La città di Santa Rita non si arrende al coronavirus e ci mostra le sue meraviglie archeologiche

CASCIA – In prossimità della festa di Santa Rita, il 22 maggio, che si svolgerà purtroppo quest’anno in diretta streaming su tv locali, nazionali e web), ora ci occuperemo di scoprire virtualmente la citta’ e il territorio che ha dato i natali a questa Donna speciale, sposa, madre e monaca agostiniana fino ad assurgere, dopo tanta sofferenza, alla santita’. Brevemente su Margherita Lotti, possiamo dire che e’ nata in questa bellissima parte dell’ Umbria verde, incontaminata e salubre. Margherita nasce a Roccaporena nel 1381 e morirà a Cascia nel 1457 dopo 40 lunghi anni di vita claustrale.  Figlia di Antonio Lotti e Amata Ferri “pacieri di Cristo” nelle lotte locali tra guelfi e ghibellini, ebbe due figli: Paulo Maria Mancini e Giacomo Antonio Mancini dal ghibellino Ferdinando Mancini che sarà poi assassinato in un agguato di fazione opposta. Il convento, dopo tanta sofferenza,  sarà la nuova casa di Rita  e li morirà in santita’. Fu beatificata da papa Urbano VIII e Canonizzata  nel 1900 da Papa Leone XIII. La devozione verso di lei e’ sparsa in tutto il mondo.  Dopo questa premessa,  entriamo nel vivo  con alcuni luoghi di interesse turistico e storico, di fede e tradizione popolare. La città di Cascia, spesso colpita da eventi sismici,  e’ posta a 653 metri sul livello del mare. Ha molte frazioni: Chiavano, Avendita, Civita, Fogliano, Maltignano, Ocosce, Opagna, Poggio Primo Caso, Roccaporena, Trognano, Villa San Silvestro. Domina la città dall’alto del colle di Ocosce  i ruderi del convento di Sant’  Agostino e la rocca. Nei secoli VI – V a.C. fu importante centro di insediamenti pre-romani, causa di emigrazioni regolate dal Ver Sacrum: latini casci o prischi, che scesero dalle pianure reatine lungo la valle del Corno, stanziandosi in pagi. In seguito giunsero umbri, etruschi, sabini e romani. Alcuni resti d’epoca romana, sono emersi a Piandoli, dove nei pressi “sembrerebbe” essere stata la villa di Vespasia Polla, la madre di Vespasiano, ricordata da Svetonio. Comunque la popolazione all’epoca era Sabina, legata a Roma da “foedus aequum” come cita Livio. Il territorio, inquanto, diete sostegno ai Sanniti in occasione della battaglia di Sentino, fu occupato da Curio Dentato, che impose al comando alcuni Prefetti. Qui le popolazioni parteciparono alla III  guerra punica nel 205 a.C;  nel 27  a.C. il territorio  a sinistra del Nera fu compreso nella IV regio (Sannio Sabina). Grande privilegio fu dato ai locali legionari durante l’ impero, per il valore e fedelta’. Negli anni 1799 e 1830 1956 nelle località di Fogliano, Colforcella e Tazzo furono rinvenute tombe romane, vasi fittili, bronzetti e monete di epoca repubblicana e imperiale. Pero’ la più importante e singolare scoperta archeologica fu fatta nel 1794 quando a causa di un alluvione venne alla luce una fonderia di idoletti nel territorio a sud di Maltignano per un numero di 178 monete, 146 bronzetti, vasetti di terracotta, dardi, frecce, coltelli, spiedi, armilli a forma di serpente, maniglie, orecchini, anelli, spilli, e oggetti fittili del VI-V secolo a.C.

Il museo archeologico di Cascia

Presso il museo archeologo di Cascia esposti i reperti archeologici ritrovati anche nei nuovi scavi dei primi anni del 2000 e un plastico del tempio di villa  San Silvestro.  Come struttura architettonica a scopo religioso in questo territorio e’ importante il tempio di Villa San Silvestro, la stele funeraria di Trivio, l’ara cilindrica di Santo Stefano, l’ara dedicata al dio Marte e l’ara votiva di Cerere a Ocosce; ma anche del I secolo sono le epigrafi rinvenute a Maltignano a Padule, a Collegiacone e a Giappiedi.
Villa San Silvestro, reperti del Tempio

Vale la pena parlare del tempio di Villa San Silvestro sull’altipiano di Chiavano, uno dei reperti  archeologici di epoca romana di montagna più importanti della zona a metri 991. Immerso nel verde incontaminato e’ da sempre meta di turisti ed appassionati di  escursionismo e trekking.
 
Villa San Silvestro, base di una delle colonne del Tempio

Un ampio stilobate di metri 60×20 con grande ovulo e pianetto alto circa 3 metri. In origine vi si accedeva tramite un pronao che si estendeva per un periptero diptero con due serie di colonne alte due metri. Delle colonne rimangono i plinti, alcune basi e rocchi scanalati. Le colonne interne avevano un diametro di metri 1,32 con  ventiquattro solchi di centimetri nove quelle interne di 50 centimetri (A.Fabbi). Alcune parti e reperti  archeologici sono serviti per l’edificazione della chiesa appunto di San Silvestro e per l’arredo interno come il battistero. Il periodo e’ I secolo  d.C. al periodo Traianeo 98-117. Un altro frammento del tempio e’ servito come architrave per  la chiesa di Chiavano recante la scritta POMPV.
 
Villa San Silvestro, campanile della chiesa

L’ edificio religioso di San Silvestro risulta già in essere in un documento del 1253 quando la chiesa di Sancti Sylvestri de Ocrile fu dal Vescovo di Spoleto Accorramboni data all’ Abbazia di Sant Eutizio di Preci. Questa chiesa, dopo un periodo di degrado, nel XVI secolo, fu ceduta ai Silvestrini. Il territorio fece parte, in seguito,  della signoria dei Chiavano. Interessanti all’interno della chiesa, una acquasantiera del 1577, il ciborio ligneo su modello tempietto bramantesco e la statua di San Silvestro in legno del 1600.
 
Villa San Silvestro, acquasantiera della chiesa

Suppellettili che abbelliscono  l’interno dell’edificio e rendono solenne le cerimonie religiose. Purtroppo, gli eventi sismici hanno dato un tremendo schiaffo a tanta bellezza, e molto materiale prezioso rischia di andare perso per sempre. Quindi tutto e li in quei luoghi fantastici in attesa di essere scoperti in attesa di tempi migliori.

Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.