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La classica incontra il jazz al Castello di Postignano con Fiorella Rambotti, Monica Fagioli e Lorenzo Brilli

VALNERINA – Il ricco festival di poesia, arte e musica Un Castello all’orizzonte 2023  prosegue a Postignano, piccolo e delizioso borgo della Valnerina, con un’interessante e insolita proposta della musicista e storica della musica Fiorella Rambotti. Pianista folignate che vanta una lunga esperienza sia come solista che in gruppi da camera, spesso si è cimentata in composizioni poco eseguite in un percorso di ricerca, riscoperta e diffusione di lavori musicali meno noti ma di grande spessore artistico.

La Rambotti in occasione del festival di Postignano ci ha illustrato il progetto Jazz in Classico che la vedrà protagonista sabato 2 settembre alle 18

 

Una solida formazione classica accompagnata da un grande interesse per repertori particolari che esulano dai tipici programmi dei pianisti di musica “colta”. Come sei arrivata al progetto Jazz in Classico?

Nel 1996 il chitarrista Leopoldo Calabria mi propose di suonare il Concerto per chitarra classica e piano trio jazz (pianoforte, contrabbasso e batteria) del compositore francese Claude Bolling. Lo studio di questo lavoro che mescola gli elementi classici ad quelli jazz mi interessò particolarmente e nel corso degli anni ho pensato più volte di riprendere quel brano e di inserirlo in un progetto più ampio che comprendesse l’integrale delle composizioni con pianoforte. Il progetto ha preso finalmente il via lo scorso anno proprio all’interno del Festival di Postignano, con il Concerto per chitarra classica (Sandro Lazzeri solista) e piano trio jazz e proseguirà sabato 2 settembre con l’esecuzione della Suite n.2 per flauto e piano trio jazz.

 

Quali sono le caratteristiche della musica di Bolling?

Bolling (1930-2020) è stato un genio della musica jazz, grande pianista e compositore di colonne sonore. Negli anni ’70 ha composto un brano per due pianoforti in cui una parte pianistica è legata alla scrittura classica mentre all’altro pianoforte è affidata una scrittura jazzistica; nel dialogo tra i due linguaggi le parti pianistiche si intrecciano senza fondersi e ogni stile, con i propri mezzi, viene esaltato nel confronto con l’altro.  Dal successo della Sonata per due pianoforti sono poi nate altre composizioni cameristiche caratterizzate dallo stesso approccio stilistico: le due Suites per flauto e piano trio jazz, e le altre per violino, per violoncello, per tromba, e il Concerto per chitarra.

Quando Bolling le eseguì si avvalse di grandi solisti del genere classico come il flautista Jean-Pierre Rampal e il violoncellista Yo-Yo Ma e questo è un particolare fondamentale; le sue composizioni, sebbene influenzate da tanti generi e contaminate dallo stile jazzistico, sono pensate per musicisti classici. E’ musica scritta ma che dà la possibilità di arricchire la parte con improvvisazioni jazz. Per me che provengo dal mondo classico è sicuramente una sfida e un modo per mettermi alla prova in un altro ambito musicale.

Bolling ha previsto che lo strumento solista possa essere accompagnato dal  pianoforte solo o dal piano trio jazz. Per il concerto di Postignano presenteremo la Suite n. 2 per flauto nella versione in trio flauto, pianoforte e batteria; con me ci sarà la flautista Monica Fagioli e il batterista Lorenzo Brilli.

 

 

 

 

La curiosità verso musiche meno conosciute ti ha portato a spaziare e ad affrontare nel tempo un repertorio poco frequentato ma ricco di fascino, quello di compositori sudamericani

Sì, ho avuto l’occasione di approfondire il lavoro dei brasiliani Ernesto Nazareth e  Heitor Villa-Lobos e dell’argentino Alberto Ginastera, musicisti “classici” che hanno ripreso colori, armonie e ritmi della musica popolare sudamericana; le loro composizioni combinano con creatività e sapienza gli elementi folklorici e quelli della musica classica. Un repertorio che mi ha appassionato moltissimo, che ho presentato spesso nei miei recital e al quale mi sono dedicata non solo come pianista ma anche nei miei lavori di ricerca come storica della musica.

 

Torniamo al programma di questa sera, la Suite n.2 per flauto e piano trio jazz

E’ un brano molto articolato, diviso in otto movimenti, ognuno con caratteristiche diverse. Possiamo sicuramente affermare che la varietà è l’elemento fondamentale; si passa dal barocco allo swing, da melodie dal sapore pop a passaggi improvvisativi jazz, da nuances dal gusto francese del primo Novecento fino ad incursioni che rimandano all’art rock dei Jethro Tull.

Ritmi e stili si avvicendano con  vivacità e naturalezza creando un susseguirsi di colori ed emozioni.

E’ una musica ingiustamente poco eseguita che coinvolge e sorprende.

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