TERNI – La porta delle terre Arnolfe è senza dubbio Rocca San Zenonee questo è attestato non solo dalla sua struttura di castello di Poggio, ma anche dalle sue testimonianze architettoniche fuori e dentro il paese. Le torri cilindriche, avanzi di un più articolato tracciato, dato da mura perimetrali, andato perduto nel corso dei secoli, causato dagli agenti atmosferici, terremoti, ma anche dall’edilizia selvaggia in ampio contrasto con l’ antico. Le torri cilindriche altomedievali costituiscono un insieme di strutture di controllo e difesa della città. Belle, si ergono maestose sul dirupo tra rocce e boschi, quest’ ultimi deturpati da un incendio che ha inghiottito una buona parte di macchia mediterranea. Ancora oggi, Rocca San Zenone, che deve il nome al Santo Protettore, ha il suo fascino e molte sono le suggestioni che si provano varcare in tarda serata i vicoli e le piazzette interne.
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Ci si immerge nella storia consapevoli di raggiungere lo studio di un pittore amico che ha lì la sua splendida dimora, ossia Paolo Antonini e la consorte Donatella. Aria e atmosfera di altri tempi.
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Ci si ferma sotto gli archi millenari, ci si scorge da quelle finestre munite di feritoie, dove gli avi condottieri hanno difeso con strenua forza la comunità. Tutto misteriosamente bello. Tutto silenziosamente dorato come l’ atmosfera che ci rapisce al rintocco di un vecchio orologio che giunge sornione da una finestra spalancata; tutto magico alla Rocca mentre corre veloce un treno. E’ ora della cena.