Dopo meno di 18 mesi, il lavoro precedente Open spaces, qui il link alla recensione: https://www.vivoumbria.it/gli-spazi-aperti-dellalbum-di-lorenzo-bisogno/, era uscito a dicembre del 2022, arriva il nuovo album del quartetto del sassofonista umbro Lorenzo Bisogno, It’s a new day.
Una lunga gavetta la sua; dal diploma presso il Conservatorio F. Morlacchi di Perugia, all’ingresso nel progetto di scambi di studenti e di competenze tra il Conservatorio cittadino ed il Queens College di New York dove ha avuto l’opportunità di esibirsi in locali storici come lo “Small jazz club” ed il “Williamsburg Music center” ed ha ottenuto il prestigioso riconoscimento “The Doroty and Morrison Grosser award”, assegnato ad uno strumentista a fiato.
Poi nel 2021 la vittoria al “Premio Internazionale Massimo Urbani” che gli ha consentito di incidere l’album appena citato, dove è stato accompagnato da tre ottimi musicisti umbri: Manuel Magrini al pianoforte, Pietro Paris al contrabbasso e Lorenzo Brilli alla batteria, e dall’ospite Massimo Morganti al trombone.
Un lavoro molto gradevole composto da sei tracce originali e due standard che ha posto Lorenzo e la sua musica all’attenzione degli appassionati.
E siccome squadra che vince non si cambia, motto mutuato dal gergo calcistico, ecco che per il nuovo lavoro il trio che affianca il sassofonista è lo stesso, con l’aggiunta del trombettista toscano Cosimo Boni.
Il disco, per il momento soltanto in formato digitale, è stato pubblicato due giorni fa, proprio nella giornata internazionale del jazz ed è disponibile per l’ascolto su tutte le principali piattaforme (qui ad esempio il link a Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/album/5PWoyi8Qycb1zd9tfbrTuY?si=R4XRps9eTeuqaUO1JVnmgQ).
E’ ancora l’etichetta Emme Record Label a dare fiducia (molto ben riposta), al musicista umbro che con i suoi compagni d’avventura confeziona un lavoro estremamente accattivante.
Le dieci tracce (sei a firma del sassofonista, pure se per due si tratta di brevi improvvisazioni su uno schema armonico di Wayne Shorter, Maybe Not e That was for Albert; due di Paris ed una ciascuno di Magrini e Boni), trasportano l’ascoltatore in un mood dove tradizione ed innovazione si incontrano efficacemente.
L’inserimento del trombettista ha giovato senz’altro al carattere sonoro del lavoro e fin dall’iniziale It’s a new day sax e tromba ben si interfacciano creando un groove che ritroviamo anche nella successiva Embers (del contrabbassista Paris).
La ballad It’s an old day è caratterizzata dalla liricità ed è guidata inizialmente dalla tromba di Boni a cui s’affianca il sax; poi un bel solo di Magrini al piano; il contrappunto di Paris e la leggerezza di Brilli; grande brano.
Red circles è più movimentata mentre Trying to remeber più moderata ed i due strumenti a fiato sono protagonisti.
Ed ecco arrivare il breve brano di Cosimo Boni (Know thing), che nella parte centrale vede ancora Magrini protagonista.
La successiva è proprio la composizione del pianista (Dia de los muertos), tra le migliori del lotto, con un tema che resta subito in mente.
Nel finale le due improvvisazioni sui temi di Shorter sono inframmezzate dal secondo brano di Paris (Gregò); con sette minuti è quello più lungo dell’intero lavoro; molto melodico e dai toni più riflessivi.
Neppure ci si si accorge di essere arrivati in fondo perché l’ascolto è filato liscio come l’olio; è di sicuro tra le migliori uscite del jazz italiano degli ultimi tempi; spero veda presto la luce in formato fisico in modo che quanti apprezzano il genere possano aggiungerlo alla collezione.
La tracklist dell’album: It’a new day; Embers; It’s an old day; Red circles; Trying to remember; Know thing; Dia de los muertos; Maybe not; Gregò; That was for Albert
I musicisti dell’album: Lorenzo Bisogno: sax tenore; Manuel Magrini, pianoforte; Pietro Paris, contrabbasso; Lorenzo Brilli, batteria / Ospite: Cosimo Boni, tromba