L’ Assunta nei dipinti del Tamagni ad Arrone: arte, devozione e storia

ARRONE – L’ Assunta è una delle ricorrenze più importanti della chiesa cattolica. Il territorio della Curia spoletina è consacrato alla madre di Dio: chiese, cappelle e la stessa cattedrale. Ma andiamo a vedere, in particolare, questa devozione espressa sulle pareti dei vari luoghi di culto in questo versante  sud della provincia di Terni.

Che il paese della Valnerina ternana, Arrone, avesse importanza lo sostanziano alcuni fatti storici, come ad esempio, nel 1240, il soggiorno di Federico II con il suo lussuoso seguito proveniente  da Viterbo verso Antrodoco; nel 1264 sul ponte di Arrone,  fu la volta di Percivalle Doria che, scendendo da Camerino, fu disarcionato dal cavallo, cadde nel Nera trovandovi la morte. Ma è l’Arte con la A maiuscola che ha il suo spazio ad Arrone.

Due chiese bellissime ricche di opere sia in affresco che su tela e terrrecotte. Due edifici di culto collocati una al castello sotto la torre come la chiesa di San Giovanni Battista e l’altra, la parrocchiale di Santa Maria Assunta sulla piazza principale. In quest’ultima, che ci interessa questa volta in modo particolare,  sono conservati pregevoli affreschi rinascimentali che coprono le pareti di alcune cappelle laterali della chiesa, ma soprattutto, l’abside centrale. Uno dei principali protagonisti in assoluto e’ il toscano Vincenzo Tamagni nato a San Gimignano il 10 aprile 1492 dove morira’ nel 1530. Fu collaboratore del Sodoma nel 1505. Negli anni 1516 – 1521/1525 -1527 collaboro’ con Raffaello alle “logge vaticane”, ma frequento’ anche il Peruzzi insieme ad altri artisti come Dono Doni, Giacomo Santoro, Giovanni di Pietro detto lo Spagna ecc. I dipinti nell’abside sono assai articolati. Al centro, innanzitutto, sopra la finestra centrale, campeggia la scritta:

VINCENTIUS DE SANCTO GEMIGNANO ET IOHANNES DE SPOLETO FACIEBANT RESTAURATUM PRO HONORE VIRGINIS MDXVI.
Abside centrale, sui pilastri e nell’ arco decorazioni e candelabre, mentre  nell’intradosso, sono dipinti i Santi Pietro, Paolo, Rocco, Sebastiano e le piccole scene raffiguranti i misteri gaudiosi; nel catino Incoronazione della Vergine, teoria e impostazione, sull’esempio iconografico nel duomo di Spoleto di Filippo Lippi; ai lati sei angeli musicanti con gli strumenti musicale come viola, tamburello, clarino, triangolo, mandola e arpa;  i quattro profeti maggiori: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele e il Battista.
A destra le quattro sibille: Eritrea, Tiburtina, Cumana, Samia segue Giuditta con la spada. Nel tamburo, nel quadro di sinistra, la Dormitio Virginis con una serie di personaggi e apostoli, in particolare l’Assunzione della Vergine con la cintola lasciata a San Tommaso. Nel quadro di sinistra la scena del Presepio con tutti i personaggi in primo piano, mentre sullo sfondo la carovana dei magi. La critica su questo affresco, attribuisce alla mano di Giovanni di Girolamo Brunotti, per le sue caratteristiche e stile della scuola dello Spagna.
Insomma, una vera e propria galleria d’arte situata  in un territorio solcato dal Nera dove nel susseguirsi di piccoli comuni,  con castelli e torri, rendono la nostra regione una delle più peculiari nel mondo, per l’ambiente, la gastronomia la spiritualità e ospitalità.
Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.