FOLIGNO – In attesa delle celebrazioni della Nona Sinfonia, opera monumentale di Beethoven che sabato chiuderà il cartellone della stagione 2024, l’Associazione Amici della Musica ha regalato al pubblico folignate un concerto divertente, leggero e dissacrante presentato domenica 17 novembre dal ContromanoDuo. Composto dal tenore e attore Gianluca Bocchino e da Domenico Turi, pianista e compositore, il Duo mette in scena due opere originali, umoristiche e brillanti, in cui si intrecciano musica e teatro, in un connubio di creatività e improvvisazione che sfocia in una riflessione sulla natura dell’arte e della società. Al centro di queste opere c’è un’ironica esplorazione dei confini tra realtà e finzione, tra passato e presente, attraverso note e battute in un dialogo scenico impertinente e surreale.
Il primo lavoro, Ha ragione maestro!, su testo di Sandro Cappelletto, è una commedia musicale che ruota attorno ad un immaginario incontro, mai avvenuto, tra Beethoven e Rossini, ambientato a Vienna nel 1822, nel periodo in cui la capitale austriaca, patria della musica classica, vede anche l’ascesa della musica italiana, incarnata dal giovane Rossini e dalla sua opera buffa. In questo contesto, il lavoro messo in scena da ContromanoDuo solleva interrogativi profondi sull’essenza dell’arte, sul suo linguaggio, sul suo valore etico e sociale, sul suo futuro e sulla capacità di conciliare tradizione e innovazione. La vicenda si sviluppa attraverso lo sguardo del domestico, alle prese con il genio di Bonn sempre più sordo e scontroso, che rifiuta le novità del belcanto in difesa delle forme del Classicismo viennese e le battute del Cigno di Pesaro che detta una nuova moda nella capitale austriaca. L’interpretazione ironica e pungente di Gianluca Bocchino, attraverso battute esilaranti e riflessioni profonde sulla crisi dell’arte, si snoda con velocità e bravura tra i tre personaggi, alternando recitazione e canto, generi e stili accompagnati dalle elaborazioni pianistiche di Domenico Turi.
La seconda opera rappresentata, Non è un paese per Veggy, richiamando con arguzia il titolo del best seller letterario e acclamato film, offre, in chiave gastronomica e musicale, un occhio critico e satirico sulle mode contemporanee. Il testo, scritto da Federico Capitoni, affronta con ironia il tema delle diete vegane, delle lotte ambientaliste e dei narcisismi del mondo dello spettacolo: personaggi eccentrici, protagonisti di un mondo ossessionato dall’apparenza, lottano per imporsi, in una competizione senza scrupoli. Le dinamiche sociali e alimentari si intrecciano in una parodia della società, sempre alla ricerca di visibilità, popolarità e facile consenso. Ma, come nel primo lavoro, anche qui la leggerezza e l’umorismo si fanno strada per attenuare la critica sociale, mentre la scena si arricchisce di una varietà musicale sorprendente, con Turi che spazia abilmente dalla classica al jazz, dal pop alla citazione di se stesso. Ogni scena è una sorpresa, un mix di stili e generi che si mescolano in modo caotico e divertente, riflettendo l’assurdità di un mondo in cui l’apparenza e l’egocentrismo sembrano dominare.
Entrambe le opere sono legate da un filo conduttore: un’ironia dissacrante e un gioco continuo con il pubblico, in cui la musica diventa uno strumento per esplorare e mettere in discussione la realtà. Il risultato è un teatro che non solo intrattiene, ma invita anche alla riflessione, trasformando le contraddizioni della società e della storia in un palcoscenico di divertimento e critica acuta.