Cerca
Close this search box.

La Sala delle Armi del Palazzo Comunale di Foligno: storia, gloria e blasoni delle antiche famiglie del passato, ricercatori in azione

Foligno

FOLIGNO – È il simbolo della città e non solo perché rappresenta la sede della maggiore istituzione, ma anche perché incarna la storia e la cultura di Foligno: è il Palazzo Comunale, affacciato oggi su quella che si chiama Piazza della Repubblica, ma che in passato è stata la Piazza Grande, intorno alla quale praticamente da sempre sono presenti i simboli del potere civile e di quello religioso. La Civica Residenza racchiude anche un tesoro d’arte che racconta le antiche dinastie folignati, tramandandone stemmi e motti secondo le puntuali regole dell’araldica. Ad approfondire la conoscenza sulla Sala delle Armi, incuneata tra la prestigiosa Sala del Consiglio Comunale, la Sala dei Gonfaloni e la Sala del Sindaco (un tempo Sala dei Matrimoni) è stata la professoressa Anna Maria Rodante, ricercatrice ed esperta di araldica, che per l’Accademia Fulginia di Lettere Scienze e Arti di Foligno ha compiuto nell’ambito delle ricerche che si stanno portando avanti intorno alla figura di Alessandro Barnabò, vissuto tra il 1715 e il 1779.

L’interessante sta nel fatto che questo erudito folignate è colui che ha redatto il famoso ed affascinante manoscritto F-54-5-69 conservato nella Bibilioteca Comunale, nel quale sono descritti i blasoni delle famiglie nobili della città da lui stesso censite attraverso un lavoro certosino. Lavoro che è poi servito per realizzare la decorazione pittorica nella Sala delle Armi del Palazzo Comunale firmata dall’artista del tempo Vincenzo Simonetti: “Sala che è la proiezione materica della sua appassionata attività di ricercatore di notizie, di immagini, di luoghi che conservano la memoria delle Armi delle famiglie nobili – ci spiega la professoressa Anna Maria Rodante – il prezioso manoscritto di Alessandro Barnabò è propedeutico alla sontuosa parata. Questo documento attraverso le due colonne, le letture blasoniche, le aggregazioni al Consiglio, riservato solo alle persone di antica e provata nobiltà, elenca ben 253 casati in ordine alfabetico. Di queste, per 141 Barnabò blasona lo stemma e fornisce notizie, per 76 dà notizie ma non presenta lo stemma, di 28 appare invece il posto in bianco”. Nomi che rimandano per molti casi ad altrettanti palazzi nobiliari di Foligno, di cui è ricca e che hanno contribuito a farla definire la “la città dei Palazzi”. “Il tempo e le vicende che si sono succedute poco hanno alterato l’iniziale struttura della Sala delle Armi – sottolinea ancora la professoressa Anna Maria Rodante – un unico modello di scudo, lievemente accartocciato ed inclinato ora a destra, ora a sinistra. Un cartiglio sottoposto contiene il nome… Su ogni scudo sovrasta l’elmo, che il pittore ha dipinto senza preoccuparsi delle rigide prescrizioni dell’araldica circa l’attribuzione di questo elemento ad un’Arme. Una ricca e variopinta pennacchiera talvolta cede il posto al cimiero ovvero alla sovrapposizione sull’elmo della figura araldica tratta dallo stemma”. La professoressa Rodante, con la precisione che le è propria, ha presentato i dettagli di questa ricerca nel corso del Ragguaglio Accademico che il sodalizio guidato dal professor Fabio Bettoni ha promosso nei giorni scorsi a palazzo Candiotti proprio su “Cultura e culture nel Settecento di Alessandro Barnabò (1715-1779)”, durante il quale è stato possibile ascoltare anche le relazioni di altri studiosi dell’Accademia Fulginia di Lettere Scienze e Arti di Foligno.


In tema di decorazioni del Palazzo Comunale folignate, vale la pena ricordare che di grande interesse è pure l’apparato della Sala Consiliare realizzato da Mariano Pievittori nel 1886-87 con tre grandi illustrazioni storiche: il capitano folignate Robacastelli alla difesa di Milano nel 1158; il giovinetto Federico II affidato al Comune di Foligno per la sua educazione; Colomba Antonietti muore nella difesa di Roma nel 1849.

Articoli correlati

Commenti