PERUGIA – A stretto giro di posta è stata la posta dalle dichiarazioni di Tommaso Bori sui pazienti Covid trasferiti a Roma, arriva la risposta scritta della presidente Donatella Tesei che pubblichiamo.
“Non è mia abitudine rispondere alle polemiche messe in campo da esponenti dell’opposizione – scrive Tesei – soprattutto quando sono strumentali. Ma, in considerazione del mio ruolo di vertice di una Istituzione pubblica, è necessario che faccia chiarezza in merito ad alcuni episodi che non corrispondono alla verità dei fatti e che rischiano, al solo scopo di ritorno propagandistico personale, di creare un procurato allarme nella nostra comunità, già fortemente provata da un anno di pandemia, e di screditare l’operato di seri professionisti della Sanità che ogni giorno, loro sì, sono in prima linea.
La nota stampa secondo la quale ‘dall’Azienda Ospedaliera di Perugia alcuni pazienti sono stati trasferiti fuori regione per mancanza di posti di terapia intensiva’ non ha alcun fondamento di verità.
I due trasferimenti a cui si fa cenno, avvenuti rispettivamente il 28 febbraio e il 3 marzo con destinazione Policlinico Gemelli e Sant’Andrea di Roma, hanno riguardato due pazienti di 56 e 48 anni che erano già da tempo ricoverati in terapia intensiva a Perugia, ma che a causa della particolare gravità del quadro clinico, legata a vari fattori, non rispondevano alla terapia intensiva standard e pertanto, al fine di migliorare l’ossigenazione tissutale, è stato deciso di utilizzare l’ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation) con la necessità, per metterlo in atto, del trasferimento nelle due strutture romane. Per tale motivo è stata attivata la CROSS di Pistoia per la gestione del trasporto. Tutto questo per dare una ulteriore chance a pazienti, tra l’altro di giovane età, “not responder”. Il trasferimento dunque non è avvenuto per mancanza di posti in terapia intensiva, come si afferma per screditare la sanità regionale, visto che i due pazienti – sottolinea Tesei – erano già ricoverati in quel reparto. Ma si sono invece seguite le attuali linee guida ELSO (Extracorporeal Life Support Organization) che raccomandano l’invio di pazienti in quelle specifiche condizioni presso centri con determinate caratteristiche.
Così come, parlando dell’ospedale da campo, si continua ad affermare, senza riscontri ufficiali, che la struttura “è arrivata a costare tra i 3,5 e i 4 milioni di euro di risorse pubbliche” quando invece attraverso i documenti è facilmente riscontrabile che il costo è stato leggermente inferiore ai 3 milioni di euro e finanziato interamente dalla Banca d’Italia. E’ ben accetto – conclude la presidente Tesei – il confronto così come è legittima la critica politica che non possono, però, basarsi sulla manipolazione della verità dei fatti”.