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La demenza senile si può combattere con l’intelligenza artificiale: gli studi di UniPg

PERUGIA –  Con l’invecchiamento della popolazione il numero di persone che si ammala di demenza sta progressivamente crescendo. E sappiamo che l’Umbria è una regione di anziani. Attualmente non ci sono ancora terapie farmacologiche efficaci in grado di curare la demenza senile ma da numerose evidenze scientifiche appare sempre più chiara l’importanza di agire precocemente su vari fattori di rischio per poterla prevenire. Il progetto europeo Lethe sta elaborando un modello personalizzato per il riconoscimento precoce e la riduzione di questi fattori grazie all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico. Tra le ricerche e gli studiosi che ci stanno lavorando, c’è la sezione di Gerontologia e Geriatria del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia, diretta dalla professoressa Patrizia Mecocci (nella foto di copertina).  

La professoressa Patrizia Mecocci

 “Scopo di questa ricerca innovativa – spiega la professoressa Mecocci – è quello di creare un sistema di monitoraggio ‘intelligente’ e ad alto contenuto tecnologico in grado di aiutare il soggetto anziano a migliorare il proprio stile di vita attraverso modalità molto personalizzate e per questo più adeguate alle esigenze e ai gusti di ogni persona. Fare prevenzione per impedire l’insorgenza di disturbi cognitivi, quali la perdita della memoria, si può e si deve fare. Oggi – prosegue la scienziata – la tecnologia ci aiuta in maniera efficace, con sistemi poco intrusivi o invasivi, indicandoci quali sono le attività più adatte per il controllo della salute e per impedire la comparsa di patologie gravi. Sono molto felice ed entusiasta che l’Università degli Studi di Perugia faccia parte di questo progetto, che apre prospettive nuove nella lotta contro la demenza – conclude la professoressa Mecocci – e soprattutto apre alla città di Perugia e alla Regione Umbria anche la possibilità di entrare nell’ambito della grande rete internazionale di centri di ricerca e cura per le demenze e la fragilità nell’anziano, il ‘World Wide Fingers’. Mi auguro, quindi, che questo sia solo il primo passo per un’attività molto più ampia, in grado di coinvolgere varie figure istituzionali, al fine di proporre percorsi di salute ad una popolazione sempre più anziana come quella umbra”.  

Il progetto quadriennale Lethe, finanziato con sei milioni di euro nell’ambito del programma di ricerca europeo Horizon 2020, vede coinvolti centri clinici specializzati nella prevenzione, diagnosi precoce e cura delle demenze – insieme alla Gerontologia e Geriatria di Perugia, ne fanno parte la clinica Neurologica dell’Università di Vienna, il Karolinska Institutet di Stoccolma e l’Istituto Finlandese per la Salute ed i Servizi Sociali di Helsinki – e centri tecnologici di ricerca avanzata sui modelli di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico.  

 

 

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