Intervista a Stefano Fresi, Sancio Panza nel Donchisci@tte del Terzo Millennio

TERNI – E’ uno degli artisti italiani che non passa inosservato. Al di là della presenza fisica, Stefano Fresi appare ormai costantemente al cinema, in tv e anche a teatro.  E’ un uomo-attore che, tutto merito suo, si fa apprezzare parecchio da pubblico e crititica.  Con Alessandro Benvenuti, nell’ambito della Stagione del Tsu,  sarà al Teatro Secci di Terni mercoledì 5 e giovedì 6 febbraio e al Politeama Clarici di Foligno venerdì 7 febbraio con DONCHISCI@TTE.  Visto che sotto l’aspetto dei suoi legami con l’Umbria eravamo entrati in confidenza qualche tempo fa per una comune passione gastronomica, per rompere il ghiaccio e iniziare l’intervista gli abbiamo consigliato ciriole a Terni e rocciata a Foligno: “Me lo segno subito”, la sua interessata e simpatica risposta.

Donchisci@tte è una ri-scrittura originale di Nunzio Caponio per la regia di Davide Iodice del capolavoro di Cervantes. A incuriosire è senza dubbio la tecnologica @ inserita al posto della O, segno evidente di una lettura in chiave contemporanea. In questo contatto telefonico alla vigilia dello spettacolo che abbiamo raccolto per Gruppo Corriere,  Stefano Fresi ci spiega questo e altro. 
Esattamente, la ‘chiocciola’, quella @ cosa sta a indicare?
“Prima di tutto che dovremmo pronunciarlo ‘Don Chisciatte’ proprio in virtù di quella @. Per il resto si tratta di un’operazione medico-chirurgica effettuata preliminarmente da Caponio e poi ultimata dal regista di Davide Iodice: trattasi di estrazione del Dna dal romanzo di Miguel de Cervantes”.
Che cosa avete estratto da questo Don Chisciotte?
“Che il nostro ‘Don’ spara video e che i mulini a vento sono i mali del nostro tempo: femminicidio, omofobia, appiattimento culturale”.

Alla coppia Benvenuti&Fresi è toccato il compito di tradurre il tutto in scena…
“Devo dire che c’è parecchia energia sul palco. Emerge soprattutto una grande tenerezza da parte di Don nei  confronti di Sancio. Lui è depositario di una esperienza maturata nel tempo, errori compresi. Io sono la ‘pancia’ del Paese, con una mentalità più chiusa e forse persino ottusa che fatica a comprendere i concetti che gli vengono espressi che fanno riferimento persino alla fisica quantistica. Tranquilli, però: siccome Don Chisciotte li spiega a me, il pubblico non avrà difficoltà a comprendere”.
Mulini a vento: chi li vede prima fra Don Chisciotte e Sancio Panza?
“Il Don, proprio in base al concetto di esperienza che ha maturato. E’ lui che inquadra i mulini per combatterli, a cominciare dalle lobby multinazionali. In alcuni casi cerco di seguirlo e aiutarlo, in altri gli chiedo ‘ma chi ce lo fa fare, è uno sforzo inutile, non si risolve nulla, sei tu che vedi troppi problemi’ che poi, spesso, è l’atteggiamento pigro della pancia del nostro Paese”.
Il regista, Davide Iodice, è uno di quelli tosti, ha una straordinaria esperienza maturata con Carmelo Bene, Carlo Cecchi, Leo De Berardinis. Come vi siete trovati?
“Come di fronte a una benedizione del cielo. Una persona iper profonda. Ha una visione del testo teatrale incredibilmente trasversale: vede lo spettacolo come fosse un prisma pieno di facce e possibilità di lettura. Probabilmente è il regista più scrupoloso con il quale abbia mai lavorato fino ad ora. Ha un modo speciale di illuminarti su quello che stai facendo con motivazioni profonde e ha un amore viscerale per il teatro che trasuda in maniera evidente e coinvolgente”.

Passiamo oltre. L’ultima volta che ci siamo sentiti, riguardo il BarLume, si aspettava il ritorno di un attore perugino illustre: Filippi Timi. Che è tornato.
“E ne sono contento sotto due punti di vista. Per l’appagamento del pubblico della serie tv perché la fiction è nata ed è stata costruita attorno a lui. Immagino dunque che chi come me è stato fan del BarLume abbia atteso il suo ritorno e ora sia felicissimo del suo rientro. Poi perché da un punto di vista strettamente egoistico trovo che Filippo sia un attore straordinario e misurarsi con attori come lui è sempre motivo di crescita. Lavorarci insieme non è la stessa cosa di averlo visto lavorare.”
Resta comunque inteso che la Tizi …
“Ovviamente la Tizi è la Tizi, credo di interpretare il pensiero di chiunque sia sano di mente”.
Musica: lei ha sempre detto che questo resta il suo primo grande amore, l’insegnamento di un linguaggio di cui è intrisa la sua recitazione. Sanremo lo vede?
“Certamente. Soprattutto perché mia moglie (Cristiana Polegri ndr.) è una sassofonista cantante e ci si diverte ad ascoltare, commentare. Poi abbiamo un figlio: capire cosa ascolterà domani può essere importante”.
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Info: si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 20. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita. E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.
 

Riccardo Regi: Direttore di Vivo Umbria, Perugino, laureato in Lettere, giornalista professionista dal 1990, vice direttore dei Corrieri Umbria, Arezzo, Siena, Viterbo, Rieti per 18 anni.