PERUGIA – Sta per arrivare sul palco del teatro Morlacchi di Perugia uno degli artisti più amati dalla “sua” Umbria, Giovanni Allevi. Umbria che è luogo caro al Maestro che proprio nel capoluogo, al Conservatorio Francesco Morlacchi, si è diplomato al pianoforte ventinove anni fa. Domani (16 dicembre), nell’ambito della stagione Tourné (promossa da AUCMA e MEA Concerti) il compositore, direttore d’orchestra e pianista sarà sul palco del teatro che fu “del Verzaro” con una tappa del suo Hope Christmas Tour, che lo vedrà in scena accompagnato da una formazione d’eccezione, l’Orchestra Sinfonica Italiana e una voce lirica di grande talento. Ciò che ascolteremo sarà un suggestivo viaggio musicale che spazierà dai grandi capolavori della storia per coro e orchestra fino ai suoi emozionanti inediti. Un momento per condividere insieme gioia e valori del Natale, tutti raccolti anche nell’omonimo progetto musicale “Hope”.
E proprio con il maestro Allevi ci siamo fermati a parlare di musica, magia del Natale e speranza.
Durante i suoi concerti l’intimità che viene a crearsi con il pubblico è un passaggio toccante e immancabile. In questo tour ad accompagnarla non sarà solo il suo pianoforte, ma avrà con lei l’orchestra sinfonica e una giovane voce lirica. Come prenderà vita questa miscela magica sul palco del Teatro Morlacchi?
“Se ripenso ad una immagine di questo nuovo tour, è la commozione che, ad un certo punto dal palco ho riconosciuto negli occhi lucidi del pubblico. Certo, in questi primi live è come se la gente mi stia studiando, perché come ormai è noto, non vado mai sul sicuro e non amo ripetermi. Hope è un progetto nuovo; eppure quella commozione è il segno tangibile che la sua musica è riuscita a suscitare delle forti emozioni”.
Essendo una scenografia più ampia rispetto a quella che qui a Perugia l’ha vista sovente “in solitaria”, riuscirà a mantenere la formula narrativa con il pubblico?
“Mi ritrovo a parlare dal palco, tra un brano e l’altro, seguendo totalmente l’istinto. Siccome non sono un comunicatore, chiedo ogni tanto conferma al pubblico se quello che sto dicendo abbia un senso, o se forse sia meglio non dire niente. Ma pare che mi incoraggino in questa direzione. E così eccomi spiegare la scala pentafonica cinese, le armonie complesse della mia “Ave Maria”, e il perché della mia singolare preghiera a Santa Lucia”.
A chi rivolge questo inno alla speranza maestro?
“A tutti coloro che si sentono fuori posto, che non si riconoscono in questo mondo. A tutti gli inadeguati, i simpatici disadattati. Loro sono la mia speranza! In loro c’è il germe del nuovo”.
Lei dà sempre molta attenzione ai bambini che, essendo più “puri” rispetto a un adulto, per natura hanno la possibilità di vedere il nostro stesso mondo con occhi diversi. Quale speranza “dimenticata” potrebbero regalarci in questo Natale ormai alle porte?
“I bambini guardano il mondo con occhi incantati. Non hanno, come noi, l’anima inquinata da anni di condizionamenti, pregiudizi, sete di potere, paure del futuro. Loro rappresentano una dimensione che abbiamo perso e che dobbiamo recuperare. Voglio che vinca il candore sul disincanto, ed è questa la speranza che nutro per un mondo futuro più bello”.
Un viaggio musicale intenso che toccherà brani noti che nell’immaginario collettivo rappresentano l’incanto del Natale e nuovi inediti. In questo percorso musicale (e volendo di vita) come è cambiato il modo di guardare il Natale di Giovanni Allevi?
“Proprio durante questo tour, mi capita di affrontare lunghi viaggi, di notte, attraverso città e paesi. Stavo pensando che bastano un po’ di lucine colorate ed è già Natale. Forse è una considerazione superficiale, ma vedere un albero di Natale sul bordo di una statale o su un terrazzo di un condominio, mi scalda il cuore”.
E come, se lo ha fatto, ha cambiato il suo modo di vivere la musica?
“Quanto ho dovuto lottare, in questi anni, per ristabilire un contatto tra la musica colta e il cuore della gente! Quanto ho dovuto lottare e soffrire per affermare il valore del presente e della nostra vita quotidiana, sul passato. Continuerò a farlo, scrivendo musica nuova, incoraggiando i giovani compositori a seguire questa strada folle, controcorrente, meravigliosa”.
Le va di raccontarci un aneddoto in musica che le ricorda il suo di Natale in famiglia, quando era lei a guardare alla magia di questa festività con occhi più “limpidi”?
“Altro che limpidezza! Ero annebbiato da un fervore religioso a tratti mistico, quando a otto anni cantavo come voce bianca nel coro polifonico, durante la messa nel duomo di Ascoli, la notte della vigilia. Poi nell’età adulta ho ripensato che quella fosse stata una parentesi ingenua ed infantile. Che sciocchezza: era il periodo in cui sono stato fuso col senso profondo delle cose”.