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La rinascita di Stifone, piccolo borgo lungo la via Ortana

TERNI – Stifone può costituire un caso di studio molto interessante sotto diversi aspetti: storico, naturalistico, idro-geologico, turistico. Sono numerose le peculiarità che fanno di questo luogo un caso particolare e ricco di fascino. Fino a qualche anno fa Stifone era un borgo semi sconosciuto lungo la via Ortana, lo segnalavano giusto un paio di cartelli arrugginiti. L’opinione più diffusa localmente era che non ci battesse mai il sole e che fosse pieno di zanzare. Lentamente ma inesorabilmente, Stifone, è diventato una meta turistica, ma non ci si deve sorprendere, perché questo borgo è un incanto e era solo questione di tempo. Così, contro ogni vecchia diceria e nonostante nel borgo non ci sia neanche un punto informazioni, né un piccolo ristoro, Stifone, ha cominciato a attirare sempre più persone. Prima alla spicciolata, quando si vedeva qualche turista aggirarsi con l’aria sorpresa di chi ha appena scoperto un tesoro, poi a gruppi via, via più numerosi, chi per una passeggiata, chi per un tuffo o un pic nic vicino alle sponde. Stifone dove le vie non hanno un nome – qui è tutto via Stifone Centro, dove da sempre i gatti sono particolarmente benvoluti e le donne sorprendentemente longeve – un po’ per gli effetti benefici dell’acqua, un po’ per la protezione della Patrona donna, Santa Marina – è diventato una delle principali attrazioni del territorio.

 

 

A sopperire le mancanze dei servizi di prossimità di cui sopra, qui ci sono gli abitanti, che al momento sono circa quaranta e che con un impegno infaticabile, curano con amore questo luogo, tagliando erbacce, sistemando muretti, pulendo vicoli, strade e cestini, piantando fiori, creando bellezza come possono e fornendo informazioni ai turisti. Va detto che anche il Comune di Narni negli anni, si è impegnato: ha sostituito il vecchio ponte traballante, con uno nuovo e sicuro. E Le Mole, poco più avanti, dall’altra parte della strada, che un tempo ospitavano una scoscesa distesa di cemento lungo l’argine, sono state dotate di un grande solarium di legno, molto più comodo. Oggi, che il caso Stifone è in piena esplosione – in buona parte, sembra, da quando anche Selvaggia Lucarelli l’ha scelto per un bagno gelido un paio di anni fa – finalmente, c’è una navetta in funzione, che dal due giugno scorso evita, almeno in parte, il parcheggio selvaggio e spesso pericoloso, lungo la strada Ortana.

A febbraio, Stifone era stato candidato al favoloso PNRR da venti milioni per i borghi, un bando, ci dicono gli abitanti, per il quale sono stati interpellati dall’Amministrazione comunale, a pochissimi giorni dalla scadenza e tutti qui, si sono tutti prontamente mobilitati fissando immediatamente la prima riunione. Perché questa, va sottolineato, è una comunità propositiva, dove le persone che ne fanno parte non solo sono i custodi di Stifone, ma hanno dalla loro parte un concentrato di professionalità e esperienze di valore, che avrebbero senz’altro potuto venire valorizzate in sede progettuale.

Nonostante i migliori auspici, alla fine il bando del PNRR è stato vinto da Cesi ma il Comune di Narni  continua a impegnarsi con Stifone, per cui ha appositamente creato un brand: Stifone e le sue gole, in partnership con Blu Est Travel & Tours, un’agenzia di viaggi che ha sede a Caorle, in provincia di Venezia. Nella promozione di questo brand sono state già realizzate due attività guidate da abitanti di Stifone: l’artista Giulio Cesare Gabolini e l’operatrice olistica Alice Casco, a cui hanno partecipato un discreto numero di persone. Gabolini è un maestro dell’acquerello che con “Bottega Stifone” propone incontri, che si terranno a cadenza bisettimanale, in cui guiderà le persone in un’esperienza di pittura en-plein-air lungo le sponde del Nera, alla scoperta delle molteplici possibilità espressive di questa complessa tecnica. Alice Casco, con “Inner Bridge” sta realizzando una serie di attività legate al benessere psico-fisico con esercizi pratici di ascolto del corpo, visualizzazioni guidate e molto altro in connessione con gli elementi naturali. “Le prime esperienze sono state molto belle e variegate” ci racconta. Gli incontri si tengono ogni sabato mattina dalle 9:15 alle 11:15 sotto al Ponte di Augusto e dureranno per tutta l’estate. Casco ha anche altre attività in programma, che spera di portare nel borgo di Stifone e che presto divulgherà.

Entrambe, sono esperienze con cui il Comune punta a rivalutare l’area attraverso il turismo sostenibile e a basso impatto. Eppure, se in un qualunque fine settimana estivo si decidesse di fare un giro a Stifone, si noterebbe subito una situazione leggermente diversa. Le transenne che sbarrano i due ingressi carrabili, messe appositamente per garantire l’ingresso e la possibilità di parcheggio ai residenti, vengono puntualmente spostate. Moto e motorini, sfrecciano dentro al borgo e quel decoro, quella resilienza che fanno intrinsecamente parte del dna stifonese, vengono messi a dura prova dall’inciviltà di quanti sembrano ignorare l’uso dei comuni cestini.

 

 

Quando gli abitanti di Stifone hanno saputo che Vivo Umbria avrebbe realizzato un servizio sul borgo, non solo si sono resi disponibili ma hanno creato un piccolo gruppo spontaneo di accoglienza. Durante l’incontro, ci ha raggiunto anche Giuseppe Alcini, l’imprenditore che con la sua Opere srl, è nell’Ati che ha preso in gestione i cinque attrattori turistici – Rocca Albornoz, Palazzo dei Priori, Museo Eroli, San Domenico e Teatro Manini – messi a bando dal Comune di Narni. Alcini ha conosciuto gli stifonesi proprio in occasione della mobilitazione per il PNRR e da allora è diventato un interlocutore della comunità. L’aria che tira è che a Stifone stia iniziando qualcosa e che questa estate sarà il banco di prova per quel qualcosa. Stifone, ha le potenzialità per diventare una buona pratica dove l’iniziativa dal basso, possa incontrare l’accoglienza e il sostegno da parte delle Istituzioni. A partire da cose essenziali – come la viabilità e i parcheggi – con il fine di preservare questo borgo, dove la magia è in ogni millimetro. In questo senso, le due esperienze promosse da Comune e Blu Est in collaborazione con Gabolini e Casco, possono rappresentare un seme verso la creazione di questa pratica virtuosa.

Nella piazza del borgo, quella con le pietre bianche che a terra disegnano un sole, c’è la bellissima chiesa di Santa Marina. Una chiesa che al suo interno conserva opere di pregio e che è sempre stata frequentata. Poco prima che scoppiasse la pandemia, due anni e mezzo fa, è crollato il tetto e da allora la chiesa, ormai inagibile, è rimasta chiusa. I lavori sono iniziati con grande ritardo, sicuramente anche per cause comprensibili legate al Covid. Quando finalmente sembrava che tutto procedesse per il meglio, i lavori si sono fermati, ormai oltre un mese fa. Quel che resta, al momento, è una catasta di materiale edile. Per pura coincidenza, il giorno in cui è stato realizzato questo servizio, era il 17 luglio, quando cade la celebrazione di Santa Marina. Quando, fino a qualche anno fa, finita la messa, si cenava insieme in piazza e ognuno portava qualcosa. Musica inclusa.

 

 

 

 

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