PERUGIA – “Viiiinceeeeeròòòòò!”. E’ forse l’acuto più celebre da che romanza è romanza, e comunque è quello che più si addice in questa occasione al tenore Gianluca Terranova convinto promotore di La Bohème versione pocket da 90 minuti che debutterà il 13 settembre al Teatro Morlacchi di Perugia. Già, perché sempre per rimanere nelle … arie, “Ma per fortuna è una notte di luna…” è anche l’inedito e efficace claim dell’edizione 79 della Sagra Musicale Umbra che si chiuderà il 20 settembre toccando, oltre Perugia, Deruta, Montefalco, Orvieto, San Gemini, Scheggino, Todi. Dunque, la rassegna 2024 del più antico festival musicale regionale, promosso dalla Fondazione Perugia Musica Classica, è all’insegna di questa “scommessa” artistica. Infatti il cuore del programma è rappresentato dalla originalissima versione che di La Bohème darà Terranova, promotore peraltro da tempo del progetto Operacorto. Di questa ambiziosa produzione del Festival per celebrare i cento anni dalla scomparsa del grande compositore toscano e di “La Bohème-Bignami”e altro ancora, come nostra consuetudine, parliamo con il tenore romano.
– Maestro Terranova, prima di entrare nel merito, ci dice come si sente, che tipo di emozione prova alla vigilia di questo debutto che fa tanto discutere e incuriosisce non poco?
Provo l’emozione che suscita una sfida.
– Sfida in che senso?
Vede, quest’anno festeggio i 30 anni di carriera. In questi decenni sempre più ho visto, soprattutto in Italia, forse soltanto in Italia, la gente allontanarsi dalla lirica. Una volta si andava all’Opera perché volevi vedere Beniamino Gigli, la Callas, piuttosto che Luciano Pavarotti. Adesso, se vai all’Opera, vuol dire che sei un purista che vai ad ascoltare la composizione.
– Da dove nasce questo mal d’Opera?
Il pubblico ha bisogno di ”gladiatori”, di protagonisti veramente tali, di personaggi da amare. Ci si è allontanati dall’opera lirica perché non c’è più “il” o “la” cantante che arriva alla gente. C’è poi un’altra componente frutto di ciò che in Italia è accaduto dopo gli Anni Settanta, negli anni di contestazione, quando l’Opera era considerata solo per gente di destra, perché quelli di sinistra andavano ai festival e ai mega raduni. Però la gente per la maggior parte non sa che i soldi che l’Opera ha sempre ricevuto dallo Stato in maniera consistente, derivano dalle tasse che paga l’operaio, l’infermiere…perché sono soldi pubblici. Ma, guarda caso, sembra che l’Opera possa essere fatta solo per i turisti. E quando c’è il “pincopallino Terranova” che dice no, io voglio creare un progetto, un prodotto per far capire a tutti l’Opera senza stravolgerla, allora subito ti attaccano.
– Perché questa sua operazione è attaccata e da chi?
Perché Puccini non si tocca. E chi lo tocca Puccini? Io sto facendo un favore a Puccini. Sto facendo un favore all’Opera. Sto promuovendo l’opera. Una volta si facevano le selezioni dell’Opera, erano famose perché c’era ad esempio Martini che ne faceva lo sponsor a Milano. In queste selezioni si facevano tutte le arie, i duetti e raccontavano l’opera. Questa è una cosa che si è sempre fatta. Quindi io non è che sto stravolgendo qualcosa, sto cercando di fare un mega trailer per promuovere l’Opera.
– Mega trailer dell’Opera in che senso?
In 80-90 minuti si capisce di che parla, finalmente si comprende cos’è ’sta gelida manina, che cavolo vuole dire. Oppure la è donna mobile… perché ’sta donna è mobile? La realtà è che con un’Opera dobbiamo poter riempire i teatri. E ci possiamo riuscire: a Orvieto ho riproposto in Piazza Duomo la Traviata in 20 minuti ed è piaciuta tantissimo.
– In questo caso cosa ascolteremo?
Le arie più famose e rappresentative del capolavoro pucciniano sono “cucite” da una narrazione originale con un format che presenta allo spettatore situazioni e personaggi. Occorre rendere l’Opera un genere musicale accessibile per tornare a far amare un genere che ha fatto la grandezza della cultura italiana nel mondo”.
– Per di più questa sua “sfida” è supportata dalla Sagra Musicale Umbra…
Settantanove anni di storia hanno il loro peso, e la Sagra Musicale Umbra gode di grande considerazione a livello internazionale. Personalmente ho instaurato un bellissimo rapporto con i rappresentati della Fondazione e, in particolare, con la presidente Anna Calabro con la quale abbiamo avuto l’opportunità di incontrarci, di relazionarci e devo dire che la Fondazione si è innamorata di questa operazione. Stiamo parlando, lo vorrei ricordare ancora una volta, di una Fondazione che da sempre propone musica classica ad altissimo livello.
– Il rapporto con il maestro Enrico Bronzi?
Di totale empatia, di intesa e confronto costante. La sua direzione dell’Orchestra da Camera di Perugia è in totale sintonia con questa nostra operazione.
– Il cast vocale?
Ne ho la piena e totale responsabilità. È un cast, tranne che per alcuni che sono professionisti, che sto coltivando e ho portato a un buon livello considerando che all’inizio loro consideravano il canto alla stregua di un hobby. Vengono da me per la tecnica vocale, per mettere a posto la tecnica, perché cantare la lirica è un lavoro molto muscolare, di allenamento, di prestazione prettamente fisica. Questi cantanti che compongono il cast sono tutte persone che seguo già da 3-4 anni, e sono arrivati a un livello professionale molto alto e ai quali, come in questo frangente, sto dando una vetrina. Ovviamente non tutti studiano con me. A Perugia, al Morlacchi, in particolare dove io stesso canterò, ci sono professionisti con i quali lavoro da tempo, per esempio Yasko Sato che sarà Mimì, cantante quarantenne nota in tutto il mondo. Poi c’è Sabrina Picci che è mia moglie e che fa l’attrice da sempre e ha recitato con i grandi della prosa e oltre ad aver studiato canto. E ancora Nina Kassis che viene da New York fantastica soprano anche ed è una soprano fantastica e sarà Musetta. Detto questo e del livello del cast, voglio anche sottolineare il fatto che questa è un’operazione anche per dare una vetrina e far debuttare dei ruoli, ascolteremo anche delle voci molto belle e che però sono alla loro prima volta sul palco. Ciò coerentemente con la filosofia della Fondazione Perugia Musica Classica che punta alla valorizzazione dei giovani.
– Senta maestro, come si definirebbe dal punto di vista artistico, come tenore…
Un cavallo da battaglia e che vuole a tutti i costi emozionare il pubblico. Questo l’ho fatto anche all’Arena di Verona, facendo un bis dietro l’altro per accontentare il pubblico. Sono un tenore che vuole arrivare direttamente alla gente, a prescindere se quella gente è preparata musicalmente o no, perché l’emozione di queste grandi opere non deve essere filtrata da una preconoscenza. L’emozione deve arrivare a tutti, altrimenti queste opere non valgono niente, sono opere che vanno solo bene per i puristi. E questo, purtroppo, è quello che sta accadendo.
– The Times prospetta questa sua operazione come Opera per la generazione TikTok. Le piace come definizione?
A me piace. Se si pensa a un ragazzino che scrolla e trova un pazzo che in un minuto e mezzo gli racconta la Traviata, perché no? Dobbiamo parlare il linguaggio loro, altrimenti rimaniamo al museo e parliamo il linguaggio del museo. Che poi, sia chiaro, chi vuole andarci ci va. Però l’Opera deve essere vissuta, è fatta di personaggi, di storie che hanno grande valore e contenuti importanti per tutti, giovani generazioni comprese. Elevano i sentimenti, l’animo. Però se questi sono abituati a scrollare TikTok in 15 secondi, noi dobbiamo cercare di prendere la loro attenzione per il loro bene, per il nostro stesso futuro, e per quello della nostra cultura.
– Sarebbe contento se alla fine di questo esperimento accadesse che?
Qualcuno dicesse: finalmente ho capito un’opera intera, grazie per avercela raccontata in questa maniera semplice. E qualcun altro dicesse che, ora, vuole andare a vederla per intero, a Firenze, Roma, Verona, Milano.