da Rubbettino (pp. 222- euro 15),  analizza il percorso storico e le modalità con cui l’uomo ha comunicato e ha tramandato tradizioni, nozioni e informazioni sin dai primordi.

La copertina del libro di Carlo e Mario Timio

In questa pubblicazione, scritta in tandem con il padre Mario, emergono anche analogie semantiche e rituali a conferma che “la storia si ripete”. Di questo abbiamo parlato con Carlo Timio.

Quali sono i punti focali di questa pubblicazione? 

Il primo è che la libertà dei giornalisti è spesso messa a dura prova da censure, lobby e dittature, mentre il secondo fa riferimento al fatto che il mare magnum dell’informazione con le variegate tipologie di giornalismo, tra quello scientifico, d’inchiesta, locale, sta creando un’infodemia che ha provocato la nascita delle fake news generando al contempo l’esigenza di essere costantemente informati con notizie di qualità.

Lo scopo di questo vostro libro?

Quella di evidenziare la storia dell’informazione e le libertà di coloro che ne fanno il fulcro delle proprie attività: i giornalisti. I quali, nella loro libertà, descrivono la realtà in modo distaccato, oggettivo, imparziale, per offrire al lettore una visione giusta e un recepimento corretto dell’informazione. 

Gli elementi essenziali della vostra analisi? 

La storia dell’informazione, iniziata con segni pittorici o grafici, proseguita con il torchio di Gutenberg, è oggi attualizzata con la diffusione del digitale. Tra l’altro, oggi con l’uso degli emoticons, si è tornati per certi versi indietro di millenni quando venivano usati i geroglifici, così come l’uso spasmodico dei messaggi su whatsapp ha riportato l’attenzione sulla trasmissione orale delle nozioni. Inoltre, viene tracciata la storia dei primi giornali sottolineando il concetto di “credibility and fairness” fino all’instant articles definendone i vantaggi e i limiti. È data enfasi al contenuto giornalistico di obiettività e oggettività, di parzialità e faziosità, di spiegazione e interpretazione sulla scorta dei moderni canoni epistemologici. Il ruolo del giornalista nell’era digitale e nel mondo dell’intelligenza artificiale viene analizzato nei suoi variegati aspetti.

Giornalismo e giornalisti: che futuro li attende?

La salvaguardia dell’indipendenza dell’editoria è il filo rosso del libro e della libertà dei giornalisti. Chi gestisce il potere politico non ama il giornalismo critico; chi lo approva lo blandisce. Esemplificazioni della stampa amica del principe vengono da ogni nazione in ogni momento storico. Numerosi sono i giornalisti che pagano con la vita l’anelito di libertà. Del giornalismo scientifico si riportano il caso Wakefield sulle vaccinazioni e sulla manipolazione di risultati scientifici. Particolare enfasi è data al giornalismo d’inchiesta. Il valore del giornalismo locale è dettagliato così come la sfida del deepfake. Alcuni capitoli sono dedicati all’informazione digitale all’insegna dell’intelligenza artificiale. Per chiudere viene esaltato il pericolo di “dipendenza” dei giornalisti dai social network.

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Contributi 

Nella prefazione il professore e filosofo Dario Antiseri afferma: “Da questo libro c’è molto da imparare: sia su specifici e significativi tratti della storia della comunicazione come anche su argomenti ineludibili – e di grande attualità – quali, per esempio, la comunicazione dopo la rivoluzione elettronica, la qualità e le sfide dell’informazione digitale, il giornalismo al tempo dell’intelligenza artificiale, l’impatto sul giornalismo da parte dei social media che stanno cambiando le modalità di produzione e di consumo dell’informazione”.

Il presidente Ordine dei Giornalisti dell’Umbria Roberto Conticelli nella postfazione sostiene: “Viviamo in un flusso ininterrotto di informazioni, in un’infosfera globale che oggi come mai sta mostrando anche ai più distratti la sua forza e le sue criticità. Perché ora, in questo esatto momento, l’informazione e il mestiere di giornalista, stanno rivelando anche ai detrattori la loro essenzialità, strumenti cardine nella formazione di una coscienza collettiva alla quale, strano a dirsi, è affidata la sopravvivenza del genere umano, o meno apocalitticamente, il ritorno alla normalità. Per questo leggere proprio in questo momento le pagine che i colleghi Timio mi hanno generosamente affidato al tempo del Covid 19, è significato non solo riflettere sull’alba della scrittura e della cultura nella nostra civiltà occidentale, non a caso affidata a Omero e Ulisse, e coglierne gli sviluppi nel tempo e nello spazio, ma è voluto dire entrare nella più ampia sfera della storia della comunicazione e poi dell’informazione, presidi incontrovertibili di conoscenza e democrazia”. 

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