Oggi 21 novembre è la giornata dell’albero.
Secondo Legambiente sono più di 500 le iniziative in tutta Italia che porteranno alla messa a dimora di circa 3500 alberi, partendo dal Vesuvio dove ne verranno piantumati circa 300 per cercare di risanare in parte l’incendio del 2017.
A Perugia Coscienza Verde organizza domenica 24 novembre la Festa dell’Albero, un pomeriggio nel corso del quale verranno piantati 15 alberi da frutto all’interno della proprietà di Villa Taticchi a Ponte Pattoli, mentre a Bastia, nell’area verde pubblico di via Trasimeno del quartiere XXV Aprile, sarà piantato oggi un piccolo esemplare di Ginkgo Biloba donato all’amministrazione comunale da un’azienda del territorio con la volontà di diffondere “un messaggio di sensibilizzazione al rispetto per l’ambiente che ci ospita e per vivere insieme una giornata all’insegna dell’impegno civico”.
Potrebbe essere l’occasione per uscire ed andare a conoscere uno dei numerosi alberi monumentali presenti nella nostra regione: il Leccio secolare dell’Eremo delle Carceri di Assisi dove secondo la leggenda sarebbe avvenuta la predica di San Francesco agli uccelli, il millenario Ulivo di Bovara di Trevi, la Sequoia di trenta metri a Spoleto o i Lecci di San Pietro e Santa Giuliana a Perugia.
Tutti sono stati censiti dalla regione e trovate la lista con la mappa qui: http://www.alberi.regione.umbria.it/vedi-gli-alberi
Se non si ha voglia di uscire l’evento potrebbe essere celebrato leggendo un libro come ad esempio “L’Uomo che piantava gli Alberi” di Jean Giono, racconto che narra la storia dell’incontro tra lo scrittore ed Elzéard Bouffier, semplice pastore che in totale silenzio e solitudine compie l’impresa di piantare centomila alberi, una storia dolce sul rapporto tra l’uomo e la natura e di “come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione”. Oppure perdersi tra le pagine di “La Donna Abitata” della scrittrice nicaraguense Gioconda Belli dove l’albero di arancio piantato nel giardino della protagonista Lavinia diventa esso stesso protagonista in quanto dimora di Ytzà, una guerriera vissuta secoli prima ai tempi dell’invasione dei conquistadores spagnoli che compenetra e vive nell’anima di Lavinia.
Se non avete voglia di leggere potreste farvi rapire dal fantasmagorico universo di Avatar popolato da Kelutral, gli “albericasa”, da Utraya Mokri, l’albero delle voci che connette il popolo di Pandora ai suoi antenati e da Vitrautral l’Albero delle Anime che ha la capacità di estrarre le sue radici dal terreno e usarle per connettersi al sistema nervoso di una qualunque creatura vivente.
Potrebbe essere il giorno giusto per sapere che gli alberi sono sopravvissuti alle ere glaciali migrando: no, non camminando come gli Ent del Signore degli Anelli ma seguendo un processo lungo e continuo secondo il quale con il raffreddamento climatico tutta la vita si ritirò verso sud. La prima a ricolonizzare le foreste del nord Europa fu un albero solo all’apparenza fragile: la Betulla, considerata albero dell’inizio, che sparge i suoi semi nel vento per diffondere la vita. La Betulla seguì il ghiaccio che si ritirava all’inizio del decimo millennio avanti Cristo, si fece strada nelle paludi e nelle tundre solitarie ed è considerata la più antica delle specie arboree, seguita dal Pino.
Oppure potrebbe essere lo spunto per riflettere su come da sempre l´albero sia presente nelle culture di tutto il mondo come simbolo eterno della vita e della creazione: nel mito il punto zero della vita, si sviluppa in una linea che diventa l’axis mundi, l’asse del mondo che si trasforma poi in albero cosmico o albero della vita.
L’albero è specchio e immagine del mondo, collegamento tra regni di esistenza che altrimenti non si sarebbero mai incontrati: il misterioso mondo delle radici, sede di ombre, morte e rinascita, quello superiore della chioma, casa di esseri divini e la “terra di mezzo”, il mondo conosciuto e abitato dagli uomini. L’albero è anche simbolo antropomorfo, rappresentazione dell’uomo nelle sue tre dimensioni: quella della propria incarnazione e del contatto con le proprie radici, quella dello slancio verso l’assoluto e alla trascendenza e quella centrale, sede dell’apertura all’altro, dimensione della comunione con i suoi simili, dove il cuore/tronco si pone come chiasmo, punto di incontro e collegamento con l’infinito.
Sono tanti i motivi per cui dovremmo celebrare e rispettare gli alberi, talmente ovvi che non vale nemmeno la pena descriverli.
In questo momento in Australia, in California, in Amazzonia, in Siberia e in Alaska, milioni di alberi stanno bruciando. E con loro il futuro di tutti noi.
Pensiamoci.