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Jesus Christ Superstar for ever: l'opera rock compie 50 anni

PERUGIA – Un’opera rock che ha lasciato il segno, di quelle che si collocano al di là del tempo forse proprio perché testimoni insuperabili del loro tempo. Jesus Christ Superstar compie 50 anni. Da quel primo album in vinile firmato da Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, nacque una grande progettualità hollywoodiana che produsse dapprima un musical e quindi un film che ebbe uno straordinario successo. Capii che il destino di Giuda era segnato. Segnato dal progetto “divino” di Dio. E che Giuda in fin dei conti non rappresentava altro che la necessità del tradimento affinché Gesù, nella sua natura divina, emergesse. Fui stregato dalla dolcezza dell’amore per Gesù di Maria Maddalena, interpretata da Yvonne Elliman, (padre irlandese, madre giapponese) che emanava un grande fascino esotico. Rimasi incantato da quanta sensualità e da quanta modernità potesse scaturire un musical impostato su un tema sacro come la vicenda che accompagnò Gesù alla morte. Una magia e allo stesso tempo una grande operazione filmica con un’ottima regia (Norman Jewison), belle musiche e testi ancora più intriganti (Andrew Lloyd Webber e Tim Rice). Tutto infatti partì dalla musica e dal doppio album (due grandi padelle in vinile) che fu lanciato sul mercato nel 1970. Fu il trionfo di Jesus Christ Superstar. Ero ancora un ragazzino, ma ricordo come fosse ora, il fermento di quel periodo, gli echi dell’America pacifista e hippie che si ribellava alla guerra in Vietnam, la nascita dei movimenti che inneggiavano all’amore libero, la grande adunata di Woodstock e un mondo che si opponeva al dominio dei poteri forti, delle armi, della guerra, della finanza, della politica. Tutto veniva rimesso in discussione, a partire dagli schemi sociali dominanti che dovevano essere infranti con la finalità della massima espressione creativa e della massima libertà individuale e collettiva. Da quell’album nacque prima un musical tra i migliori prodotti da Broadway. Poi visto il successo con più di 700 repliche, arrivò il film nel 1973 che scaturì dall’investimento della major americana Universal Pictures. Solo dai uno dei più grandi studi cinematografici di Hollywood poteva scaturire la progettualità di un film che in breve fece il giro del mondo e lo conquistò. Il set fu allestito nel deserto del Negev in Israele, sulle rovine di Avdat, ma la sceneggiatura del film fu completamente ricontestualizzata in un ambito di attualità: costumi con chiari riferimenti alla cultura hippie, molta attenzione alle coreografie con ballerini sui movimenti del beat, piani sequenza sui tre personaggi principali: Gesù, Maria Maddalena e Giuda e montaggio incalzante. Dunque, sono passati 50 anni da quell’album doppio che conquistò molti giovani dell’epoca e che pose le basi anche per un nuovo approccio alla spiritualità. L’anniversario viene celebrato in questi giorni pasquali con una grande edizione discografica: un doppio album eseguito da un’orchestra sinfonica di 85 musicisti, con protagonista Ian Gillan, la gloriosa voce dei Deep Purple. Ma non è questo il solo evento che celebra l’apparizione di Jesus Christ Superstar. Alle musiche di Webber si è ispirato anche Stefano Bollani che ha sfornato un album uscito lo scorso 3 aprile: con il titolo di “Piano Variations on Jesus Christ Superstar”, Bollani rilegge le partiture del doppio album e ne propone una versione originale secondo la sua personalissima “visione”. E il prossimo anno – Covid-19 permettendo –  il regista Massimo Romeo Piparo ha intenzione di riproporre la sua versione del musical che per più di vent’anni ha girato Italia ed Europa in lungo e in largo. Il protagonista sarebbe sempre Ted Neeley, che non teme la sfida del tempo. Fu lui infatti che interpretò Gesù anche nel film diretto da Norman Jewison.

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