Cerca
Close this search box.

“Intramontes”: il nuovo e intimissimo album di Ramberto Ciammarughi

E’ uscito lo scorso 21 giugno per Saint Louis Music Production, per ora solo in digitale, ma è auspicabile una pubblicazione anche in formato fisico, il nuovo album di Ramberto Ciammarughi Intramontes.

La copertina dell’album

E come recita il titolo “tra i monti” o in maniera più estesa anche “oltre i monti”, si scorgono le bellezze di quest’opera del pianista umbro, densa di una musica introspettiva, in compagnia di grandi personalità del mondo musicale, non solo jazzistico.

Ad iniziare dal trombettista Paolo Fresu, vero e proprio catalizzatore con le sue note; per proseguire con parte del  gruppo Tetratkis Percussioni (Gianni Maestrucci e Leonardo Ramadori con l’aggiunta di Paolo Pasqualin), con l’Ensemble Novamusica (Francesco D’Oronzo, Angelo Lazzeri e Samuele Martinelli, chitarra e Stefano Mora, basso e violoncello), e finire con il coro Adcantus Ensemble diretto dal maestro Francesco Corrias.

Già le parole; a tal proposito i testi compresi nell’opera traggono spunto da vari estratti: ci sono frammenti dalla Bibbia e dalla Divina Commedia, Shakespeare, Leopardi, e più verso l’attualità dal Novecento di Celine e Mario Luzi.

Tutto prende forma da un live registrato da Sandro Cicogna su cui il buon David Giacchè ha sovrainciso il featuring di Paolo Fresu, gli altri strumenti ed ha curato l’intero mix.

Tredici sono le tracce dall’album e già dalla prima, Intro – Omnia vanitas, si ha un’idea della qualità che ci si appresta ad ascoltare; prima è soltanto il piano; poi via via gli altri strumenti ed il coro concorrono alla creazione di un’atmosfera dal sapore mistico

Le percussioni ed il coro fanno la parte del leone in Celine, con le chitarre a disegnare percorsi ciclici sulla base di piano ed il soffio di Paolo Fresu.

Paolo Fresu Ramberto Ciammarughi © Roberto Cifarelli Time in jazz 2019 #timeinjazz

Dialogues è introdotta dal piano, mentre chitarre, percussioni e tromba paiono dialogare con il coro; un altro brano suggestivo.

Ecco poi Lectura Dantis dove le voci sembrano volteggiare mentre piano e chitarre le sostengono; in One word free us le note insistite del piano ed il violoncello di Mora sembra che si adagino alle voci inneggiano alla libertà; mentre in Ad agio, dal bellissimo gioco di parole, è la chitarra che svetta, poi torna la melodia di Paolo Fresu; in gran parte strumentale, nel finale della composizione tornano le voci.

All’interno di To die to sleep e della breve E mi sovvien l’Eterno le voci sono molto importanti; nella parte finale della prima si fa luce però l’effettistica di Fresu.

Qoelet fa ancora venire a galla le percussioni dei bravissimi Tetraktis mentre il piano del Maestro Ciammarughi disegna ambiti vicini alla new age; sullo sfondo la coralità delle voci e l’inserimento della liricità del trombettista sardo.

Siamo quasi in fondo; ed allora ecco Interludio – fedele alla vita, dove le dita del pianista assisano scorrono in solitudine per circa tre quarti del brano, che termina con un lieve suono di chitarra.

La vida es sueno è tra i brani più interessanti, con la tromba di Fresu in evidenza e percussioni dal sapore tribale; rimane Requiem, violoncello e pianoforte ad aprire, quindi il coro, la chitarra e la tromba; 200 secondi di pace interiore.

Chiude … e tutte le anime sono una; il piano è assoluto protagonista e le chitarre si appoggiano sul suo tappeto sonoro.

Se mi si chiedesse: puoi catalogare questa musica?

La risposta sarebbe certamente negativa; è musica libera, che va oltre, non soltanto i monti, ma i confini dei generi.

Consigliato a chi ama questa forma d’arte dove gli attori qui impegnati guidano l’ascoltatore in campi anche del tutto inesplorati.

In attesa di stringere la mano al Maestro la prossima settimana a margine del concerto che terrà il 17 luglio ad Umbria Jazz, alla Galleria Nazionale dell’Umbria – Sala Podiani, alle ore 15:30

Articoli correlati

Commenti