Cerca
Close this search box.

La Croce del pellicano di Sant’Eutizio è tornata al suo antico splendore

PRECI – Torna, come si è soliti dire, al “suo originario splendore” la Croce del Pellicano che dal 1956 troneggiava sull’altare maggiore della chiesa dell’Abbazia di Sant’Eutizio a Preci fino a quel fatidico giorno, quando la forte scossa tellurica del 2016, la frantumò in trenta pezzi.

Raffigurante il Cristo Crocifisso, la croce è detta del Pellicano perché mostra nel tabellone centrale in alto un pellicano dentro un nido che con il becco si stacca la pelle dal collo: rifacendosi ad un passo delle scritture (Fisiologo). Come detto, la monumentale croce fu  portata al centro di Santo Chiodo come prima collocazione post sismica, successivamente nei laboratori a Roma del Vaticano. E’ composta da una tavola sagomata con quattro terminazioni trilobate e tabellone centrale, rettangolari, e lungo tutto il perimetro è contornata  da una cornice dorata. La tecnica è tempera su tavola. L’opera fu realizzata al tempo dell’abate Epifanio dell’Alemagna 1450-1478. Lo Gnoli lo attribuisce a Domenico di Giacomo da Leonessa mentre Francesco Santi  lo attribuisce a Nicola di Ulisse da Siena 1452 – 1472.

Un’opera grandiosa e assai preziosa non solo per la qualità della resa, ma soprattutto per la devozione popolare e il significato profondo che rappresenta. Il pellicano è il simbolo del sacrificio di Cristo e attributo della carità. Il pellicano è uno degli animali più rappresentativi nella simbologia cristiana.  Un animale che ha un duplice significato: da una parte simbolo di Cristo e del Cristiano in quanto in grado di rigenerarsi e nel suo fissare direttamente la luce del sole l’allusione alla resurrezione, dall’altro incarnazione del male in quanto rapace e sanguinario.

Articoli correlati

Commenti