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La Regione non convoca il Tavolo della cultura. Adu: “Non possiamo più aspettare”

PERUGIA – Si aspettavano che dopo il sospirato annuncio ci fosse il lieto evento. La convocazione del Tavolo della cultura umbro non c’è stata. Doveva servire a tracciare il presente e il futuro di migliaia di lavoratori della nostra regione che con il blocco degli spettacoli dal vivo e le chiusure di teatri e quant’altro sono allo stremo delle loro forze. Tant’è che oggi Adu, Attori Attrici Danzatori Danzatrici dell’Umbria hanno impresso un numero, il 99, nella pagina Facebook dell’Associazione (nella foto di copertina).
Indica i giorni trascorsi “dall’ordinanza regionale che vieta lo svolgimento di attività all’interno delle sedi delle associazioni che, contrariamente a quanto si pensi – spiega Adu -, non sono solo luoghi di attività ricreative, ma anche luoghi di lavoro”. E l’Associazione spiega: “Dopo il nostro ultimo incontro con l’assessora Paola Agabiti Urbani, ci siamo sentiti in dovere di rispettare i tempi e il lavoro della Giunta Regionale. Ma ora non possiamo né aspettare tempo né ascoltare ulteriori parole.
Abbiamo bisogno di azioni concrete.
Abbiamo bisogno di questo tavolo promesso per la ripartenza.
Abbiamo bisogno di rivedere immediatamente l’ordinanza del 24 ottobre 2020, che, nei fatti, discrimina e danneggia drammaticamente un intero comparto di lavoratori.
Sono passati 99 giorni dall’ordinanza regionale che vieta lo svolgimento di attività all’interno delle sedi delle associazioni che, contrariamente a quanto si pensi, non sono solo luoghi di attività ricreative, ma anche luoghi di lavoro.
Molti professionisti del settore spettacolo della Regione Umbria non hanno la possibilità di accedervi per proseguire, nemmeno in sicurezza e in assenza di pubblico, il loro lavoro di ricerca, studio, prove, progettazione, preparazione.
Siamo disponibili a rispettare ogni protocollo di sicurezza. Ma vogliamo farlo in modo legittimo. Noi siamo pronti.
La Regione Umbria – si chiede Adu –  è pronta a riconoscere e legittimare il nostro lavoro?”.

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