L' Abbazia di San Felice di Narco e la leggenda del drago pestifero

SANTA ANATOLIA DI NARCO – La Valnerina e’ una valle di piccoli gioielli immersi nel verde di colline e monti, che si affacciano lungo il corso di un fiume che di storia…ne ha da raccontare e l’Abbazia di San Felice di Narco e’ uno dei gioielli, che insieme a San Pietro in Valle e quella di Sant’Eutizio a Preci testimonia  la fede e la sovrapposizione di stili di arte e di personaggi illustri della fede e della storia.
L’ edificio e’ stato edificato su un oratorio del VI secolo (l’ attuale cripta) che fu trasformata nel XI secolo. Attorno, una valle paludosa da bonificare, ecco quindi l’opera dei cenobiti che insieme ai coloni e Pagani diedero vita al territorio, rendendolo fertile e prosperoso, strappandolo alle  paludi e alla malaria (ecco la simbologia del drago). Il complesso, di recente restaurato, e’ composto da due corpi. Il primo, la chiesa e il secondo il complesso monastico, oggi adibito a centro congressi, residenza d’ epoca, sale espositive. La Cripta conserva due piccole absidi e tra esse un sarcofago in pietra rossa che misura cm 110X50. Sul coperchio sono scolpiti quattro acroteri angolari.
Nel XVIII al suo interno furono ritrovati tre teschi. La Cripta e’ situata sotto il presbiterio, al piano interrato. Vi si accede scendendo gradini; e’ composta da due navatelle sorrette da una colonna in pietra. La colonna, insieme alle altre quattro nelle pareti, sostiene gli archi e le due navate a crociera semplice. La visibilità nella cripta e ridotta, data da quattro finestrelle a forma di feritoie. La chiesa superiore e’ databile al 1194, come espresso in un codice di un antico Lezionario del duomo di Spoleto, ove e scritto: OFREDUS HUNC FECIT FIERI LIBRUM AD PRIORIS TEMPUS BERARDI PRIMUM QUORUM POSSIDEANT ANIMAE COELUM AD SANCTI HONOREM FELICIS CREDO CUIUS BASILICA OPERE MIRO NUNC POLLET CONSTRUCTA IN NARIS RIVO ANNO DOMINI ANNORUM CHRISTI CURRICULA TUNC DUO CENTUM ET MILIA FUERUNT INDE SEX MINUA MENSE APRILIS.
La chiesa appartiene al secondo stile romanico spoletino come la chiesa di Santa Maria in Ponte, San Paolo Inter Vineas, Sant’Eutizio di Preci, San Ponzano di Spoleto, Santa Maria in Lugnano in Teverina. La leggenda parla di eremiti Siri,  Mauro, felice e la nutrice. Fu un centro vivo di spiritualita’. Felice compì miracoli come quello di aver resuscitato il figlio di una madre vedova. Ebbe il dono di parlare con gli angeli. Mori il 16 giugno del 535. Anche Mauro, dopo molto prodicarsi, mori nel 555. La chiesa e’ ad unica navata risplende nella sua facciata adorna di bassorilievi e sculture, armoniosa per la triplice partizione verticale e orizzontale e rosone: cerchio iscritto in un quadrato di tipo umbro. Il rosone e’ situato dentro una cornice a dentelli a doppia serie di colonne per un totale di 48. Agli angoli del quadrato sono scolpiti i simboli dei quattro evangelisti. Il rosone e’ inserito in una cornice a mosaico a forma di stelle. Le bifore laterali  presentano colonnine a tortiglione. La leggenda degli eremiti e’ scolpita sulla fascia centrale: il drago, San Felice guidato dall’angelo che uccide il drago, Mauro in preghiera resuscita il figlio della vedova. In alto una decorazione a portico adorno di mosaici e mensole scolpite con facce di animali. Al centro una piccola edicola il simbolo dell’agnello crucifero. Sulle pareti laterali esterne, decorazioni ad archetto e  piccole feritoie che fanno da finestre. All’interno le pareti erano tutte affrescate ( ora per la quasi totalita’ scomparsi. Alcuni dipinti raffiguranti San Felice che uccide il drago, una Adorazione dei Magi di Ottaviano Nelli sono del XV sec. Due epigrafi incastonate nel pavimento recano la seguente scritta: MEROPI BENEMERITAE HONORATUS L. QVIESCIT VIX.A. XXVIII M.V DEP III ID.IANVAR. CONSUL. Sono visibili  alcuni stemmi delle famiglie Lauri e Eruli. Una epigrafe tratta della famiglia Campani. Nell’ abside e’ dipinto il Cristo Maestro del XIV sec. Di Castel San Felice era nativo un pittore della scuola dello Spagna ossia Piermarino di Giacomo (1533 c.a). Accanto alla chiesa l’ antico convento con edifici monastici e il chiostro con la sorgente miracolosa. Abbiamo accennato alla famiglia Campani di Castel San Felice. Erano ottici, orologiai, meccanici attivi nel XVII non solo in questo territorio ma sopratutto a Roma. Erano tre fratelli Giuseppe, Matteo, Pier Tommaso.
Carlo Favetti: Nato a Ferentillo, ho pubblicato saggi d'arte, volumi di storia e libri di poesie. Ho collaborato con il Corriere dell'Umbria dal 1998 al 2010 e poi con il Il Giornale dell'Umbria. Nel 1993 ho fondato l'associazione culturale Alberico I Cybo Malaspina.