Intervista a Tony Hadley: “La mia voce? E’ un po’ come correre, chiede cura e allenamento”

Che sfiga! Intervisti Tony Hadleye magari conservati la registrazione della voce con la quale intere generazioni hanno condiviso pubertà, adolescenza e maturità ma, tanto bene, la linea è disturbata.
“La mia voce un dono di natura? Sì, ma fino a certo punto – premette – Cantare è un po’ come correre. Devi continuare a esercitarti, ad allenarti con costanza ogni giorno altrimenti, se ti fermi, poi è difficile riprendere a filare nel modo giusto”.
Tony Hadley sta portando in Italia il suo nuovo tour “Mad About You” e stasera 29 giugno sarà a alla Rocca Maggiore di Castiglione del Lago per Moon in June. Lui ha un fortissimo legame con il nostra Paese. Ha collaborato  con  Caparezza in “Goodbye Malinconia”, con Nina Zilli in “The fair tales of New York”, nel 2019 è stato ospite al Festival  di Sanremo, accompagnando Arisa, in gara, nel brano “Mi sento bene”, e recentemente a Propaganda Live su La Sette, dove ha interpretato “Through the Barricades” e l’ultimo singolo “Obvious”. Il suo ultimo disco in studio, è stato album della settimana su Radio BBC2. Nel 2021 è uscita “Obvious”, scritta con Mick Lister, anch’essa nella top playlist di BBC2. Da qui si capisce perché il suo tour in Italia è attesissimo. Nella prima data, 25 giugno scorso, ha suonato al Teatro Romano di Ostia Antica con l’Orchestra Bruno Maderna diretta dal maestro Danilo Rossi.
– Che esperienza è stata quella di suonare i suoi pezzi con l’orchestra?
“Non è la prima volta, l’ho fatto già in passato con orchestre inglesi certo è che quando hai già sul palco una bel gruppo rock di base al quale puoi unire unire un suono orchestrale, allora per i brani è una vera apoteosi”.
Al di là dell’orchestra lei è in tour con una band ormai collaudata e con la quale suona da anni. Qual è il segreto dell’intesa con la sua ‘The Fabulous TH Band’?
“Quello che rende la Fabolous così speciale è il divertimento. Già la musica è molto piacevole da suonare ma essere in tour con loro aggiunge ulteriore valore sotto l’aspetto umano”.
– “Mad about you”, ovvero Pazzo di te: che scaletta fate in questo tour e cosa suonerete stasera a Moon in June?
Ci saranno i brani storici degli Spandau Ballet da “Through the Barricades” a “True”, da “Gold” a “I’ll Fly for You”, pezzi dei miei album e alcuni brani del disco che uscirà il prossimo anno e molto probabilmente una cover dei Queen”.
– A proposito di album, qual è quello a cui non rinuncerebbe, che porterebbe con sé in un’isola deserta?
Domanda davvero difficile. Se però ne devo scegliere uno e solo uno, dico “Aladdin Sane” di David Bowie”.
– Un’eco dal passato di chi purtroppo non c’è più: una voce che vorrebbe riascoltare dal vivo.
Frank Sinatra. Ho avuto l’opportunità di incontrarlo e ascoltarlo. Una voce incredibile.
– Tormentone juke box:: un aggettivo per ciascuno di questi suoi dischi. Il primo appartiene al periodo degli Spandau Ballet: il titolo è “True” 1983. Per lei è?
Smooth: serenità, tranquillità.
– Passiamo al suo disco d’esordio da solista: 1992, “The State of Play”.
Los Angeles.
– Veniamo ora all’album live, Obsession, pubblicato nel 1995 e ristampato due volte nel 2000 e nel 2001.
Rock
– Veniamo al suo terzo album da solista: Passing Strangers, 2006, doppio album jazz/swing.
Bello, bellissimo.
– Talking to the moon, anno 2018.
Alchemico.
–  Solidarietà: noto il suo impegno  nei confronti del Shooting Star Children’s Hospice. Ora è coinvolto in  “I Was Only Sixteen”, brano scritto dai pazienti dell’Istituto Nazionale Tumori.  Faso le ha chiesto di partecipare e prestare la sua voce al brano. Lei dona molto, in cambio cosa riceve?
Faccio quello che faccio senza pretendere né chiedere di ricevere niente in cambio. Mi basta già tutto quello che già ho avuto e ho. Sono padre di cinque figli che reputo una benedizione e la mia è una vita piena e felice. Dunque, non chiedo niente e se posso mi sento semplicemente di dare. Lo faccio perché mi sento di farlo.
– Parentesi calcistica: lei è tifosissimo dell’Arsenal. C’è un calciatore italiano che vorrebbe nella sua squadra?
Quelli utili a far crescere la qualità della formazione.
– Lei, è notorio, ha un rapporto bellissimo con l’Italia. Le chiedo cosa le piace in particolare dell’Umbria?
Il buon vino: sia rosso che bianco.
Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.