ASSISI – Ci si inerpica su per una strada tortuosa fra i boschi tra Nocera Umbra ed Assisi: lo scenario si associa ad una dimensione di tranquillità fra le sfumature dei verdi dei faggi, delle querce, dei lecci. Si arriva ad un’oasi con varie strutture perfettamente integrate all’ambiente che accolgono gli ospiti e i membri di Ananda, il centro spirituale che dagli insegnamenti del suo fondatore trae ispirazione per tracciare itinerari per una pacificazione con se stessi e gli altri, spesso per ripensare la propria vita in base a principi di empatia con il creato.
Non a caso l’iniziatore, lo yogi indiano Parahamsa Yogananda, da cui deriva la diffusione dell’antica scienza del Kriya Yoga e autore del best seller Autobiografia di uno yogi, guardò con molta attenzione a San Francesco con cui condivideva l’idea di pacificazione, ma anche quella di un angolo di visuale che partiva dalla trasformazione del proprio Io profondo per abbandonare l’egolatria e ogni tipo di violenza e per abbracciare in pieno l’esistenza, comprese le sofferenze e la morte, viste non come termini, ma come inizi di trasmutazione di se stessi. Al di là dei consensi e delle adesioni che Ananda ha ricevuto nel corso di una cinquantina d’anni di storia in tutto il mondo partendo nel 1968 dalla California e dal 1986 da Assisi, al di là della temperie culturale e sociale che investì il pianeta con il movimento hippie alla base dell’irenismo e della ferma condanna ad ogni forma di guerra e al di là che anche i Beatles presero a riferimento Yogananda come guida spirituale che appare anche nella copertina del capolavoro del quartetto di Liverpool Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, e che ispirò anche uno dei più complessi lavori degli Yes, Tales from Topographic Oceans, Swami Kriyananda, continuatore degli insegnamenti di Yogananda, ha proseguito nel lavoro di sintesi tra Oriente e Occidente, tra Induismo e Cristianesimo attraverso la pratica della meditazione e la diffusione di principi e indicazioni per l’autorealizzazione del Sé. Tra cui l’arte, intesa come momento di valorizzazione della bellezza sia interiore di ogni individuo che proiettata verso l’esterno o verso l’alto alla ricerca di un “contatto” con il divino. Spiega Dana Lynne Andersen, direttrice dell’Accademia d’arte, creatività e consapevolezza che fra gli Stati Uniti e Assisi dà vita a varie iniziative legate alla danza, il canto, la pittura, la scultura con l’argilla, il collage, la poesia, la musica, il teatro per i circa cento ospiti della comunità, ma aperta ai contributi esterni di professionisti e non, che l’Italia è la “culla” della bellezza nel mondo e che la sua “mission” personale si fonda sulla valorizzazione delle potenzialità individuali e sulla riscoperta del bambino interiore che è in ognuno di noi in relazione allo stupore che siamo in grado di provare nello stabilire una connessione con le forze cosmiche e con la forza creativa, scevra da ogni tipo di mercificazione dell’arte.
Dal 2010 Dana Lynne ad Assisi si ispira alla meditazione per “creare un canale di comunicazione con il divino” e invita i suoi allievi a sentirsi liberi di esprimere la propria creatività. Monica, ad esempio, ha cominciato con la meditazione a intensificare la sua attività di pittrice e a dipingere con più intensità, da qualche tempo realizza degli accuratissimi mandala (acrilico su carta), frutto di un lavoro certosino. “La mia mente – afferma Monica Picilocchi – quando dipingo i mandala è silenziosa, ma il bello di questa attività e che alla fine del lavoro dopo tre-quattro ore non sento alcuna manifestazione di stanchezza, anzi, al contrario dalla mia mente si diffonde uno stato di assoluta calma”. I mandala di Monica sono esposti insieme ai lavori di molti altri allievi e ai contributi di altri artisti nel centro espositivo che dista un centinaio di metri dall’oasi di Ananda, un centro attrezzatissimo per ogni tipo di attività creativa che è nato nella sua attuale articolazione, una decina di anni fa. Dunque creatività e ispirazione sono tra i principi basilari di Ananda e la stessa genesi del centro di Ananda dà spunti di riflessione su quanto i seguaci di Kriyananda facciano riferimento alla propria empatia anche per assumere decisioni importanti, come appunto stabilire, 33 anni fa, quale fosse il luogo più adatto per edificare le strutture del centro spirituale: “Arrivarono qui quattro persone scalze – ricorda Angelo Covarelli – e mio padre, nonostante sia un uomo un po’ burbero e diffidente, diede loro fiducia e li assecondò nel loro progetto di edificare un centro spirituale. C’è da dire che qua una trentina di anni fa, non c’era nulla e vedere ora questo fiorente centro ha qualcosa di miracoloso”.