SPOLETO – Sly è il titolo del loro ultimo album, prodotto un’etichetta italiana, la Cam Jazz. Sly in italiano significa furbo, scaltro. In entrambi i casi, si presuppone un’intelligenza lungimirante, in grado di anticipare i tempi e carpirne da lontano i vantaggi – o gli svantaggi. Il trio lussemburghese Reis/Demuth/Wiltgen che ieri sera si è esibito al Caio Melisso di Spoleto, ha molto della perspicacia ma la generosità della loro esibizione non lascia spazio a furberie di alcun genere. La loro è una musica che si dipana a flussi e questi flussi hanno molto dell’elevazione, dell’ambizione: hanno a che fare con qualche emozione radicata che preme per sciogliersi in un luogo situato lontano, in alto. Una scalata continua che offre visioni ampie, dove ogni vetta è immediatamente superata da un’altra, più alta, più avvincente. Una musica che è una continua esplorazione musicale, spaziale, emotiva e che nonostante sgorghi da qualcosa di molto potente, conserva intatta una delicatezza espressiva che si rivela nella perfetta misura del gesto musicale. Una grande consapevolezza – di sé, del proprio strumento, dei compagni sul palco – che dà vita a una musica vibrante dove parlare di virtuosismi sarebbe banale. Qui regnano un’eleganza e un equilibrio tra i tre componenti dove ognuno dei loro talenti trova la collocazione giusta, che è sempre entusiasta e estremamente armoniosa. Perché questa musica che in un solo pezzo sa virare attraverso tessiture musicali opposte – dal funky alla new wave, dalla classica con punte drammatiche al rock, quello vero – senza soluzione di continuità, è un accordo che supera qualunque giustapposizione, con sempre più energia. I confini del teatro che li ospita si espandono e la perfetta confidenza che c’è tra loro è manifesta e innegabile. Il pubblico apprezza, entusiasta. Spoleto feels like home dice verso la fine il pianista, Michel Reis. E sembra proprio così.
Il trio Reis/Demuth/Wiltgen è composto da: Michel Reis al piano, Marc Demuth al basso e Paul Wiltgen alla batteria.
Sara Costanzi