TERNI – La cattedrale di Santa Maria Assunta, edificio sede vescovile, ci attende per questo itinerario di visita, in un periodo come questo, di festività natalizie. Dove l’albero già troneggia al centro della piazza e il presepe è in allestimento nel transetto. L’ edificio oggi si presenta, dopo i lavori eseguiti tra il ‘500 e ‘600 in tutto il suo splendore. Progetto forse di Giandomenico Bernini. Edificata su resti della sepoltura del vescovo Sant’Anastasio. Il porticato fu realizzato alla metà del ‘600 dal cardinale Rapaccioli. Interessante l’organo, attribuito al Bernini mentre l’altare maggiore, in marmi policromi del ‘700 su disegno del Murena, allievo del Vanvitelli. Qui viene venerata la reliquia del “preziosissimo Sangue“. Ma la cosa più interessante che ha suscitato polemiche e prese di posizione da parte della critica d’arte e del mondo accademico, è senza dubbio il dipinto situato nella controfacciata – è stato realizzato nel 2007, dal pittore argentino Ricardo Cinalli – , una “resurrezione” alquanto singolare, dove il significato pittorico cozza (per alcuni critici), con il messaggio cristiano. Nell’affresco, commissionato dall’allora vescovo di Terni Vincenzo Paglia e sostenuto dal parroco della cattedrale don Fabio Leonardis (scomparso) sono ritratti entrambi nel dipinto. In sintesi ecco la descrizione dell’opera del Cinalli: in alto la mano di Dio che dà il via alla raffigurazione dove una interminabile processione entra nella Gerusalemme celeste. La via è Gesù che solleva coloro che hanno risposto all’offerta del suo amore, aggrappandosi alla rete della sua misericordia per tutti, indistintamente.
Qui il Cinalli ha voluto rappresentare tutte le povertà esistenziali. La descrizione è lasciata alla interpretazione di chi guarda il dipinto, caratterizzato da corpi nudi o seminudi, in atteggiamento di sofferenza. I corpi escono dalle fosse, si attorcinano tra loro, si disperano, si abbracciano, si sostengono. E’ un turbinio di purezza e voluttà, di amore, compassione, miseria di una umanità, che cerca disperatamente con i suoi peccati e debolezze di redimersi e sperare, intrappolati e trascinati nella rete dallo stesso Gesù. Nel dipinto sono stati presi a modello, (come ha affermato lo stesso Cinalli in una intervista) trans, omosessuali, ladri, spacciatori. Lo stesso volto del Cristo e quello di un “parrucchiere” locale: insomma gente comune, gente di strada. Sei sono gli angeli, posti ai lati, tutt’attorno, vestiti di rosso, verde e chiaro. Aprono le tende come se fosse un sipario su quel palcoscenico apocalittico. Gli angeli autentici mostrano le ali, hanno il volto austero, inespressivo, ma dallo sguardo profondo e penetrante espresso dagli occhi. Ricardo Cinalli, come detto, argentino, cittadino, londinese ma di origini italiane, è nato il 3 aprile del 1943, che ha fatto della sua diversità un motivo di espressione artistica fino a condurla in un contesto religioso di una impareggiabile bellezza.