VENEZIA – Da oggi, 17 aprile, fino al 16 giugno 2024 , è aperta al pubblico la mostra “The golden way” alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia, in occasione della Biennale d’arte. Si tratta di un originale dialogo tra sei opere antiche provenienti dalla Galleria nazionale dell’Umbria e sei opere contemporanee che appartengono alla collezione veneziana Franchetti.
Curata da Alessandra Mammì che ha lavorato sulle opere contemporanee e da Veruska Picchiarelli e Carla Scagliosi che hanno contribuito con la loro conoscenza del patrimonio artistico antico, vede la collaborazione tra musei statali che Massimo Osanna, direttore generale dei musei nazionali ha voluto evidenziare nel suo intervento di ieri per l’anteprima dedicata alla stampa. A presenziare l’appuntamento Costantino D’Orazio: “La platea internazionale offerta da Venezia durante la Biennale d’Arte costituisce un’opportunità irripetibile per accendere un faro sui tesori custoditi in Umbria – ha detto il Direttore dei musei dell’Umbria – regione che affonda le sue radici nel passato ma che è sempre stata all’avanguardia anche nella ricerca contemporanea”. Assieme a lui Claudia Cremonini direttrice Galleria Giorgio Franchetti e Daniele Ferrara Direzioni musei del Veneto
LA MOSTRA
L’allestimento mette a confronto opere di maestri italiani come Duccio di Boninsegna, Gentile da Fabriano, Maestro della Madonna di Perugia, Giovanni Baronzio, Cataluccio da Todi e Bartolomeo Caporali accanto a contemporanei quali Alberto Burri, Gino De Dominicis, Lucio Fontana, Marisa Merz, Michelangelo Pistoletto e Carol Rama.
L’accostamento, nella volontà delle curatrici, si basa sull’analisi di tipologie di manufatto, strumenti e metodi di lavorazione nella loro continuità o discontinuità nel tempo o sui significati simbolici del materiale che ha segnato millenni di storia del pensiero.Nella presentazione è emerso come la presenza dell’oro in un’opera d’arte non è mai una pura soluzione formale, ma appartiene a una sfera più complessa che inevitabilmente rimanda alla figurazione sacra, al fondo oro dell’icona, a uno spazio trascendente. Dal percorso si capisce pure quanto le opere contemporanee debbano a quelle dei capolavori che ci arrivano dal XIV e XV secolo la loro perenne attualità che ha permesso all’arte, sia passata sia presente, di porsi sul confine tra il visibile dell’immagine e l’invisibile della sua potenza di simbolo.
Simbolo di tutto il Reliquiario dorato di Santa Giuliana, realizzato da Cataluccio da Todi nel XIV secolo (anche nella foto di copertina) che porta al suo interno la scultura a forma di testa di Marisa Merz, evocando e rinnovando così la presenza dell’effigie della Santa realizzata in rame dipinto, oggi conservata al Metropolitan Museum of Art di New York. “Un’idea di Veruska Picchiarelli – ha detto Costantino D’Orazio – che ho subito molto apprezzato perché si fa simbolo della mostra”.
La mostra veneziana è l’anteprima di un progetto che si potrà ammirare a Perugia dal 12 ottobre 2024 al 19 gennaio 2025 alla Galleria Nazionale dell’Umbria, con l’esposizione di ulteriori lavori, che consentiranno di ampliare l’indagine anche nella formula di installazioni e nell’uso che l’oro ha assunto nella ricerca di artisti non solo italiani.
Foto: Marco Giugliarelli / Gallera Nazionale dell’Umbria